Il testa a testa tra Partito Democratico e Fratelli d'Italia continua, portando ad un avvicendamento dei due partiti in testa alla classifica stilata dalla nostra Supermedia dei sondaggi. Questa settimana sono i democratici a risultare al primo posto, sia pure per un nonnulla: lo 0,1 per cento. FDI insegue con il 21,1%, un dato comunque tra i più alti mai fatti registrare dal partito di Giorgia Meloni.
Continuano a calare, invece, la Lega e il Movimento 5 Stelle. Il partito di Matteo Salvini scende, per la prima volta in questa legislatura, sotto la soglia del 16%, facendo registrare il dato peggiore dalle Politiche di quattro anni or sono. Anche per il M5S non sembra essere un momento particolarmente felice: dopo il "rimbalzino" fatto segnare qualche settimana fa – sull'onda di un riposizionamento "pacifista" in relazione alla guerra in Ucraina – oggi i pentastellati sembrano nuovamente in difficoltà. Questa volta, a danneggiare l'immagine (e quindi le quotazioni) del M5S potrebbe essere il cosiddetto "Russiagate", ossia le rivelazioni pubblicate in questi giorni legate sia alla strana missione dell'esercito russo in Italia durante il primo lockdown (due anni fa), sia all'interlocuzione dell'allora Governo Conte con il ministro della giustizia trumpiano, William Barr. La questione è particolarmente spinosa per il Movimento, dal momento che il suo leader, Giuseppe Conte, è tuttora uno degli esponenti politici con i tassi di fiducia più alti – alle spalle di Mario Draghi e Giorgia Meloni – e costituisce quindi un "asset" notevole per i consensi, sia pure virtuali, del M5S: se la credibilità di Conte risulterà intaccata da queste inchieste, è facile prevedere che il dato del Movimento 5 Stelle ne risentirà in negativo.
Come si nota facilmente osservando l'andamento storico dei diversi partiti nel corso dell'attuale legislatura, la dinamica che si va profilando in questi ultimi mesi sembra sempre più quella di una corsa a due tra PD e FDI. Due partiti che dalle elezioni del 2018 (dai cui risultati, ricordiamolo, dipende la composizione dell'attuale Parlamento) erano usciti pesantemente ridimensionati – nel caso del PD – o comunque con una posizione marginale – FDI – rispetto ai due grandi vincitori "morali" di quelle elezioni, e cioè Lega e M5S. È solo l'ennesima dimostrazione di come, in questa fase storica, i consensi ai partiti politici possano mutare con estrema velocità, aprendo scenari impensabili solo fino a poche settimane prima.
Ma l'evoluzione – o meglio, il mutamento – delle opinioni rilevate dai sondaggi non riguarda solamente le intenzioni di voto. Né si può dire che il grande tema che da quasi due mesi domina le cronache e i programmi di informazione e di approfondimento (cioè la guerra in Ucraina) abbia in qualche modo cristallizzato gli orientamenti degli italiani. Lo rileva bene l'ultimo sondaggio dell'istituto SWG, che ha registrato un'evoluzione interessante.
Come abbiamo notato più di una volta, infatti, gli italiani in netta maggioranza si sono dimostrati finora concordi con l'impostazione generale seguita da quasi tutte le forze politiche – e ovviamente dal Governo – per ciò che riguarda la ferma condanna della Russia e l'attribuzione al suo presidente Putin del maggior carico di responsabilità per la situazione attuale. Si sono invece mostrati molto più critici in relazione a due aspetti specifici, corrispondenti a due decisioni prese dal Governo: l'aumento delle spese militari (in ossequio a un impegno assunto in sede NATO) e l'invio di armi a Kiev per aiutare l'esercito (e il popolo) ucraino nella resistenza armata contro le truppe d'invasione russe.
Secondo SWG, almeno per ciò che riguarda il secondo tema – l'invio delle armi – gli italiani sembrerebbero mostrare con il passare delle settimane un graduale avvicinamento a una posizione via via più favorevole: ad oggi, sarebbe a favore dell'invio di armi all'Ucraina quasi un italiano su due (49%) contro il 41% registrato tre settimane prima.
È ben possibile che su questo tema, come su altri aspetti legati alla guerra, le cronache che si susseguono di città rase al suolo dai bombardamenti russi e di civili uccisi in massa abbiano contribuito a far crescere la propensione ad un coinvolgimento sempre più diretto in favore degli ucraini. Per il momento, però, queste evoluzioni riguardano solo l'opinione pubblica, mentre il Governo e in particolare il premier Mario Draghi sembrano andare dritti per la propria strada anche per ciò che riguarda le politiche energetiche, tema centrale nei rapporti economici tra il nostro Paese e la Russia di Vladimir Putin.