Da una parte gli storici e i partigiani che criticano la scelta dell’impresa da celebrare, dall’altra i diretti interessati, le penne nere, che ribadiscono l’importanza della giornata nazionale degli alpini.
Istituita per legge appena qualche giorno fa. A pochi giorni dalla Liberazione, monta la polemica sulla ricorrenza che dal prossimo anno vedrà il 26 gennaio omaggiare “il sacrificio degli Alpini, al fine di conservare la memoria dell’eroismo dimostrato dal Corpo d’armata alpino nella battaglia di Nikolajewka durante la seconda guerra mondiale”.
Il testo del disegno di legge, proposto dalla Lega e approvato in via definitiva al Senato il 5 aprile scorso con un solo astenuto, fa riferimento alla battaglia avvenuta in Russia proprio il 26 gennaio 1943.
Che costò la vita a decine di migliaia di alpini, morti, gravemente feriti o, addirittura, congelati. La scelta di quella data, però, ha fatto storcere il naso a tre importanti associazioni storiche. Sissco, Sisem e Sismed hanno inviato una lettera ai presidenti di Camera e Senato.
Sottolineando che quella data “oltre a essere contigua alla Giornata della Memoria (il 27 gennaio, ndr), non si collega all’intera storia e all’impegno anche umanitario del Corpo. Bensì ne isola, celebrandola, un’impresa militare – la battaglia di Nikolajewka – condotta all’interno di una guerra di aggressione dell’Italia fascista, che si è per di più svolta in regioni oggi sconvolte da un’altra invasione”.
Una ricostruzione storica che però non trova d’accordo l’Associazione Nazionale Alpini. “Quella – dice il presidente, Sebastiano Favero – non è stata una battaglia per conquistare. Ma per tornare a casa, a baita come diciamo noi. Forse è stato l’inizio della Resistenza, della Liberazione”. “La data del 26 gennaio – continua Favero – non è stata una nostra scelta. Ma per noi ha comunque un grandissimo significato. Certo, all’epoca facevamo parte di quel regime, come tutti. Accetto che ci siano valutazioni diverse. Ma non accetto invece che si voglia dire che siamo qualcosa di diverso. Noi siamo quelli che nel 2018. Proprio a Nikolajewka, abbiamo costruito il ponte della pace, altro che fascisti”.
Critiche sulla scelta della battaglia russa sono arrivate anche dall’Anpi, con un lungo articolo pubblicato sul suo periodico “Patria indipendente”.
“La memoria degli alpini merita decisamente di più – scrivono gli autori, Francesco Filippi, Eric Gobetti e Carlo Greppi -. La scelta del 26 gennaio, che potrebbe a prima vista sembrare semplicemente impropria, risulta in definitiva insultante. Prima di tutto per gli alpini stessi.
Qualunque corpo militare di un Paese democratico dovrebbe inorridire all’idea di passare alla storia, celebrato dalla memoria pubblica, attraverso uno degli episodi più vergognosi della già spaventosa storia dei fascismi europei”.Istituita per legge appena qualche giorno fa. A pochi giorni dalla Liberazione, monta la polemica sulla ricorrenza che dal prossimo anno vedrà il 26 gennaio omaggiare “il sacrificio degli Alpini, al fine di conservare la memoria dell’eroismo dimostrato dal Corpo d’armata alpino nella battaglia di Nikolajewka durante la seconda guerra mondiale”.
Il testo del disegno di legge, proposto dalla Lega e approvato in via definitiva al Senato il 5 aprile scorso con un solo astenuto, fa riferimento alla battaglia avvenuta in Russia proprio il 26 gennaio 1943.
Che costò la vita a decine di migliaia di alpini, morti, gravemente feriti o, addirittura, congelati. La scelta di quella data, però, ha fatto storcere il naso a tre importanti associazioni storiche. Sissco, Sisem e Sismed hanno inviato una lettera ai presidenti di Camera e Senato.
Sottolineando che quella data “oltre a essere contigua alla Giornata della Memoria (il 27 gennaio, ndr), non si collega all’intera storia e all’impegno anche umanitario del Corpo. Bensì ne isola, celebrandola, un’impresa militare – la battaglia di Nikolajewka – condotta all’interno di una guerra di aggressione dell’Italia fascista, che si è per di più svolta in regioni oggi sconvolte da un’altra invasione”.
Una ricostruzione storica che però non trova d’accordo l’Associazione Nazionale Alpini. “Quella – dice il presidente, Sebastiano Favero – non è stata una battaglia per conquistare. Ma per tornare a casa, a baita come diciamo noi. Forse è stato l’inizio della Resistenza, della Liberazione”. “La data del 26 gennaio – continua Favero – non è stata una nostra scelta. Ma per noi ha comunque un grandissimo significato. Certo, all’epoca facevamo parte di quel regime, come tutti. Accetto che ci siano valutazioni diverse. Ma non accetto invece che si voglia dire che siamo qualcosa di diverso. Noi siamo quelli che nel 2018. Proprio a Nikolajewka, abbiamo costruito il ponte della pace, altro che fascisti”.
Critiche sulla scelta della battaglia russa sono arrivate anche dall’Anpi, con un lungo articolo pubblicato sul suo periodico “Patria indipendente”.
“La memoria degli alpini merita decisamente di più – scrivono gli autori, Francesco Filippi, Eric Gobetti e Carlo Greppi -. La scelta del 26 gennaio, che potrebbe a prima vista sembrare semplicemente impropria, risulta in definitiva insultante. Prima di tutto per gli alpini stessi.
Qualunque corpo militare di un Paese democratico dovrebbe inorridire all’idea di passare alla storia, celebrato dalla memoria pubblica, attraverso uno degli episodi più vergognosi della già spaventosa storia dei fascismi europei”.