Franco Esposito
Accade in Italia con straordinaria puntualità e l'accadimento diventa regola. Nel caso in questione, i redditi cosiddetti appunto all'italiana. Ovvero del tipo di contributi insoluti, mai pagati da chi potrebbe e dovrebbe. Una piaga sempre più vasta e sanguinante nell'anno segnato dalla pandemia. Stime attendibili dicono che appena il quattro per cento dei contribuenti dichiara un reddito sopra i 70mila euro. Tredici milioni di persone guadagnano meno della soglia riconosciuta e sono esentate dal pagamento dell'Irpef.
I contribuenti italiani censiti sono 41,2 milioni; 856,1 miliardi di euro il reddito complessivo; 21.570 euro quello medio. Ma cosa si finanzia con l'Irpef? Abitazioni e assetto del territorio nella misura di 225 milioni; 407 sono invece destinati alla protezione dell'ambiente, 812 ai trasporti, 1.587 ai Servizi Generali delle Finanze pubbliche; a cultura e sport dovrebbero toccare 368 milioni; 1905 all'Istruzione; 3.386; a Difesa, Ordine pubblico e sicurezza andranno 1.500 milioni. Mentre 1.774 milioni serviranno al pagamento degli interessi sul debito pubblico.
Sorpresa: per gli autonomi imponibile doppio rispetto ai dipendenti. E una conferma punto piacevole, anzi parecchio spiacevole: l'anno tremendo della pandemia ha portato lutti e sofferenze. Il lockdown totale e un pil crollato del nove per cento hanno avuto un impatto fortemente negativo sul reddito degli italiani, sul giro d'affari delle imprese e sul gettito fiscale dovuto allo Stato.
La certezza è che non è stata minimamente limitata la crisi economica più grave dal secondo dopoguerra. L'Italia resta divisa tra nord e sud, tra ricchi e poveri, e soprattutto tra chi le tasse le paga e chi non le paga. Nel Paese l'evasione fiscale stimata è di 80 miliardi, secondo l'ultima rilevazione del 2019. I contribuenti che dichiarano più di 70mila euro versano il ventinove per cento dell'Irpef totale. Le persone che si collocano nella classe di reddito tra 15mila e 70 euro l'anno è la maggior parte. Ovvero il 67% dell'Irpef totale. Il 27% rimane sotto i 15mila euro.
Il Dipartimento delle Finanze del Mef ha stilato un dettagliato rapporto. Le dichiarazioni presentate nel 2021, riferite all'anno di imposta 2020, dicono che gli imprenditori dichiarano meno degli impiegati: 19.900 euro. E la cosa è decisamente clamorosa. Anzi di più, scandalosa. Il ministero dell'Economia, su questo dato però ha fornito una immediata precisazione: “per imprenditori nelle dichiarazioni Irpef si intendono i titolari di ditte individuali, escludendo pertanto chi esercita attività economica in forma societaria”. I pensionati, poverini, chiamano la comprensione di tutti. Arrivano infatti a 18.650 euro, mentre il reddito di partecipazione in società di persone e assimilate risulta di 15.450.
Sconfortante l'analisi territoriale. Intanto conferma che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia, 24.330 euro, seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano, 24.770. La Calabria fanalino di coda, praticamente rovinata con quel misero valore medio di 21. 570.
Le persone che hanno usato il modello 730 sono 22,6 milioni. Il modello “Redditi persone fisiche” lo hanno presentato 9 milioni di soggetti. Quelli non tenuti a produrre direttamente la dichiarazione sono 9,6 milioni. L'imposta Irpef totale dichiarata nel 2020 è di 159,3 miliardi di euro. Meno 3,5% rispetto all'anno precedente non toccato dalla pandemia. L'imposta netta conseguente risulta pari in media a 5.250 euro, al netto degli effetti del bonus Irpef. L'hanno dichiarata 30,3 milioni di soggetti cittadini italiani. Il 74% dei contribuenti.
Ma quanti sono quelli che le tasse non le pagano? Un'enormità: 10,4 milioni, perchè hanno un'imposta netta pari a zero. Contribuenti con livelli di reddito compresi nelle soglie di esenzione: la loro imposta lorda si azzera per effetto delle detrazioni riconosciute dall'ordinamento. Compensati dall'ex bonus Renzi, i soggetti che non versano l'Irpef salgono a 12.8 milioni. Un botto tremendo per le casse dello Stato. Secondo il rapporto del Ministero, il bonus da 100 euro vale 11,9 miliardi di euro.
L'evasione stimata a quota 80 miliardi fa crollare il gettito Iva. La crisi economica provocata dalla pandemia incide su tutte le fasce di reddito. Circa 4,2 milioni i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione Iva per il 2020, in aumento dello 0.3%. Fatti i conti, il Tesoro osserva che “si tratta di un anno molto particolare, in cui si riscontra una mancata contrazione delle principali grandezze Iva, quali il volume d'affari, il totale acquisti, la base imponibile e l'Iva di competenza, a causa dell'impatto del Covid sull'economia”.
Le restrizioni per arrestare l'epidemia sono la causa dell'aumento del 40% del giro d'affari di servizi postali e corrieri. Gli studi di architettura e ingegneria registrano incrementi dell'ordine del 45%, grazie agli incentivi sulle ristrutturazioni edilizie. L'imponibile dichiarato è stato di 3.195 miliardi di euro, in calo del 101,2%. Il sessanta per cento è costituito dalle opere imponibili pari a 1.8896 miliardi. Il calo è del 10.2%.
L'addizionale regionale raggiunge 12 miliardi; 420 euro il valore medio. Il più alto valore nel Lazio, 630 euro. Al Lazio la leadership anche nel campo dell'addizionale comunale più elevata, 260 euro a fronte dei 200 di media. In Valle d'Aosta la più bassa, 90 euro.
L'auspicio è che nei prossimi anni gli effetti del Covid non vadano a sommarsi con quelli della guerra in Ucraina, Dovesse succedere, l'Italia sarebbe al cospetto di una sciagura.