A un mese dal nuovo voto che ha confermato lo statuto e l'elezione di Giuseppe Conte a presidente del partito, al Tribunale di Napoli è stato presentato un altro ricorso. Lo ha annunciato l'avvocato Lorenzo Borrè, che difende anche in questa occasione gli attivisti pentastellati.
Già era stato sollevato un contenzioso sull'approvazione dello statuto precedente, che aveva portato al nuovo voto e, appunto, alla rielezione di Conte. La nuova impugnazione, però, si riferisce al voto più recente, quello di fine marzo, che è stato sostanzialmente una riedizione del precedente in termini di contenuto dei quesiti.
"A chi derubrica le regole a cavilli abbiamo contestato 18 violazioni di carattere sostanziale, perché la democrazia è questione di sostanza", dicono i ricorrenti rappresentati da Borrè. Poi chiedono l'intervento del fondatore del Movimento: "Sino all'ultimo abbiamo sperato in un intervento riparatorio di Beppe Grillo in qualità di Garante, che nell'ultima occasione in cui il Tribunale di Napoli accolse le nostre istanze si dichiarò 'condom per la protezione del Movimento' ma purtroppo da parte sua c'è stato solo silenzio".
Poi l'attacco va avanti: "Abbiamo depositato ufficialmente un nuovo ricorso costretti dal perdurare della conduzione autoreferenziale del Movimento 5 Stelle da parte di un manipolo di persone autoproclamatosi 'dirigenza' – dicono ancora i ricorrenti – Il Movimento al quale siamo iscritti non doveva essere questo e i risultati del nuovo corso condotto in modo oligarchico e vestito da partito sono sotto gli occhi di tutti, e restituiscono la cifra del danno che ha cagionato la nuova 'dirigenza' in violazione delle regole interne".
E ancora: "Siamo costretti a ricorrere ancora una volta alla giustizia, per difendere quei valori e quei principi nei quali, insieme a Gianroberto Casaleggio, abbiamo creduto e continuiamo a credere in questi anni e nei quali hanno creduto milioni di altri cittadini come noi" .