Franco Esposito
Sembra di assistere a una mano nel gioco delle tre tavolette. Questa vince e questa perde. Si avverte comunque un sicuro puzzo di bruciato. O al trionfo dell'ambiguità. Una cosa è certa: l'ennesima rottura all'interno di Ita, la compagnia aerea sostitutiva della defunta Alitalia solleva e sparge nuovi problemi. Nel senso che prevale l'impressione di essere alla vigilia dell'ennesima bufera. Intanto, il fatto rilevante e scatenante sono le dimissioni di sei consiglieri di amministrazione. In blocco lasciano il cda.
Una lettera per dire qualcosa e forse nascondere quasi tutto. Parole e frasi che non convincono del tutto, al di là della quasi certezza che i sei dimissionari abbiano lasciato Ita perchè in disaccordo sulle spese da riconoscere agli advisor. Chi sono costoro? Quelli che si stanno occupando del passaggio di Ita a uno degli acquirenti che hanno manifestato l'intenzione di acquisire la maggioranza del pacchetto azionario della società in odore di privatizzazione.
Scrivono i sei dimissionari: "Abbiamo dato il contributo all'avvio della operatività di Ita. Raggiunti importanti risultati consuntivati nel progetto di bilancio e poste le premesse per l'avvio della privatizzazione, Ita può affrontare con decisione gli ambiziosi obiettivi che si pone".
Dispiace dirlo, ma Ita comincia a somigliare sempre più ad Alitalia. A cinque mesi e mezzo dal primo volo, la nuova compagnia aerea nazionale vive un momento di pesante disagio: l'hanno lasciata sei consiglieri di amministrazione su nove. La sopravvenuta mutilazione dell'organo più importante dell'azienda potrebbe rivelarsi un clamoroso boomerang.
A questo punto, è opportuno e doveroso fare cronaca con l'intento di spargere chiarezza. Il ministro dell'Economia ha accreditato a marzo 400 milioni di euro sui conti di Ita Airways. Lo Stato è autorizzato a versare solo altri 250 milioni al vettore aereo, nel 2023. Come da decisione dell'Unione Europea, nel momento in cui ha consentito la nascita della nuova compagnia in sostituzione di Alitalia finita al macero. L'impegno su Ita impone al Governo un investimento totale di 1350 milioni di euro, cui vanno aggiunti i 20 di conferimento iniziale.
Ma chi sono i sei del Cda che lasciano Ita Airways? Figure importanti in grado di assicurare al vettore nazionale competenze di alto profilo. L'ex ministro Angelo Piazza; l'ex sottosegretaria Simonetta Giordani; il commercialista Lello Fornabaio, tra i migliori in Italia. Ita Airways come investita da un terremoto. Cade il vertice aziendale ed è l'azienda che può farsi dasola un gran male.
Preoccupazione e disagio hanno accompagnato per settimane i consiglieri dimissionari. Nella seduta del 31 gennaio il CdA ha ingaggiato quattro advisor e consulenti che dovranno assistere Ita verso la privatizzazione: JP Morgan, Mediobanca, per la parte finanziaria, Grande Stevens e Sullivan&Cromwell per gli aspetti legali. Normale, normalissimo, che consulenti di così alto livello si facciano pagare profumatamente.
Prima della riunione del CdA i compensi agli advisor ammontavano a 6 milioni di euro. Ma lo scontro vero sarebbe sopravvenuto successivamente. Nel momento in cui il ministero dell'Economia ha nominato i suoi consulenti, Equita e lo studio legale Giunti&Onorato. E più di un consigliere avrebbe mosso obiezioni. Innanzitutto una: l'assunzione di sette consiglieri può richiamare l'attenzione tra virgolette della Corte dei Conti. Nell'ambito del CdA il clima è apparso subito pesante. Le dimissioni di sei consiglieri sono arrivate la notte di martedì.
Emissari del ministro dell'Economia, Daniele Franco, hanno proposto al Governo l'azzeramento completo del vertice di Ita, a cominciare dal presidente esecutivo Alfredo Altavilla. Azzeramento non possibile in ragione dei tempi, questi non sono normali per tanti motivi. Palazzo Chigi ha preso tempo. Il Consiglio di amministrazione di Ita resta in carica, come prevede l'articolo 2356 del Codice civile. Sarà compito dell'assemblea nominare i futuri consiglieri. La situazione si presenta comunque complicata. I quattro consulenti di Ita Airways dovranno confrontarsi con i due dell'Economia. Mentre appaiano evidenti, sullo sfondo, le tensioni tra il presidente Altavilla e l'amministratore delegato Lazzerini, anche sulla scelta degli alleati compratori.
Due le cordate interessate all'acquisizione di Ita: Msc e Lufthansa da un lato e dall'altro Air France, Delta e i fondo Certaces. Acquirenti attualmente particolarmente eccitati e felici: Ita allo sbando li autorizza a sperare i migliori e più agevoli condizioni di acquisto. Mentre l'uscita inattesa di ei consiglieri di amministrazione rende inquieti i sindacati. Sinistra Italiana, Alternativa, Associazione Nazionale Piloti e Fratelli d'Italia chiedono al ministro Franco di riferire in Parlamento.