di James Hansen
Forse per il fatto che l'Occidente storicamente apprezzi di più la sobrietà del buddismo giapponese o il rigore delle stampe classiche cinesi, si tende a dimenticare gli eccessi estetici dell'induismo. Le Grotte di Batu - la cui entrata è raffigurata qui sopra - sono un santuario malese nei pressi di Kuala Lumpur dedicato a Karttikeya, detto anche (è complicato) Skanda, Murugan, Subrahmanya, Velan, Kumarae, oppure Shanmukha.
Questi vari nomi rappresentano le diverse manifestazioni della stessa 'celeste' divinità. Si tratta comunque di una sorta di dio della guerra e della vittoria, venerato principalmente dalle popolazioni tamil dell'India e dello Sri Lanka. Sotto l'aspetto di Murugan,quello che appare nell'immagine qui sopra, è il protettore della crescita spirituale dei fedeli. In termini artistici, la rappresentazione è relativamente pacata. Più spesso viene raffigurato con sei teste e, a volte, dodici braccia. È armato di lancia, porta la corona che lo indica come una divinità maggiore e combatte su un carro dalla forma di pavone o di gallo. Tradizionalmente il protettore dei ladri, il suo culto era anche vietato alle donne.
Le Grotte di Batu sono uno dei più popolari santuari indù fuori dall'India. La loro scoperta è relativamente recente, risale solo al 1860, quando alcuni contadini alla ricerca del guano dei pipistrelli da impiegare come fertilizzante le hanno esplorate. La rampa per accedere al santuario - sullo sfondo dell'immagine - conta 272 scalini. L'attuale colorazione delle scale è una novità del 2018. Siccome tutto il mondo è paese, è stata subito contestata dalle autorità in quanto la legge relativa alla preservazione dei monumenti storici impone una particolare autorizzazione per qualsiasi "opera di rinnovamento" fatta entro un raggio di 200 metri dal sito protetto. Ai visitatori, particolarmente quelli dediti ai 'selfie', lo schema colorato piace molto. La controversia prosegue...