Franco Esposito
Quando l'assurdo tracima nel paradosso. E quando il limite viene abbondantemente superato. Il confine tra normalità e becera anomalia cancellato in provincia di Vicenza da un episodio molto italiano. Diciamo così squallidamente modaiolo: il bullismo a scuola. Un diciassettenne costretto a pagare il pizzo per difendersi da un gruppetto di bulli Una storia di uno squallore unico, che deve far pensare e funzionare da ammonimento. Istruzioni per l'uso, c'è poco altro da aggiungere, a corredo della denuncia.
Lo studente messo sotto dal guappesco trio di prepotenti ha versato 100milam euro al gruppetto di arroganti minacciosi provocatori per averli come bodyguard. Guardie del corpo, tout court. La scorta personale protettiva. Ha pensato che non ci fosse altra soluzione, al di là di quella adottata. E se l'è creata la scorta personale, fatta di tre body guard improvvisati, pronti ad incassare denaro e contattati in giro di amicizie comuni.
É accaduto in provincia di Vicenza, nel Bassanese. Fragile il ragazzo-vittima, con una forte emotività, per garantirsi la sicurezza ha dovuto pagare. Un pizzo all'incontrario: i protettori anti-bullo ingaggiati di sua iniziativa. L'incarico accettato dai profittatori in seguito all'offerta di denaro. E pure tanto.
Una storia inedita, venuta alla luce in seguito alla denuncia della famiglia della vittima e degli accertamenti dei carabinieri. Il gup del Tribunale di Vicenza, Matteo Mantovani, ha disposto il rinvio a giudizio degli squallidi protagonisti con l'accusa di “circonvenzione di incapace iun concorso”. Una storia davvero bruttissima, che mai avremmo voluto sentire e conoscere.
La Procura di Vicenza ha effettuato una stima delle somme riportate nel capo d'imputazione: il totale oscilla da un minimo di 20mia a un massimo di 100mila euro. All'epoca dei fatti i tre indagati avevano diciannove, ventuno e venticinque anni. I legali del trio ritengono le accuse “assolutamente infondate”. Gli indagati sono convinti di poter provare che quei soldi non sono mai arrivati nei loro conti bancari e che il loro stato patrimoniale non è mai cambiato di una virgola. .
Procura dolore e sconcerto il solo raccontare questa squallida vicenda, I fatti risalgono a tre anni fa. La vittima è uno studente vicentino, all'epoca non ancora maggiorenne, Nel servizio di protezione che i ribaldi garantivano era compreso anche l'accompagnamento in auto a scuola e in altre situazioni, in una sorta di protezione a tempo pieno. E qui il disgusto monta in maniera impetuosa,
In più occasioni, il ragazzo vittima dei bulli avrebbe consegnato al trio cifre spropositate in rapporto alla normnale disponibilità di un minorenne, Soldi in parte non suoi, ma soprattutto dei genitori. Quando padre e madre della vittima si sono accorti degli ammanchi, sapendo della vulnerabilità del figlio, si sono rivolti immediatamente alle forze dell'ordine,
I pagamenti sarebbero avvenuti in un breve lasso di tempo, circa un mese. I fatti risalgono a tre anni fa. Il processo inizierà a luglio. I legali del terzetto sono al lavoro per attrezzare una tesi difensiva almeno plausibile, incentrata su un partciolare soprattutto: è vero che qualche piccola somma è stata versata, ciò è dipeso “dalla volontà del minore”. In sede dibattimentale, gli avvocsti sosterranno che è stato il ragazzo a voler pagare, in special modo oer i viaggi sicuri in auto. Quelli del terzetto e la vittima “peraltro noin sin conoscevano prima dell'accordo”. Il diciassettenne ne avrebbe scoperto l'esistenza tramite un amico comune, in un locale del Bassanese,
I giudici accusano i tre improvvisati body guard di aver approfittato “dello stato di fragilità psichica ed emotiva del minore, inducendolo a versare loro dei soldi con il pretesto di dargli protezione”.
Davanti ad una vicenda di questo tipo, il minimo è dichiararsi basiti.
Laddove sarebbe giusto e onesto confessarsi basiti davanti a due episodi accaduti nella domenica sportiva del secondo trionfo della Ferrari nel Mondiale di F1. Basiti però all'incontrario, nel senso dello stupore positivo. Sarebbe infatti opportuno manifestare ammirazione e curiosità, o curiosa ammirazione, che cambia poco, per due momenti di sport generatori di forti emozioni. Protagonisti un portiere di calcio, anonimo fino a domenica, e una ciclista lombarda ventiquattrenne, della provincia di Cremona.
Riccardo Gagno il portiere del Modena, capolista del campionato di serie A in odore di promizione, Veneto di Montebelluna, porta sulla schiena il numero 26. Definirlo portiere casualmente goleador è limitativo: Riccardo Gagno ha fatto gol tirando da ottanta metri. Spinto dal vento, da una porta all'altra, e sporcsto da un rimbalzo, il pallone è finito nella rete, evidentemente mal protetta, di Gian Marco Rossi dell'Imolese. Il video della prodezza è diventato virale. “Se dicessi che l'ho cercato, mentirei. Ho pensato solo a tirare il pallone il più lontano possibile”, stupito lui stesso dall'incredibile esito del calcione dato al pallone. .
Il calcio registra precedenti nel campo dei portri-goleador risolutori in mischia e di preferenza in ìincornata: ma così, calciando il pallone da una porta all'altra si rammenta un unico precedente, datato anni Sessanta. Protagonusta Jankole portiere del Banco Roma.
Marta Cavalli la ciclista che ha sbancato sui saliscendi dell'Amstel Gold Race. Una classica del calendario ciclistico, corsa compresa nell'elencio delle prove del World Tour, l'eccellenza del ciclismo. La lombarda Cavalli è un ex ballerina di ventiquattro anni: messe in riga le campionesse che gareggiano in bicicletta, una per tutte la Van Vleuten.
Una donna italiana prima al traguardo; i nostri italiani corridori nuovamente tra i dispersi nella corsa dei maschi. L'impresa di Marta Cavalli vale a mo' di meravigliosa conferma. Il ciclismo italiano vincente è quello rosa. Elisa Balsamo campionessa del mondo, davanti a tutte sui muri del Giro delle Fiandre, due settimane prima della sentenza emessa dall'Amstel.
La stagione appena cominciata è rosa shoking Italia.