di Luciano Vecchi*
Caro Direttore.
Come noto la Giunta per le elezioni della Camera dei Deputati ha promosso, già da qualche settimana, una serie di audizioni per ragionare sulla "messa in sicurezza" del voto all'estero.
Giova ricordare che all'origine di ciò vi è stato il ricorso contro i conclamati brogli avvenuti (soprattutto) in Argentina alle elezioni del 2018, che venne presentato dal primo dei non eletti della lista del Partito Democratico alla Camera – Alberto Becchi – analogamente a quanto fatto da Fabio Porta al Senato.
A differenza di quanto accaduto nell'altro Ramo del Parlamento, tale ricorso, pur assolutamente fondato, non poté essere accolto per mere ragioni "tecniche" ma venne utilizzato proprio per promuovere una riflessione sul tema.
Nelle audizioni finora realizzate sono uscite idee e proposte interessanti ma anche suggestioni che ritengo non fondate e persino lesive del sacro diritto al voto dei nostri connazionali residenti all'estero.
In alcune delle audizioni è tornata infatti ad emergere la proposta di limitare il diritto di voto attraverso procedure di iscrizione che – nel caso delle elezioni dei Com..It.Es – hanno prodotto un crollo verticale della partecipazione.
Si tratta della famigerata "inversione dell'opzione", talvolta motivata come strumento "per limitare le spese", in altre circostanze per "fare ordine". L'esperienza ci ha già ampiamente dimostrato che così non è.
Voglio affermare con forza che il diritto di voto degli oltre sei milioni di concittadini che risiedono all'estero va rafforzato e messo in sicurezza dalla possibilità di brogli, non limitato. La cosiddetta inversione dell'opzione, cioè il doversi iscrivere per potere votare, non è la scelta giusta ed anzi rischia di favorire la manipolazione del voto e le irregolarità, riducendo la platea elettorale a una infima minoranza delle nostre Comunità e agevolando vere e proprie operazioni di compravendita.
Il rischio è quello di fare terminare la stessa possibilità di voto all'estero. Occorre invece andare in un'altra direzione, come proponiamo da tempo. Occorre introdurre procedure per la certificazione del voto (contro quei brogli di cui, peraltro, il Partito Democratico è stato la vittima principale), per la messa in sicurezza della stampa e distribuzione delle schede, per il decentramento dei luoghi di spoglio dei voti, per la chiara definizione delle responsabilità penali e civili per coloro che inquinano la libera espressione del voto.
Questi dovrebbero essere i provvedimenti da adottare: garantendo l'universalità del diritto di voto e la territorialità della rappresentanza, tornando, ad esempio, all'obbligo dell'iscrizione all'AIRE per potersi candidare all'estero.
Mi auguro che nelle prossime settimane si possa finalmente aprire una seria discussione in Parlamento su una riforma della Legge elettorale della circoscrizione Estero che punti a promuovere la partecipazione democratica e non a ridurla.
Luciano Vecchi
Responsabile "Italiani nel Mondo" del Partito Democratico