Gente d'Italia

Le droghe sintetiche sono il nuovo affare delle mafie

 

di Vincenzo Musacchio

 

Il mercato delle sostanze stupefacenti muove attività economiche per 16,2 miliardi di euro, di cui circa il 39% attribuibile al consumo dei derivati della cannabis e quasi il 32% all’utilizzo di cocaina. Negli ultimi tre anni per il mercato della cocaina si è osservato un incremento medio del commercio di circa 2,5 punti percentuali.

Una cifra immensa. La cannabis è la droga più diffusa mentre la cocaina rappresenta il 40% nel mercato. I decessi per droga sono cresciuti del 15% rispetto al precedente anno. Il vero dato preoccupante è però un altro. Rispetto all’ultimo triennio le droghe sintetiche hanno avuto un incremento del 120%. Secondo le statistiche elaborate da Eurostat per il Consiglio d’Europa, le droghe sintetiche rappresentano la sostanza stupefacente più popolare in Europa dopo la cannabis nella fascia d’età compresa fra i quattordici e venticinque anni. Restano fuori da queste statistiche – e questo deve preoccuparci molto – le droghe sintetiche vendute online nel deep web e nel dark web.

Le principali mafie mondiali (italiane, cinesi, russe, nigeriane, albanesi), tra le quali la ndrangheta, sospinti dalle incommensurabili prospettive di guadagno, hanno cominciato ad approvvigionarsi di droga sintetica sui vari mercati europei, in primis, in quello dei Paesi Bassi. L’Olanda è il principale produttore mondiale di metamfetamina con numerosissimi laboratori distribuiti sul suo territorio. È talmente aumentata la richiesta di droghe sintetiche che in Olanda, in prossimità della frontiera con la Germania, sono stati recentemente impiantati piccoli laboratori clandestini destinati a produrre ecstasy quasi esclusivamente per il mercato europeo.

I riscontri effettuati da Europol, l’organo di coordinamento interforze europeo, nell’azione di contrasto al fenomeno del narcotraffico, consentono di affermare che in questo momento le pasticche di ecstasy introdotte in Italia provengono essenzialmente dall’Olanda e sono diffuse nel territorio dalla ndrangheta calabrese che si appoggia per lo spaccio ai clan nigeriani e albanesi. Il costante rifornimento è assicurato da un cospicuo numero di corrieri che fanno la spola tra il nostro Paese e i luoghi di produzione in territorio olandese. Ciò che spinge la criminalità organizzata verso queste nuove droghe sintetiche è la prospettiva di enormi guadagni (una pasticca in origine costa non più di due euro e può essere rivenduta in discoteca anche a trenta euro) e la scarsa deterrenza del rischio d’essere individuati dalle forze di polizia. Ciò induce molti giovani spesso incensurati a intraprendere il progetto criminoso. Formato il “gruppo”, cioè convogliate ragguardevoli somme di denaro in vista di un unico più consistente acquisto per lucrare presso i fornitori un prezzo più basso, alcuni membri del sodalizio criminale procurano un’auto mentre altri pensano a reclutare per poche migliaia di euro un insospettabile corriere che porti a termine il trasporto. È sufficiente stabilire un contatto con uno dei tanti intermediari e procacciatori di questo tipo di affari sulla piazza di Amsterdam, e presentarsi con del denaro contante, possibilmente cambiato in valuta pregiata, per ottenere quantità illimitate di prodotto. Occultate le pasticche appena acquistate in ingegnosi doppifondi ricavati nella carrozzeria dell’auto presa a noleggio, inizia il viaggio di trasferimento in Italia con il “carico di morte”.

Gli artefici del traffico sanno purtroppo che non incontreranno grossi ostacoli lungo il percorso che li ricondurrà in Italia con lo stupefacente, soprattutto transitando sul territorio comunitario ormai privo di controlli ai varchi di frontiera, ovvero decidendo di compiere l’importazione a bordo di un treno o per il tramite dei servizi postali o addirittura mediante ignari vettori privati. Appena giunte in Italia, le pasticche sono smistate tra quanti avevano finanziato la trasferta, a loro volta, pronti a riversarle, dietro versamento del prezzo, in una capillare e ramificata rete di frazionamento e assorbimento delle partite per opera di piccoli spacciatori, per lo più anonimi e insospettabili. Proseguendo nella staffetta dello smercio, neppure i “pusher” incontrano particolari difficoltà nel piazzare le pasticche, attività che frutta loro profitti molto elevati.

La domanda è talmente consistente che i primi acquirenti per coprire le spese connesse al proprio consumo trovano vantaggioso rivendere ad altri consumatori una parte delle pasticche acquistate dando così vita a nuove cessioni di stupefacente in un’impressionante progressione. La ricostruzione di queste dinamiche criminali purtroppo è confermata dal notevole incremento del numero di persone denunciate per reati connessi all’uso di droghe sintetiche e all’incremento delle morti per tali cause. Non v’è dubbio che questo mercato rappresenti un nuovo affare per il crimine organizzato che vede in esso un’illimitata e appetibile fonte d’ingenti guadagni con spese e rischi molto limitati.

Al contrario delle droghe tradizionali che richiedono particolari processi di lavorazione, quelle di sintesi chimica si possono produrre con relativa facilità in laboratori non molto sofisticati, partendo da sostanze facilmente reperibili e non soggette a particolari controlli. In Italia possiamo affermare che la ndrangheta è entrata a pieno titolo nel traffico delle sostanze di sintesi divenendone in breve tempo leader indiscusso. I laboratori clandestini rappresentano uno dei maggiori problemi di ordine pubblico connessi ai fenomeni criminali della produzione e del traffico illecito delle droghe di derivazione sintetica. I rapporti tra la Calabria e l’Olanda sono evidenziati dall’esistenza di decine di laboratori clandestini che riversano, in quantità e con sistemi industriali, milioni di pasticche sui mercati di tutta Europa. È stimato che l’80% delle metanfetamine provenga dai laboratori clandestini situati in Olanda dove la produzione è notevolmente sospinta dall’elevata disponibilità di precursori chimici provenienti dall’est europeo attraverso il porto di Rotterdam. Entactogeni, metanfetamine, anfetamine, pcp, metaqualone e lsd sono prodotte esclusivamente in strutture clandestine in laboratori facilmente allestibili e smantellabili in brevissimo tempo. La semplicità dei procedimenti per la sintesi delle sostanze consente in molti casi di trasportare il laboratorio con estrema facilità da un posto all’altro.

I rischi per i consumatori delle droghe sintetiche prodotte in questi laboratori sono altissimi per l’uso indiscriminato e approssimativo che è fatto di eccipienti e additivi spesso più tossici del principio attivo sintetizzato. Le informazioni sui processi di produzione sono, peraltro, facilmente reperibili: sono presenti in alcuni testi che trattano diffusamente dell’argomento (venduti senza alcuna restrizione nelle librerie di molti Stati europei) e in rete su Internet, dove lunghe e dettagliate illustrazioni, rendono purtroppo le nozioni accessibili a tutti. Di conseguenza occorrerà rintracciare i canali web di approvvigionamento delle nuove sostanze psicoattive e mettere in campo iniziative di prevenzione rivolte soprattutto ai nostri ragazzi. Le nuove droghe sintetiche (si pensa che ne nasca una nuova ogni mese) sul mercato e anche i drammatici casi di cronaca impongono alle forze dell’ordine e alla magistratura di agire a tutto campo per combattere gli spacciatori di morte e il fenomeno, pericolosissimo, della diffusione delle nuove sostanze soprattutto tra i più giovani. Non sarà facile ma la lotta alle mafie, agli spacciatori e al consumo di stupefacenti dovrà inevitabilmente essere prioritaria non solo a livello nazionale ma soprattutto europeo e internazionale.

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