di Lucio Fero
“Siamo determinati (determinati non semplicemente disposti ndr) a condividere i costi e la responsabilità della nostra indivisibile sicurezza e stiamo aumentando (aumentando, non mantenendo tanto meno diminuendo ndr) i nostri investimenti nella Difesa con linee guida del 2 per cento del Pil”. Chi firma questo documento di impegno e determinazione a spese militari da aumentare? Tutti i capi di governo europei nel vertice di Londra del 2019. E chi è allora il capo del governo di Roma? Lui, sì proprio lui, proprio Giuseppe Conte che tre anni fa firmò per un chiaro, determinato, quantificato riarmo, per una spesa (da raggiungere) pari al 2 per cento del Pil di ogni paese. Impegno che peraltro era stato preso e mai ottemperato, però neanche disconosciuto, fin dal 2014. Impegno che ha datazione ancora più lunga, avendo raggiunto il sedicesimo compleanno.
Giuseppe Conte è stato uno e…bino. Ha presieduto il governo M5S-Lega fieramente nemico del Pd e della sinistra e diffidente, se non di più, verso la Ue. E ha presieduto, senza neanche un intervallo, il governo M5S-Pd fieramente nemico della Lega e identificatosi, più di ogni altro governo, con la Ue. L’abitudine di Giuseppe Conte ad essere bianco e nero, diavolo e acqua santa, tutto e il contrario di tutto c’è ed è documentata al massimo livello: quella di essere il capo di un governo e subito dopo il capo del governo opposto è con tutta probabilità una performance unica su scala planetaria. Trovarsi di fronte a Conte uno e poi a Conte due che dicono e fanno l’uno l’opposto dell’altro non deve sorprendere. Oggi Giuseppe Conte dice: M5S da me guidato non accetta aumento delle spese militari al 2 per cento del Pil. Conte premier firmava: sì all’aumento delle spese militari al 2 per cento del Pil.
Quando Conte uno impegnava se stesso, il governo e l’Italia a spese per la Difesa pari al 2 per cento del Pil la guerra non c’era. Ora c’è una guerra che spinge ad esempio la Germania a riarmare stanziando cento miliardi di spesa suppletiva e organizzandosi per un sistema anti missile. Ora che una guerra c’è Giuseppe Conte, non da solo, elabora e pubblicizza la stramba tesi per cui, quando c’è guerra, spendere per la Difesa è sbagliato. Più che sbagliato, immorale. Quindi di maggior spese per la Difesa, firmate da Conte, si poteva parlare quando la guerra non c’era…C’è però in corso in queste ore la votazione on line per la guida di M5S con Conte candidato unico. E’ stato Conte stesso a costruire un link: se sarò eletto M5S non farà passare il riarmo. Collegamento elettorale, non gli fa onore legare il no pasaran all’invito a votarlo leader. Comunque no pasaran chi? I poteri forti e oscuri che costrinsero con la forza Conte a firmare per a spesa militare al due per cento del Pil, gli stessi poteri oscuri e forti e innominabili che lo obbligarono a inserire l’impegno in Finanziaria e nel Fondo investimenti pluriennali quando lui governava? Quel che si vede con nettezza è Conte due che intima il no pasaran a Conte uno.
Del buon senso. Giuseppe Conte, al di là della sua personale attitudine a fieramente interpretare molti ruoli nella commedia politica, è coerentemente alla ricerca della massima sintonia con il senso comune. Ed è pieno di senso comune che dice ad esempio: col costo di un caccia bombardiere ci si fanno tre scuole e mezzo ospedale, quindi sono soldi mal spesi quelli per le armi. Già, e se poi la scuola e l’ospedale qualcuno che il caccia bombardiere ce l’ha te li bombarda? Il senso comune ha paura di restare al freddo, teme aumenti il prezzo del pane e l’evitare tutto ciò appare al senso comune letteralmente senza prezzo. Il senso comune teme di compromettersi se vengono inviate armi all’Ucraina, il senso comune pensa la più grande garanzia di pace e prosperità sia mai uscire dal recinto del farsi i fatti propri…Il senso comune è il peggior nemico del buon senso e Giuseppe Conte è un cultore, un seminatore e un leader del senso comune. Non da solo.
Matteo Salvini spesso si vanta di interpretare il senso comune. Lo fa in ottima fede e buona professionalità. E qualche…astuzia. L’ultima è quella di mettersi in processione per la pace dietro il Papa. Papa che, da Papa, non può che condannare su scala universale la guerra e le armi. E lì l’agile Salvini dice: noi come il Papa, no armi, perché noi cattolici…E’ lo stesso Salvini che, quando il Papa e la Chiesa tutta da cattolici e cristiani chiamano ad assistere migranti, respinge con sdegno l’ingerenza dei “vescovoni”. Salvini è così: gioca al Papa sì, Papa no e pensa sia alta strategia. Salvini, uno di noi. Uno come quell’ascoltare-cittadino che al mattino chiama una radio ed esprime la sua preoccupazione: non sarà che i beni sequestrati agli oligarchi russi poi vanno restituiti con gli interessi e quindi lo Stato ci rimette e il sequestro anti oligarchi lo dobbiamo pagare con le tasse? Uno astuto, troppo astuto. Ma in fondo il figlio più sincero e genuino, anche perché arruffone, della gran mamma populista. L’altro figlio, l’avvocato del popolo Giuseppe Conte, nella sua politica dimensione ha invece le movenze, circolarmente gelide, dell’azzeccagarbugli.
Attualmente l’Italia spende 1,5% del Pil per spese militari. L’impegno è arrivare al 2 per cento entro il 2024, non proprio uno svenarsi. Il passaggio da 1,5 per cento a 2 per cento è quantificabile in una decina di miliardi di euro. Quanto è costata quota 100, cioè il mandare in pensione precoce 300 mila persone. Conte ha giurato: M5S non voterà il 2 per cento, ha già votato sì alla mozione parlamentare che il 2 per cento comprendeva. Conte ha giurato fiducia e fedeltà alla Nato, alla Nato i cui membri hanno garantito, si sono reciprocamente garantiti, la spesa militare necessaria per la Difesa comune. Conte immagina per l’Italia un condono?