di Juan Raso

 

Anche se ai lettori piú giovani può sembrare strano, il  25 Aprile – Festa della Liberazione - durante molti anni (addirittura venticinque) non fu mai celebrato a Montevideo. Non fu dimenticanza, né disinteresse; fu una precisa scelta della nostra comunità che - nel periodo che va dal 1946 al 1970 - considerava il 25 Aprile una manifestazione “política”, e non una celebrazione nazionale.

Per capire il fatto, va ricordato che molti rappresentanti della comunitá italiana giunti nel dopoguerra, erano di militanza fascista ed alcune istituzioni – specialmente la “Associazione Combattenti e Reduci” di grande importanza a Montevideo – non nascondevano le simpatie per l’antico regime. Non voglio dire che si facesse apologia del fascismo: assolutamente no. Ma é pur vero che ogni espressione di antifascismo – e tale si considerava la celebrazione del 25 Aprile – era considerata di natura polemica e quindi da evitare o sopprimere.

All’inizio degli anni ’70, un intrepido gruppo di connazionali che la pensavano in modo diverso, decisero di fondare l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) – Sez. Uruguay. Fu un gruppo di coraggiosi, perché un gesto di tale natura fu ampiamente censurato dell’élite italiana dell’epoca, che accusava questi audaci emigranti di essere “comunisti”, anarchici, estremisti di sinistra e via di seguito. Ricordo ancora il nome di alcuni dei fondatori dell’ANPI - Uruguay: i fratelli Nanni e Benito Andreoni, Giuseppe Zucchino, Pietro Maggi; altri purtroppo mi sfuggono dalla memoria. 

Malgrado le proteste degli italiani di Montevideo “politicamente corretti”, l’ANPI Sez. Uruguay sì fondó e a partire dal 1970 il 25 Aprile sempre é stata una delle grandi manifestazioni comunitarie, molte volte celebrata nella sede della Casa degli Italiani con grande partecipazione dei nostri emigranti e delle autorità diplomatiche e consolari in Uruguay. 

La nascita dell’Associazione Partigiani segnó anche una svolta nella nostra colletivitá: con le idee “antiche” scomparvero anche i rappresentanti “antichi”, che furono sostituiti da una nuova generazione, che incontró in Mario Bravín – vincolato all’ANPI – il rappresentante piú adeguato per i tempi che cambiavano.

Va anche segnalato che le tensioni create all’epoca dalla nuova presenta dell’ANPI, furono poi superate da nuovi dirigenti che da una parte e dall’altra cucirono le ferite del passato (ricordo con affetto Giovanni Costanzelli, presidente dei Combattenti, che contribuí come pochi a ricongiungere le parti).

A partire dalla metá degli anni ’80, le differenze tra fascisti, antifascisti e partigiani scomparvero nella nostra comunitá, e questo coincise con uno dei periodi piú attivi e prosperi della presenza in Uruguay, attraverso l’azione integrata di istituzioni di emigrazione (Patronati, Comites,. CGIL. etc.) e l'Ambasciata d’Italia.

Scrivo questi appunti della memoria, perché duole il fatto che quest’anno non sia stato celebrato – né in modo ufficiale, né in maniera ufficiosa - il 25 Aprile, una festa nazionale con tanto di chiusura dei nostri uffici dell’Ambasciata e del Consolato, come lo annuncia la pagina web della nostra Sede diplomatica di Montevideo.

Confesso che ne soffro per un duplice motivo: in primis perché “La Liberazione” continua ad essere una grande festa nazionale del nostro Paese, che ricorda le origini di quella democrazia italiana, che troverá la sua forma definitiva attraverso il Referendum del 2 giugno del 1946 e la Costituzione del 1 gennaio del 1948. E’ per tale motivo che ancor oggi nel calendario delle festivitá nazionali, il 25 Aprile appare come uno dei principali momenti della vita civica del Paese. 

Mi chiedo se siamo ritornati al passato; se il 25 Aprile - celebrazione scomoda in un periodo particolare della storia della nostra emigrazione– sia stata censurata dopo tanti anni di luminosa celebrazione in Uruguay.  No, non credo nelle teorie cospirative; non ritengo che la soppressione sia stata dovuta ad un atto volontario di censura come nel passato. Considero piú realistico immaginare che l’assenza di celebrazioni in Uruguay della Festa della Liberazione sia solo un nuovo atto di incuria delle nostre Autorità. Peccato!