Franco Esposito
La sfida dei magistrati alla politica. "Logiche punitive, scioperiamo", l'Associazione nazionale vota compatta contro la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura. "Per noi la proposta di riforma è ancora troppo blanda", si accoda alla protesta la Lega. "La renderemo più incisiva in Senato".
Ma cosa prevede la nuova contestatissima legge?
La proposta di introdurre il sorteggio per designare i candidati alle elezioni per il rinnovo del Csm. Fortemente criticata dai magistrati, è stata eliminata. La proposta nasceva dall'idea di bypassare la politicizzazione della magistratura e la forza delle sue correnti di rappresentanza interna.
Introdotto il divieto di svolgere nello stesso tempo funzioni di giudice o Pm e ricoprire cariche elettive. I candidati non eletti non potranno, per tre anni, tornare a lavorare nella regione che comprende la circoscrizione dove si sono presentati, né in quella dove prima lavoravano. E non possono assumere incarichi direttivi e svolgere le funzioni penali di pm o gip o gup.
La guerra contro la riforma della Giustizia intanto è già partita. I compromessi al ribasso non hanno incontrato il consenso sperato. La forze della maggioranza, compreso il Pd, non sono riuscite a scongiurare l'utilizzo dell'arma finale contro la legge delega. E non è bastata la moral suasion riservata, presentata dal Presidente della Repubblica per scongiurare strappi tra i poteri dello Stato. Su sono imposti su tutto il corporativismo di giudici e pm sostenuti dall'Anm.
Conclusione. Alle cinque della sera di un sabato che è sembrato interminabile si è imposta la linea dura. 1'81 i voti favorevoli, 169 i contrari, 13 astenuti. Conseguente la proclamazione di una prima giornata di sciopero, da calenderizzare nei prossimi giorni, e di un'ampia mobilitazione in tutta Italia. Non viene esclusa la possibilità di organizzare una manifestazione pubblica aperta ai cittadini, in luogo simbolo.
La mozione che ha dato il via alla protesta, in realtà, cerca di rendere meno drastica la decisione di rompere. "Non scioperiamo per protestare, ma per essere ascoltati. Questo non è uno sciopero contro la riforma, ma per far comprendere il nostro punto di vista". Posizione classica, all'insegna se non è zuppa e pan bagnato. "Siamo costretti a scioperare per questa idea di magistratura che vogliamo dare al Paese. L'idea di magistratura che vogliamo dare è contenuta nella nostra Costituzione".
Secondo il legislatore, il fascicolo personale conterrà tutta l'attività del giudice. Attualmente, ad ogni ulteriore valutazione di professionalità, il magistrato deve produrre provvedimenti a campione sull'attività proprie comportate e
sull'attività svolta e statistiche sull'attività proprie comparate a quelle dell'ufficio di appartenenza. Ora dovrà seguire l'iter dei vari provvedimenti, compreso la tenuta dei provvedimenti nei vari gradi di giudizio.
I principali punti cardinali della riforma, dalla nuova regola sulla durata dei processi a quel minimo di separazione delle carriere che introduce fino al fascicolo di valutazione del lavoro die magistrati. Ma l'Anm non ci sta e, attraverso il suo presidente, Giuseppe Santalucia, insiste. "Nessun ritorno al conflitto tra politica e magistratura come nella stagione di Mani Pulite,. Ma non intendiamo leggere nella riforma il tentativo di ritorsione sui magistrati".
I quali intravvedono "il pericolo di una svolta costituzionale, che in questo momento non c'è. Ma sarà davvero così? L'Anm ritiene di essere in grado di fornire le assicurazioni necessarie. "La riforma della giustizia, così come ci è stata presentata, non risponde alla spirito della Costituzione, anche se dovesse essere giudicato compatibile dalla Consulta. In un momento di difficile congiuntura appare viziata proprio dal risentimento".
Quindi da respingere. Ma sì, inaccettabile. Anche se i vertici del Csm evitano di dirlo apertamente. "É una riforma permeata da logiche aziendali, mira all'efficienza, e pensa ai tribunale come a catene di montaggio". Il no è netto, accompagnato e sostenuto dalla proclamazione di un primo sciopero.
La mossa delle toghe rischia di riaprire il conflitto con la politica. E inoltre rappresenta una chiara minaccia alla tenuta dell'accordo sulla riforma. Pd e grillini sono impegnati nel tentativi di smussare gli angoli: un'impresa non facile. I toni della Lega invece sono di ben altra natura. Come pure quelli di Azione e Forza Italia, attraverso la voce dell'avvocato Giulia Boongiorno. "Per me, la riforma non va chiusa così. La mia idea è che si tratta di una riforma blanda, serve invece che sia molto più incisiva".
Enrico Costa di Azione boccia lo sciopero. "Un a cosa è certa, il Parlamento non si farà condizionare dalle minacce".
La Destra è compatta nell'azione di critica della riforma della giustizia, così come è stata presentata. "Lo sciopero è una violazione dei principi repubblicani e della separazione dei poteri. Non esiste nessun altro Paese al mondo – obietta con forza e convinzione il presidente delle Camere penali, Gian Domenico Casarza - dove per ogni governo che si forma, vengono messi fuori ruolo duecento magistrati. No, non potere chiuderli in un fortino per cui ogni modifica riformatrice la vivete come un assalto".
La lotta si fa dura. Siamo al conflitto, alla guerra tra innovatori e conservatori. Anzi di più, i conservatori sono acerrimi contestatori della riforma. Laddove, alla, è molto forte il suono delle parole di Mattarella. Il Capo dello Stato, in questi mesi, non ha mai smesso si batte perchè i magistrati per primi operino con "un ritrovato vigore".
Significa cosa? Necessita ritrovare lo spirito giusto, appunto il rigore che il Presidente della Repubblica chiede, dopo gli episodi, ampie ferite, che hanno abbassato la magistratura ai livelli minimi del consenso pubblico.
Come dire, datevi una bella mossa.