di Antonio Saccà
Vi sono due “Occidente”: uno è tecnologico e bellicoso, l’altro umanistico ed estetico. I due Occidente hanno vissuto insieme per millenni, la Grecia e Roma ne sono l’esempio esclamativo, così come il Cattolicesimo eroico, il Protestantesimo, le Rivoluzioni liberali, il Nazionalismo nelle sue forme indipendentiste. Gli uomini combattevano, forgiando arte, guerrieri e artisti.
Nell’epoca moderna e contemporanea è avvenuta la scissione. La tecnologia pretende l’esclusività e l’arte soccombe. Per coprirsi e assegnarsi un valore, talune società si rivestono di una attribuzione somma, la libertà: sì al primato della tecnologia ma il valore essenziale resta la libertà. Gli Stati Uniti sono, o vorrebbero essere, l’esemplare storico di tale connessione. Hanno puntato, puntano sul potenziamento tecnologico, in special modo militare, ma come strumento ipotizzato in difesa della libertà, di loro stessi e del pianeta. Perché tanto dispendio militare? Per difendere la libertà che esige anche la forza, chiaro? Questo il motivo affermativo della ragion d’essere degli Stati Uniti: armi per la libertà planetaria. Dove è vulnerata la libertà, gli Stati Uniti accorrono e sono guerre di liberazione. Chi potrebbe dimenticare che gli Stati Uniti hanno distrutto i mali più rovinosi del periodo moderno, ossia nazismo e comunismo? Disgraziatamente queste vittorie hanno suscitato una mentalità gramignosa: la convinzione che la guerra risolve le situazioni. Ne viene una deduzione: armarsi al colmo, giacché prima o dopo si perverrà al conflitto. È un corollario alla deduzione: fare delle armi il nucleo attivo di ogni processo sociale. Ovviamente devono essere considerati i vantaggi della produzione di armi, poiché sono immedesimati nella determinazione. L’utile è il compagno delle tecnologie.
In Europa qualcosa del genere era accaduto sia con gli ultimi colonialismi e specialmente con il fascismo e il nazismo, sebbene in tal caso l’ammanto per giustificare la guerra come evento pressante dei comportamenti veniva legittimato dalla presunta ragione di dominio da parte della razza eletta, nel nazismo e dalla eredità della civilizzazione romana, nel fascismo. Il militarismo democratico statunitense e il militarismo panrusso ortodosso comunista schiantarono nazismo e fascismo. Da quel momento, gran parte dell’Europa e, successivamente, quasi tutto il Continente venne assorbito dalla mentalità statunitense: rendere la tecnologia il “senso” della finalità, attribuire al primato tecnologico il primato della società. E la tecnologia sta principalmente nella tecnologia militare.
Ma in tal caso si pervenne a un errore o a una decisione ferale: delegare a una potenza straniera la protezione dell’Europa. Gli Usa furono ben disposti anzi vollero, o meglio, imposero questa protezione, necessitata dal comunismo. Da ciò proviene l’impossibilità di minima differenza tra i due Occidente. Come avere scelte differenziate da chi ci protegge? Si potrebbe rispondere: partecipando alla medesima visione valoriale dei sistemi democratici. Non dobbiamo e non possiamo dividerci, difendiamo la stessa civiltà. Ahimè, niente affatto, giacché non siamo sullo stesso piano.
Se da noi siamo indifesi, chi ci difende domina e dispone di noi. E si possono presentare situazioni nelle quali il vantaggio non è il medesimo. Siamo in accordo come Paesi democratici ma, per esempio, non a spezzare relazioni economiche con la Russia. Siamo – Europa e Stati Uniti – Paesi democratici, ma una guerra tra Russia ed Europa occidentale sarebbe dissolutrice per noi. Siamo Paesi democratici, noi e gli Stati Uniti, ma questa volontà esclusivamente bellicista degli Usa può rovinarci. Siamo società democratiche, noi e gli Stati Uniti, ma il ricondurre l’identità sociale fondamentalmente alla guerra ci immiserirebbe culturalmente. Al dunque, siamo entrambi Paesi democratici, però una certa autonomia è necessaria.
Se la situazione degenerasse economicamente e militarmente, e l’opinione pubblica europea percepisse che la responsabilità proviene dagli Stati Uniti, si genererebbe una scissione tra America ed Europa, irrimediabilmente, ottenendo lo scopo opposto alla convergenza, forse eccessiva, che si pretende. Vi sono serpeggiamenti in tale convinzione. Molti dubitano che si voglia porre fine alla guerra, anzi ritengono che si voglia prolungare, a detta di esponenti politici americani. Lo scopo sarebbe l’indebolimento della Russia? E all’indebolimento dell’Europa chi ci pensa? Ma gli europei!
Ecco il punto: se gli europei penseranno ai loro vantaggi, dubito che accetterebbero la continuazione della guerra. Ma gli Stati Unti vogliono proseguirla! Hanno reso la guerra il loro fattore decisivo. È una concezione che potrebbe non essere gradita dall’Europa, la quale rischierebbe di essere impiegata in funzione antirussa all’interno di una reciproca distruzione. Gli Stati Uniti non pretendano che l’Europa non fiati: solo i morti non respirano. E non siamo morti! Se con la guerra si ipotizza di venir fuori dalla strettoia commerciale cinese, dal dominio russo nelle materie prime, dall’incubo dell’inflazione, forse non si comprende sufficientemente che ne verremmo fuori distrutti. Uno sforzo risolutivo non militare è proibito?