di Alessandro Camilli
Putin si prende, si è preso la città di Mariupol su cui sventola bandiera russa. Mariupol, una preda, un obiettivo sia militare che politico. Mariupol il cui controllo permette una continuità territoriale tra la parte di Donbass in mano ai russi e la Crimea, il più volte citato corridoio. Quindi sul terreno il formarsi di una geografia militare d'occupazione che configura uno Stato secessionista dall'Ucraina, fondato, battezzato e protetto dall'Armata russa. E la conseguente possibilità per Putin di proclamare salvezza e liberazione degli abitanti del Donbasse di vestirla, anche ad uso interno, dei panni di una vittoria. Mariupol russa e russificata potrebbe essere dunque la base perché Mosca accetti di parlare di un vero cessate il fuoco?
Per prenderla Mariupol Putin l'ha spianata. E Mariupol presa deve ancora essere "bonificata" dagli ucraini in armi che ancora resistono in alcune sacche della città e in qualche galleria sotterranea. Ma non è l'aver alzato bandiera letteralmente su una città in macerie e neanche il dover ancora spendere uomini e mezzi per farli fuori tutti i militari ucraini a Mariupol ad amareggiare stamane l'aver asfaltato Mariupol e la resistenza ucraina in quella ex città. L'amaro viene stamane per Putin e per l'Armata dall'incrociatore Mosca in fiamme. Non una nave qualunque l'incrociatore Mosca, una nave di appoggio alle operazioni a terra e soprattutto una nave da guerra protetta dalla massima tecnologia bellica possibile, o almeno possibile per l'Armata russa.
Sono le stesse fonti di informazione russe ad ammettere "nave gravemente danneggiata...incendio ed esplosione a bordo delle munizioni...equipaggio evacuato". Abbandonate la nave l'ordine dunque partito a bordo dell'incrociatore Mosca. La Russia perde l'operatività di una delle maggiori navi della sua flotta militare. L'incrociatore Mosca non è materialmente affondato e non finirà in fondo al mare, ma è stato, è da cancellare dall'elenco delle navi da guerra di cui la Russia dispone. E se Mariupol è un simbolo, anche l'incrociatore Mosca a suo modo lo è.
Kiev ha rivendicato l'azione contro l'incrociatore Mosca affermando che a colpire la nave sono stati due missili ucraini. Finora il Cremlino si è ben guardato dal confermare, ammette la sostanziale perdita della nave ed è probabile venga presto una versione dell'accaduto che contenga l'incendio e l'abbandonate la nave come incidente a bordo. Conferme o smentite che a colpire siano stati missili ucraini al momento non ce ne sono. Se davvero sono stati missili ucraini, il messaggio militare è pesante per Putin: se da Mariupol marcerai per prendere tutto il Donbass la tua Armata sarà pesantemente colpita dal meglio della tecnologia ormai a disposizione di un esercito ucraino che sa usarla. In altri termini Zelensky mostra di avere i mezzi per dire a Putin: fermati a Mariupol o in molto dei tuoi faranno la fine del Mosca, fino a ieri potente e orgogliosa nave ammiraglia della flotta russa del Mar Nero.