Giambattista Tiepolo mise mano intorno al 1745 ai suoi due dipinti a olio di più grande formato.
Le tele, dieci metri di altezza per cinque di larghezza, raffigurano Il sacrificio di Melchisedec e La raccolta della manna e campeggiano sulle pareti laterali della cappella del Santissimo Sacramento nella basilica di San Lorenzo a Verolanuova, un piccolo centro a pochi chilometri a sud di Brescia. Le due opere monumentali del maestro veneziano torneranno a nuovo grazie agli interventi avviati in questi giorni sotto la direzione della soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia dagli studi di restauro Monica Abeni-Paola Guerra e Antonio Zaccaria. "È un onore - afferma Davide Dotti, responsabile scientifico e organizzativo - coordinare un evento di così alta rilevanza artistica e culturale come il restauro dei due straordinari teleri di Giambattista Tiepolo, da annoverare tra i più grandi capolavori non solo della pittura italiana, ma europea, del Settecento".
Il grande artista (Venezia, 1696 - Madrid, 1770) li realizzò su incarico della nobile famiglia Gambara, tra le più influenti e potenti di Brescia, che dalla prima metà del Trecento resse Verolanuova per oltre cinque secoli e nell'agosto del 1633 aveva avviato la costruzione della maestosa basilica di San Lorenzo, a navata unica e pianta a croce latina, che oggi conserva anche preziose pale d'altare di pittori barocchi quali Andrea Celesti, Pietro Liberi, Francesco Maffei, Pietro Ricchi. Le tormentate vicende delle due opere di Tiepolo conservate a Verolanuova si legano strettamente a due figure che hanno segnato la storia italiana della tutela del patrimonio artistico: Ettore Modigliani, storico direttore della Pinacoteca di Brera e Soprintendente della Lombardia, e il restauratore Mauro Pellicioli. Modigliani nel 1911 promosse il primo restauro e la foderatura dei due dipinti, ma già l'anno successivo si rese necessario rifare l'intervento. Nel 1918, per metterli al riparo dai pericoli della guerra, furono arrotolati su un grande cilindro in legno e consegnati a Modigliani per essere custoditi a Palazzo Venezia, a Roma. Nel 1920, al rientro a Verolanuova, venne eseguito un nuovo restauro, curato da Francesco Annoni e Mauro Pellicioli. Per salvare le due opere dai bombardamenti della seconda guerra mondiale vennero nuovamente avviate le pratiche per il loro trasferimento; tuttavia, il conflitto terminò prima che le lunghe trattative tra la Curia bresciana e la Fabbriceria di Verolanuova portassero a un accordo.
Nel 1952 Pellicioli compì un ulteriore restauro nel corso del quale fu nuovamente rifoderato il Sacrificio di Melchisedec, mentre sulla Raccolta della manna fu eseguita l'operazione del trasporto del colore, ossia la trasposizione della pellicola pittorica dalla tela originale a una nuova tela. Questo intervento traumatico avrebbe condizionato il futuro conservativo della Raccolta della manna da quello del Sacrificio di Melchisedec che, a oggi, presenta un migliore stato di conservazione.
"Gli abitanti di Verolanuova considerano le due grandi tele un bene quasi personale, di cui sono orgogliosi e quasi gelosi' - ha detto il sindaco Stefano Dotti -. Il loro restauro sarà la vera opportunità per valorizzare Verolanuova, riscoprendo le nostre radici che trovano un grande riferimento nella famiglia Gambara". "La Fondazione della Comunità Bresciana è particolarmente orgogliosa di promuovere questo importante intervento - ha detto il presidente Alberta Marniga - che andrà certamente a inserirsi all'interno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, il cui palinsesto coinvolgerà non solo i due capoluoghi, ma anche i rispettivi territori provinciali''.