Gente d'Italia

OPINIONE. Armi, la Chiesa e il M5S sono contrari: ipocrisia antica e sconfessata dalla storia

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DI GIORGIO OLDOINI

Armi e armamenti, fucili e tecnologie: siamo in balia della ipocrisia. La Chiesa Cattolica e il Movimento 5 stelle sono contrari all’aumento del nostro budget pubblico relativo alle spese militari. .

La maggior parte degli italiani è d’accordo e certo per ragioni elettorali i partiti che rappresentano il “popolo” seguono questa linea.

Bisogna distinguere tra le esternazioni delle Chiese e quelle degli Stati laici. Tutti noi siamo vicini al Santo Padre che denuncia lo sterminio in Ucraina. Invoca la fine immediata della guerra. Definisce criminale chi l’ha avviata. E auspica la fine mondiale degli armati dell'esercito tucti. Nello stesso momento, la Chiesa ortodossa russa prega perché “Dio benedica Putin”.

Giovanni Battista Bugatti, boia dello Stato Pontificio, fino al 1865, portò termine 516 esecuzioni. I romani ricordano ancor oggi i metodi brutali della polizia pontificia.

Ai nostri giorni, vivono di violenza le organizzazioni internazionali in grado di attentare all’incolumità delle popolazioni. Al pari di quanto erano costretti a fare nel Medioevo i villaggi contadini, gli stati privi di idonee difese (come l’Italia) hanno dovuto pagare i mercenari o gli stessi briganti (come l’OLP) per ottenere qualche periodo di tranquillità.

Anche la cultura segue la via della forza. L’accrescimento del patrimonio artistico di un paese è spesso avvenuto ai danni di quello più debole.

La spoliazione dell’arte e della culturacostituisce un fatto ricorrente nella storia dell’uomo. Dei Romani a danno dei Greci, di Napoleone a spese dell’Italia, della Germania nazista nei confronti delle nazioni sottomesse.

Il tesoro di Troia di Schliemann, sparito nel nulla nel 1945, è stato in realtà custodito per decenni da una segreta vestale del regime sovietico. Gli ucraini cercano di salvare il loro patrimonio artistico dalle bombe al fosforo.

Alcuni decenni fa l’Inghilterra era riuscita a recuperare il suo prestigio nel mondo solo perché la signora Tatcher aveva mostrato i muscoli nella guerra delle isole Falkland, una colonia inglese appartenente all’Argentina. 

I più grandi paesi dell’Oriente (quelli con il più alto indice demografico) si astengono sulle sanzioni alla Russia e stimano Putin perché “sa farsi rispettare”.

La Turchia ha l’esercito più potente della Nato e si propone come paese mediatore tra Russia e Ucraina.

Ideologie e religioni sono state distrutte dai paesi più potenti sul piano militare. L’impero sovietico si è  polverizzato, fra l’altro, perché il regime non era più in grado di pagare i costi della grande armata rossa. Gli Usa dispongono della forza militare più efficiente al mondo e devono a tale circostanza la loro supremazia economica.

Per questo, paesi come gli Usa, la Russia e la Turchia mettono a disposizione i propri eserciti mercenari ai paesi privi di difese militari. Quando gli Usa entrano in guerra nel Vietnam, in Afganistan o in Iraq dichiarano di farlo per salvare la democrazia mondiale. L’esercito russo è stato chiamato in Siria dal dittatore  Assad in cambio di enormi corrispettivi. Come sta facendo la Turchia in Libia.

Piccole potenze locali come la Francia e l’Inghilterra, si erano inventate la “mission” di eliminare Gheddafi (da tutti oggi rimpianto in quell’area) per combattere il terrorismo. In realtà per accaparrarsi il petrolio.

Un modesto statista come Sarkosy si faceva pagare le spese elettorali dal dittatore libico, come recenti sentenze dei Tribunali francesi hanno dimostrato.

Gli italiani sono stati abituati nei secoli alle invasioni. Ed hanno maturato l’idea che è più comodo farsi proteggere dalle varie potenze. E destinare il Pil per garantire gli “spaghetti” alla popolazione. “Franza o Spagna, purché se magna” ammoniva il Guicciardini, secoli fa.

Persino la Svizzera, da sempre neutrale, mantiene un proprio esercito ed obbliga al servizio militare.

L’unico paese che è disposto ad immolarsi per mantenere la propria libertà è l’Ucraina. Ha sperimentato i governi dittatoriali sovietici del passato e denuncia l’uso delle armi sporche come i gas nervini.

Dopo la caduta del muro di Berlino si pensava che la Nato avesse perso una parte della sua utilità. I paesi europei occidentali hanno scelto di dividersi le spese militari pagando un ticket, che gli Usa hanno ritenuto inadeguato. E’ giunto il momento che gli europei pensino a se stessi e non siano più parassitari degli americani (ammoniscono Trump e Biden).

E’ tuttavia certo che senza la forza dissuasiva della Nato, Polonia, Ungheria e Romania sarebbero oggi alla mercé di un dittatore che cerca lo “spazio vitale”.

Si sta da tempo pensando ad un esercito europeo che si renda autonomo rispetto agli Usa. Numerosi paesi che hanno ereditato le tecnologie del periodo prebellico, hanno chiuso aziende di produzione militare in nome dell’ideologia pacifista.

In questi giorni la Leonardo ha interrotto le trattative per la vendita dell’Oto Melara di La Spezia.

Non si tratta di investire in cannoni e carri armati ma di “specializzarsi” nelle armi di difesa.

Alla lunga non vincerà la ”fanteria” più numerosa. Le guerre saranno vinte dai paesi in possesso delle armi più sofisticate. Molti osservatori militari ritengono che la “piccola” Ucraina potrebbe sconfiggere l’esercito russo se rifornita delle armi occidentali.

La posizione dei partiti populisti contro l’aumento del budget militare potrebbe avere motivazioni mercantili. Molto infamante è l’atteggiamento di chi vende la patria.

Nel secolo XVII, in Inghilterra, i membri del Parlamento vendevano i loro voti ai ministri e perfino a stati stranieri.

Perché votassero contro il loro sovrano ogni qualvolta egli si discostava dalla politica dei Borboni. Fu quella la politica più allegra e più corrotta della storia inglese.

Certe allusioni di Putin fanno pensare che siano pronti dossier sui finanziamenti illeciti della Russia a favore di membri dei partiti populisti italiani.

Un caso di uso improprio dei valori etici per fini economici si è verificato in Francia. A metà degli anni ottanta, le organizzazioni pacifiste manifestavano a Parigi per denunciare le forniture di armi alle nazioni in guerra.

La stampa transalpina riprese l’avvenimento e denunciò a sua volta alcune società italiane che stavano fornendo armi a un paese belligerante. Il nostro governo intervenne e bloccò le forniture che pochi giorni dopo furono effettuate da società francesi.

Alla fine di questi discorsi, pur volendo mettere sullo stesso piano le “nefandezze” dei paesi militarizzati, dobbiamo prendere atto con pragmatismo che si stanno contrapponendo nel mondo due visioni opposte di democrazia e libertà.

Tutte le condizioni necessarie alla libertà si trovano in Occidente, ove esiste il fondamento economico della maggior produttività mondiale (ora insidiato dalla Cina). Del più alto livello di vita ed anche di una lunga tradizione di libere istituzioni. Se la tradizione liberale, con tutte le conseguenze che essa implica per la libertà e la dignità umana, venisse meno in Europa o in America, dovranno trascorrere molti, molti anni prima che possa sorgere in qualche altro luogo.

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