Gente d'Italia

Una guerra lunga, ora allargamento e armi  pesanti a Kiev: il cambio di passo della Nato

 

di Angela Mauro

 

Il massacro di Bucha legittima l’apertura di una nuova fase nella guerra in Ucraina, dando ragione a chi come gli Usa, la Gran Bretagna e i paesi dell’est Europa ha sempre preferito la linea dura alle trattative, immaginando un lungo conflitto. E così anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg oggi parla di una “guerra che può durare anni”, prima di riunire i ministri degli Esteri dell’Alleanza a Bruxelles per discutere il futuro. È chiaro che dopo Bucha nemmeno la Nato sarà la stessa. Il cambio di strategia parte da un ulteriore invio di armi a Kiev, con la novità che stavolta il pacchetto includerà anche “armi pesanti”, e comprende anche concetti esclusi o mai esplicitamente ammessi un mese fa. Come l’allargamento dell’Alleanza a chiunque voglia aderire. Un “nuovo concetto strategico”, lo chiama il segretario di Stato Usa Anthony Blinken. Intanto Bruxelles si prepara a gestire eventuali attacchi con armi chimiche, biologiche e nucleari.

Sarà il vertice annuale dell’Alleanza a Madrid a giugno ad approfondire il nuovo “concetto strategico”. Ma i primi passi sono chiari. Rafforzamento ulteriore a est. “Abbiamo iniziato nel 2014 dopo l’invasione russa della Crimea, continueremo”, dice Stoltenberg. Paesi come la Lituania ringraziano ma chiedono sempre di più, da confinanti con la Russia. “Abbiamo chiesto un cambio di strategia che finora non abbiamo visto, speriamo che adesso sia la volta buona”, dice il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Lansbergis che non teme un coinvolgimento ulteriore della Nato ed eventuali rischi di terza guerra mondiale. “Siamo già coinvolti, i paesi membri della Nato stanno inviando armi all’Ucraina”, dice prima di entrare in riunione al quartier generale dell’Alleanza a Bruxelles.

Il punto è che anche dal linguaggio di Stoltenberg è sparita la preoccupazione di evitare assolutamente che “questo diventi un conflitto tra Nato e Russia”, come il segretario generale della Nato ripeteva fino al vertice con Biden compreso, a fine marzo a Bruxelles, prima di essere confermato al timone dell’Alleanza. Ora Stoltenberg, con mandato riconfermato per un anno, parla di “guerra lunga”, perfettamente in linea con il presidente Usa e i maggiori leader europei a cominciare da Mario Draghi. Prima, tutti i leader europei, ad eccezione degli orientali, erano concentrati sui tentativi diplomatici con Mosca. Bucha cambia tutto.

Quello di oggi e domani a Bruxelles “sarà un incontro importante”, avverte Stoltenberg. “Discutiamo di come dare ulteriore sostegno all’Ucraina, con armi anticarro e per la difesa aerea e anche con armi pesanti”. E ancora: “La guerra deve finire ora e Putin può farla finire ritirandosi e sedendosi al tavolo delle trattative. Sennò durerà anche anni e noi dobbiamo essere preparati a rafforzare le nostre difese”. Dunque, “la Nato è aperta a nuove adesioni e la Russia non ha alcun potere di veto”. Al vertice iniziato oggi partecipano anche i ministri di paesi alleati ma non membri dell’Alleanza Atlantica, dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, a Georgia, Svezia, Finlandia, Australia, Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda.

Poco dopo, il ministro degli Esteri finlandese Pekka Olavi Haavisto ammette che il governo di Helsinki sta valutando di “fare richiesta di adesione alla Nato”. Se un mese fa, subito dopo l’inizio dell’offensiva russa, si parlava di ‘finlandizzazione’ dell’Ucraina per renderla neutrale rispetto alla Nato e rispetto alla Russia, dopo oltre 4 settimane di conflitto si va in direzione contraria e l’allargamento dell’Alleanza a est prende nuova linfa dagli eventi in corso. E se le ultime trattative tra russi e ucraini in Turchia hanno prodotto il ritiro dei russi da Kiev e dalla parte nord dell’Ucraina, ora invece Stoltenberg dice che “non ci sono indicazioni che Putin abbia cambiato idea sull'intenzione di avere il controllo totale dell'Ucraina e riscrivere l'ordine mondiale”.

È questo il nuovo scenario che l’Alleanza di preparare a contrastare. È questo il punto che cambia l’ordine o il disordine delle cose nella guerra. Un cambio di passo che trascina tutta l’Europa.

Al punto da portare la Commissione Europea a comunicare i suoi piani per un’eventuale emergenza dettata da attacchi con chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari. Bruxelles ha preparato una “scorta strategica” per 540 milioni e mezzo di euro, organizzata con l'Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Hera, istituita con la pandemia), fatta di attrezzature e medicinali, vaccini e altre terapie, nonché attrezzature di decontaminazione e squadre di risposta di esperti. I nuovi fondi serviranno per acquistare compresse di ioduro di potassio che possono essere utilizzate per proteggere le persone dagli effetti nocivi delle radiazioni. Si tratta di acquisti comuni a nome dei 27 Stati Ue, come è successo per i vaccini anti-covid. Già quasi 3 milioni di compresse di ioduro sono state consegnate all'Ucraina. “Stiamo adottando misure concrete per aumentare la preparazione dell'Europa di fronte a potenziali minacce”, spiega il Commissario europeo per la gestione delle crisi Janez Lenarčič. “Prepararsi alle minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari è un elemento essenziale per proteggere i nostri cittadini e un elemento chiave di una forte Unione europea della sanità”, dice la Commissaria Ue alla Salute Stella Kyriakides.

La svolta è ben visibile anche nel discorso, anche questo inedito, pronunciato stamane dall’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Josep Borrell alla plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo. "Bisogna far cessare la guerra il prima possibile - dice il capo della diplomazia Ue - Ma quando finisce la guerra, come finisce? Il prima possibile, sì, ma non in qualunque maniera possibile. Ci interessa come finisce questa guerra. Perché se finisce con un Paese distrutto e dominato e neutralizzato, con milioni di esiliati e migliaia di morti, no, non vogliamo che finisca così. E perché non finisca così dobbiamo continuare ad appoggiare l'Ucraina fornendole armi. Dobbiamo continuare ad armare l'Ucraina".

Mai un leader europeo era andato così vicino all’affermazione di Biden su Putin, il “criminale” che “non può restare al potere”, pronunciata dal presidente Usa il 26 marzo scorso nel discorso di Varsavia, ultima tappa del suo tour europeo. Parole poi parzialmente smentite da Casa Bianca e Pentagono, che però oggi si dimostrano inequivocabili. Mai come oggi la strategia occidentale è aiutare gli ucraini a vincere sui russi mettendoli in ritirata. I

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