La caccia ai nuovi fornitori di gas è partita. Lancia in resta. Sono mobilitati (lodevolmente) in tanti. Vitaminici e moderatamente ottimisti. Sanno di essere al centro delle attenzioni e delle speranze dei cittadini, delle imprese, delle scuole. Ma non tutti hanno le idee chiare. O almeno così sembra.
Letta dice niet al gas russo perché Putin è un criminale. Dice no al gas egiziano di Al Sisi perché sarebbe un'offesa alla memoria del povero Regeni. E siamo d’accordo. Poi scuote la testa perché non vuole il gas e il petrolio da Arabia Saudita, Turchia, Congo e Iran perché retti da dirigenze criminali
Ma non vuole neanche il carbone e il nucleare. E detesta pure le trivelle in Adriatico.
Possiamo sommessamente chiedere: ma Letta che cavolo vuole? Ci pensa alle nostre manifatture che sono già in ginocchio? Signor segretario – brisa par criticher – forse pensa di importare il gas dalla Svizzera? Hanno del buon cioccolato ma non ci risulta che abbiano petrolio. A lei risulta?
Dopo Algeria, Egitto e Angola nel ‘Gas Tour’ è finito il Congo, repubblica semi presidenziale della turbolenta Africa centrale. Dal 1971 al 1997 si chiamava Zaire. Possiede immense risorse naturali. Euforico il ministro della Transizione ecologica; dice che in “diciotto mesi” raggiungeremo l’autonomia energetica dalla Russia.
Possiamo avanzare delle perplessità quantomeno sulla tempistica? Anche Palazzo Chigi frena. Gli accordi di Brazaville entrano in vigore nel 2023. Pure Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, manifesta forti dubbi in proposito. E Letta? È tutto preso da altre rogne: la fronda anti Conte e le accuse di ambiguità sull’ invio di armi in Ucraina.
Due i casi bollenti. Casi di non facile gestione. Vediamoli.
1) LA FRONDA – Mezzo partito tifa per la rottura dell'alleanza con Conte. È infuriato perché il segretario dem non è intervenuto prontamente sul mancato schieramento di Conte a favore di Macron e contro Marine Le Pen. Poi si è spiegato in due appuntamenti romani: Stampa Estera e ad un convegno.
Molti temono che l’avvocato del popolo stia rapidamente tornando su posizioni “gialloverdi”. Un sondaggio (segreto) fatto a dicembre ha rivelato che il 38% degli iscritti al Pd era favorevole a una alleanza strategica e contrario solo il 9%. Ora tira un’aria molto diversa. La guerra sta cambiando molte cose.
2) I MANIFESTI – La sinistra pacifista è tornata a puntare il dito sull’invio di armi in Ucraina. Ha affisso nuovi manifesti per denunciare “l’ambiguità” di Letta: ”I nostri nonni sparavano ai nazisti di Azov, non gli regalavano armi”.
Fa male poi la scritta "deCOdifichiamo il 25 aprile “. Per Letta questo trittico di rogne è l’Everest. Il resto è mezza collina.