di Franco Esposito
Zavorra Rai, la testa sott'acqua e il rischio di annegare. Un bagno da 160 milioni. Una cifra senza precedenti, il prezzo pagato dalla Rai nella gara per l'aggiudicazione dei diritti a trasmettere le partite dei campionati del mondo di calcio in Qatar. Indegna vergognosa eliminazione dell'Italia ha messo nei pasticci mamma Rai, chiamata ad onorare il pesante impegno economico. L'accordo per i Mondiali in Russia del 2018 richiese, da parte di Mediaset, un esborso di 78 milioni.
Prematura e definitiva eliminazione dell'Italia dalla ronda finale del torneo in Qatar mette pesantemente in crisi la Rai. All'interno della azienda già circola una domanda destinata a spargere inquietudini e preoccupazione: che cosa ne facciano ora dei diritti per la trasmissione delle partite, visto che non c'è l'Italia? Al limite, ci fai la birra. Bando alla facile ironia, la questione si proietta molto seria, fin da ora. La Rai avrebbe avuto a disposizione due eventualità per recuperare quei 160 milioni di euro. La qualificazione della nazionale, bucata clamorosamente dalla squadra campione campione d'Europa in carica, e l'approdo della stessa almeno alla semifinale. Solo in tal caso sarebbe andato salvo il cospicuo investimento. La nazionale italiana avrebbe inchiodato davanti alla Tv 17,5 milioni di persone. Il 64% per cento del popolo televisivo, quella notte identificabile come magica avrebbe scelto Rai1. Senza l'Italia in gara nelle case del Paese ci sarà il deserto televisivo. O quasi. La diserzine che sa magari di dispetto, rabbia, ritorsione,
Ma c'è di più: fosse andata l'Italia in finale, o share sarebbe schizzato addirittura fino a un possibile 85%. Tradotto in numeri, che suonano meglio di ogni altra cosa e danno perfettamente l'idea, il risultato poteva essere questo: alla finale con l'Italia a competere per il titolo mondiale, lo share sarebbe stato addirittura dell'85%. Appema appena 24,7 miloni di tifosi, fan appassionati di calcio, non semplici tifosi legati alla bandiera.
L'Italia in semifinale e in finale avrebbe consentito alla Rai di realizzare ricchi introiti. Certo il drenaggio di cifre da capogiro. Esagerazioni? Proprio no: l'esempio lampante è reperibile nei dati relativi alla partita di finale dell'ultimo campionato d'Europa, vinta dall'Italia sull'Inghilterra. Felice collocazione oraria dell'evento ha permesso alla Rai di vendere spot pubblicitari a prezzi decisamente alti. Ognuno a un milione 112mila 200 euro, Cifre mai neppure sfiorate nella storia della Tv di Stato.
La Ri deve vendere, ma chi li prende i diritti televisivi pagati a peso d'oro dagli addetti agli acquisti che operano a viale Mazzini? Amazon, lei sì, avrebbe i soldi per acquistare il Mondiale dalla Rai. Ma la rete finora fa fatica a reggere le partite di serie A su Dazn: evidenti, ripetuti, denunciati disagi e disservizi. A maggior ragione faticherebbe da morire col Mondiale in casa. Traballerebbe certamente. Non si escludono eventuali possibili crolli.
Comprare e fare poi una brutta figura non è certamente una precisa ambizione di Amazon. Uno scenario molto temuto dal gigante della distribuzione. I danni provocati dalla prematura infelice uscita dell'Italia dalla fase finale del Mondiale vengono parati da chi? La Rai, ad oggi, ha una doppia possibilità di scelta. Tenersi il Mondiale venderlo per intero. Con la sola eccezione delle partite di semifinale e finale. Ma la vendita delle 64 partite del torneo sembra possibile solo ad un unico editore.
Quale? In linea teorica, la sola ipotesi da mettere in campo è quella di Sky. In quanto l'unica a disporre dell'assetto e dei mezzi necessari per ricavare eventuali vantaggi dalla messa in onda della manifestazione, mutilata dalla mancata presenza della nazionale italiana. Sky potrebbe proporre alcune partite gratis sul digitale terrestre e altre a pagamento, via web o via satellite.
Sky potrebbe fare ancora di più. Vendere abbonamenti insieme con la pubblicità. Pensieri in libertà, questi; non ancora progetti o tentativi di agganci della Rai per sondarne la disponibilità a vendere e gli appetiti che potrebbero animare il comportamento dell'azienda di Stato. Finora Sky non si è mossa; tampoco la Rai ha ricevuto proposte serie.
Pesano quei 160 milioni. Sono un macigno sulle spalle della Rai, tradita palesemente dall'Italia di Mancini. Un bagno di sangue comunque l'aspetta. Perchè non è da escludere che la Rai non trovi un compratore. In questo caso dovrà trasmettere l'evento. Ma le condizioni restano comunque pesanti. Mediaset, nel 2016, portò a casa 95 milioni di pubblicità, a fronte di una spesa complessiva di 78 per i diritti. Le Tv concorrenti non riuscirono a trovare le contromisure necessarie, sotto forma di talk show, trasmissioni di intrattenimento, film, e quant'altro, per convincere gli italiani a non seguire le partite di calcio.
Il prossimo inverno, quello dei campionati del mondo in Qatar, Mediaset, Sky, La7 e Discovery organizzeranno una ricca spietata programmazione anti Rai. Di quale tipo? Fiction, show, serie. Sarà guerra non solo in nome dello share. E non si escludono sgambetti e colpi bassi.
E nel conto va messa anche la direttiva europea sui tetti di affollamento pubblicitario. Più stringenti quelli della Rai rispetto a Mediaset. Difficile pensare a notti magiche per la tv pubblica italiana. Dall'aspetto odierno decisamente cupo. Centosessanta milioni non sono bruscolini. Proprio no. La Rai purtroppo l'ha preso. Il suo autogol questa voltta non è dipeso da imperizia atavica: spesso il pallone è davvero rotondo, rimbalza come vuole, incontrollabile.