Gente d'Italia

DON BOSCO: UN SANTO INTERNAZIONALE CON UN’IMPRONTA URUGUAIANA

 

 

 

Giovanni Bosco, chiamato in italiano Giovanni Melchiorre Bosco e conosciuto come Don Bosco nacque a “I Becchi” il 16 agosto del 1815 e morí a Torino il 31 gennaio del 1888. Il profondo marchio che ha lasciato nella sua vita sacerdotale è stato immenso. É stato anche un importante educatore e scrittore italiano del XIX secolo,  fondando la Congregazione Salesiana, l'Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA), l'Associazione dei Salesiani Cooperatori, il Bollettino Salesiano, l'Oratorio Salesiano e l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. 

Don Bosco ha promosso l'Associazione degli Ex allievi Salesiani, lo sviluppo di un moderno sistema pedagogico conosciouto come Sistema Preventivo per la formazione dei bambini e dei giovani e ha promosso la costruzione di opere educative al servizio dei giovani bisognosi, soprattutto in Europa e in latino America. Fu anche in Uruguay, dove ha lasciato un solco cosí forte che, fino ad oggi, “Los talleres Don Bosco” sono istituti con una fortissima partecipazione non soltanto religiosa e preparano giovani per il loro futuro.

Fu uno dei sacerdoti più vicini al pontificato di Pio IX, riuscendo a mantenere l'unità della Chiesa durante i duri anni del consolidamento dello Stato italiano e degli scontri tra esso e il papa che causarono la perdita di il cosiddetto Stato Pontificio e la nascita dell'Italia Unita, poi conclusa con gli accordi del 1929. 

Fu autore di tante opere, finalizzate all'educazione giovanile e alla difesa della fede cattolica, che lo hanno contraddistinto e reso popolare come uno dei principali promotori della stampa.

Il prestigio di sacerdote ed educatore di giovani bisognosi a rischio, fu il suo biglietto da visita che gli valse il rispetto delle autorità civili e religiose del suo tempo e una grande fama all'estero. Le sue opere sono state richieste anche da molti capi di stato e autorità ecclesiastiche di paesi come Ecuador, El Salvador, Spagna, Francia, Inghilterra, Polonia, Palestina, Panama, Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Venezuela ed anche il nostro Uruguay, tra i tanti. altri. Senza ombra di dubbio Don Bosco era un visionario del suo tempo: pensate che aveva un tocco magico che gli permetteva predire gli eventi che si sarebbero succeduti nel corso del XX secolo in relazione ai suoi Salesiani, alla Chiesa cattolica e al mondo in generale. Il 1 aprile 1934, a 46 anni dalla sua morte avvenutnel 1888, Giovanni Bosco fu canonizzato da papa Pio XI. Giovanni Paolo II gli ha conferito il titolo di "Padre, maestro e amico dei giovani". 

Popolazioni, province, parchi, strade, teatri, musei, università e soprattutto scuole portano il suo nome. La Famiglia Salesiana è uno dei più grandi gruppi cattolici del mondo e troviamo opere di Don Bosco in ben 130 nazioni.

La durata della vita di Don Bosco (1815-1888) ha coinciso con il periodo dell'Unità d'Italia o del Risorgimento italiano (1815-1914). Don Bosco era solo cittadino italiano poiché il Regno d'Italia fu definitivamente dichiarato nel 1870. In realtá, prima di questo, Don Bosco era suddito del Regno Piemonte-Sardegna.

Gli stati in cui era divisa la penisola italiana erano legati a dinastie che non erano considerate italiane, come gli Asburgo e i Borboni. Il Regno di Piemonte-Sardegna, invece, era governato dai Savoia, gli unici che erano considerati autenticamente "italiani" e Savoia furono Re d’Italia fino al 1946. La Chiesa cattolica esercitava la sovranità su diversi Stati del centro del paese, considerati “Stati Pontifici”, che sarebbero stati integrati nel Regno d'Italia il 20 settembre del 1870, con l’aiuto dell’eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi. Questo nuovo assetto comprendeva Roma, richiesta dai nazionalisti come capitale della nuova unità politica. Don Bosco nacque in uno degli stati chiave del processo di unificazione italiana, sotto il regno diretto dei Savoia: Torino.

Come capitale del Regno Piemonte-Sardegna, Torino è stata una città di enorme importanza e attività politica ed economica nel corso dell'Ottocento. Fu capitale del Regno d'Italia sotto Vittorio Emanuele II e Cavour si incaricó di darle un rapido periodo di trasformazione e rinnovamento a partire dal 1850. Il fatto di essere Capitale d’Italia, anche se non per molto, fu di un enorme importanza  perché attiró, durante tutto il secolo, l'emigrazione contadina e soprattutto bambini e giovani impoveriti che finirono, prima irregolarmente, nelle fabbriche. Intanto quel pezzo di paese fu impoverito dalle guerre napoleoniche che afflissero il Piemonte fino all’Unitá d’Italia. 

Don Bosco giunse a Torino nel 1841, anno della sua ordinazione e proprio nel periodo in cui la città cominciava il suo sviluppo industriale, come in molti centri europei e nordamericani. La sua figura diventerà poi emblematica proprioo a Torino, soprattutto con lo sviluppo della sua opera a Valdocco.

Tra i papi dell'Ottocento, Pio IX ha  avuto un'importanza molto particolare nella storia dell'Unità d'Italia e nella vita e opera di Don Bosco. Pensate l’importanza di Don Bosco per questo Papa, l'ultimo "papa-re" dello Stato Pontificio e il più lungo pontificato della storia (tra il 1846 e il 1878), dopo quello attribuito a San Pietro, era conosciuto anche come "il papa di Don Bosco". Fu appunto Pio IX a sostenere incondizionatamente il suo apostolato, mantenendo un enorme apprezzamento per il carismatico sacerdote di Torino.

L’Infanzia di Don Bosco trascorse in un ambiente difficile dal punto di vista familiare. I Bosco dei Becchi erano in realtà una famiglia di campagna sopravvissuta come “peones” per la famiglia Biglione. L'11 maggio 1817, quando Giovanni aveva appena 21 mesi, Francesco morì di polmonite. La responsabilità della famiglia cadde nelle mani di sua madre, Margherita Occhiena. La formazione di Bosco cadde quindi nelle mani di mamma, una donna dal carattere forte, devota allo spasimo e un'intensa fedeltà alla famiglia. Non si è voluta mai risposare e si è dedicata da sola a crescere i suoi tre figli. Questo suo “modus operandi”, difendendo a spada tratta i suoi figli in mezzo alla povertà e lo spirito di sacrificio, disciplina e devozione ha lasciato un profondo marchi per apostolato di Don Bosco.

Dopo la Rivoluzione, i francesi tentarono di occupare il Piemonte contro l'Impero Austriaco, che ne fece un campo di battaglie e di instabilità che sarebbe finita nel 1815, anno proprio della nascita di Giovanni. Queste guerre lascerebbero i campi devastati e la minaccia di carestia che Margherita avrebbe dovuto affrontare con i suoi figli. Altra situazione da affrontare per la madre di Don Bosco fu l'educazione di Antonio, figlio di Francesco e della sua prima moglie. Con la morte di Francesco, il bambino era rimasto orfano di padre e madre. Per la carità di Margherita che lo accolse come figlio e gli diede la priorità di primogenito, in ogni caso Antonio Bosco non avrebbe mai superato la sua orfanatezza.

Nel 1825 Bosco ebbe un'esperienza che gli cambió la vita, registrata come "il sogno di nove anni". Nacquero i primi suoi sogni premonitori che lo resero ogni giorno più famoso. In particolare, questo primo sogno fu quello che lo spinse verso la sua missione tra i giovani bisognosi. Don Bosco stesso descrisse questo sogno.

Il desiderio di studiare e di andare avanti sono caratteristiche della sua vita in questo periodo. Per lottare per la realizzazione dei suoi sogni, affrontó la povertà della sua famiglia e l'opposizione del fratello Antonio, che lo preferiva lavorando in campagna. Né Antonio né Giuseppe sarebbero andati a scuola, mentre Giovanni Bosco lo fece e fu un ottimo alunno, grazie alla tenacia della sua personalità e all'aiuto di Mamma Margherita.

Nel 1828 lasciò I Becchi e se ne andò da pastore alla casa della famiglia Moglia a Moncucco, a pochi chilometri di distanza. Fin da piccolo dimostró lo spirito del lider e le caratteristiche di quello che sarebbe stato il suo apostolato tra i giovani. Radunava bambini e giovani nel tempo libero, intrattenendoli con giochi di prestigio e aneddoti con messaggi formativi. Iniziò anche in quel momento ad insistere sull'idea del sacerdozio, fatto che dimostrerà con grande devozione e assistenza sacramentale. Nel 1829 Giovanni troverá un vecchio sacerdote di nome Melchor Calosso, che lo ammiró in profonditá per la sua intelligenza e devozione e gli promise di accompagnarlo negli studi, ma morí il 21 novembre 1830. Con la prospettiva del matrimonio di suo fratello Antonio, Margherita divise la proprietà, lasciando la casa dei Becchi al figliastro, e se ne andó a vivere con Giuseppe a Sussambrino. Questo evento permette a Juan di frequentare finalmente la scuola a Castelnuovo, il che significa che il ragazzo deve camminare per cinque chilometri quattro volte al giorno.

Nel XIX secolo la Chiesa cattolica europea fu fortemente influenzata da un movimento spirituale e teologico noto come giansenismo fondato nel XVII secolo dal vescovo Cornelius Jansen (1585 - 1638) che creò un forte rigore morale basato su un'interpretazione letterale dei testi di Agostino d'Ippona. Anche il giovane Juan Bosco soffrí il rigore del giansenismo nella sua formazione a Chieri, sottoponendosi a penitenze estreme, ascesi, astensione dalla pratica sportiva e la limitata scelta degli amici, la ricerca quotidiana della comunione scoraggiata da detta corrente (colazione sacrificata per andare alla comunione nella Chiesa di San Felipe) è visto come un segno che il giovane seminarista aveva un'altra percezione della Grazia in campo teologico cattolico.  Il giovane seminarista Bosco di Asti fu ordinato sacerdote il 5 giugno 1841 da monsignor Franzoni, arcivescovo di Torino, nella cappella arcivescovile privata. Celebró la sua prima Eucaristia nella Chiesa di San Francesco d'Assisi a Torino, davanti all'altare dell'Angelo Custode.

Secondo le statistiche dell'epoca, quando il giovane Don Bosco giunse a Torino nel 1841, erano 7.148 i bambini sotto i 10 anni impiegati come muratori, sarti, falegnami, pennelli, spazzacamini e molti altri mestieri. Si trattava della rivoluzione industriale che cominciava a dare i suoi frutti, dove gli operai dovevano lavorare fino a 14 ore per briciole che all'epoca non superavano le 30 lire al semestre.  D’altra parte le carceri torinesi erano strapiene di ragazzi di 12 anni sovraffollati. Il giovane prete di origine contadina rimase colpito da questa realtà con la quale si identificò e rifiutò numerose offerte che avrebbero potuto garantirgli una vita di benessere e tranquillità tra la borghesia cittadina.

L'8 dicembre 1841 Don Bosco ebbe un incontro che sarebbe diventato significativo per la sua opera futura. Si tratta di un ragazzo che nella sua biografia compare solo quella volta, ma per Don Bosco, sempre sensibile ai segni della sua vita quotidiana che vedeva sempre in una prospettiva di fede, avrebbero aperto le porte alla realizzazione della missione descritto nel "sogno di nove anni" Don Bosco, da poco ammesso all'Istituto Pastorale di Padre Cafasso, si recò quel giorno a celebrare l'Eucaristia nella Chiesa di San Francesco d'Assisi,. Qui trovò il sagrestano che menava un ragazzo di 16 anni, Bartolomé Garelli perché non sapeva strigliare . Difeso da don Bosco, il ragazzo  confessó di "non aver ricevuto la prima comunione, di non conoscere il catechismo e di essere povero e abbandonato". Dopo la Messa, Don Bosco gli diede le prime lezioni di catechismo e la domenica successiva Garelli tornò con 20 ragazzi che nel marzo dell'anno successivo furono 80. Fu l'inizio dell'Oratorio Don Bosco che, però, non ebbe il pieno appoggio dei cittadini e della Chiesa nei suoi inizi. Per molti Don Bosco fu il protagonista di una rivoluzione con quei ragazzi abbandonati  che erano disposti a tutto. Perse un po’ le striglie ma  Padre Borel gli suggerì di ridurre il gruppo a 20 ragazzi, il marchese di Cavour lo avvertì che stava perdendo tempo, e i sacerdoti Vincenzo Ponzati e Luis Nasi organizzarono con cura il suo ricovero in manicomio.

Don Bosco dovette affrontare il sospetto e l'antipatia di molti che non capivano come un sacerdote camminasse per le strade con ragazzi cosi poveri. Inizia quindi la fase nomade dell'Oratorio attraverso Torino: prima in alcuni spazi della Chiesa di San Francesco d'Assisi e nei cortili dell'Istituto Pastorale di Cafasso, poi organizza le sue attività nelle strade e nelle periferie della città. La Congregazione Salesiana cominciava a nascere, nonostante Don Bosco fosse un sacerdote diocesano. Iniziò a sviluppare l'idea di una comunità religiosa che potesse continuare la sua missione. Ma un simile piano era controproducente in un momento in cui la lotta tra il potere dello Stato e la Chiesa era ai massimi livelli. Nel 1855 Urbano Rattazzi, dichiarato governatore anticlericale, approvò una legge con la quale sopprimeva 35 ordini religiosi, chiudeva 334 case religiose, disperdeva 5.456 sacerdoti e religiosi e li privava dei diritti civili. La cosa più sorprendente è che sia stato lo stesso Rattazzi a consigliare a Don Bosco come fondare la sua Congregazione per non entrare in contrasto con la legislazione civile. Il suo consiglio era di formare una società clericale, un'associazione di cittadini liberi che dipendesse religiosamente dalla Chiesa e che fossero cittadini liberi socialmente. È per questo che la Congregazione Salesiana ideata da Don Bosco ha elementi non sono in conflitto con la società civile, ma fondamentali per l'espansione del carisma nei cinque continenti. Il vero nome dei Salesiani è Società San Francesco di Sales. Don Bosco evitava di chiamare "fratello" i laici consacrati. Li chiamava semplicemente "signore" e non diede loro un abito distintivo, mentre nell'organizzazione dell'autorità religiosa non chiamò superiori come priori, provinciali o superiore generale, ma direttore, ispettore e rettore maggiore e non ha parlato di “convento” e “provincia”, ma di “casa” e “provincia”, tra tante altre peculiarità che sono termini civili più che religiosi.

I primi giovani, membri dell'Oratorio di Valdocco, furono Miguel Rúa, Juan Cagliero, Francesia, Angelo Savio, Rocchietti, Turchi e altri che accettarono la proposta di Don Bosco. Il 26 gennaio 1854 fecero la prima promessa nella fondazione di quelli che Don Bosco chiamò senza dubbio i Salesiani in onore di san Francesco di Sales. Nel 1855 il giovane Miguel Rúa sarebbe stato il primo a pronunciare i voti, seguito poi dagli altri. Il 9 dicembre 1856 Don Bosco si riferì apertamente alla sua Congregazione, che ricevette l'approvazione del S.S. Pio IX nel 1858. Entro il 14 maggio 1862, Don Bosco ricevette i voti di 22 giovani, di cui due facevano come coadiutori, nel modo in cui Don Bosco chiamava i Salesiani laici consacrati. Per questi lo scopo della Congregazione Salesiana era di cercare la santificazione personale e di continuare l'opera a favore dei ragazzi, specialmente  i più bisognosi di istruzione e di educazione. Gli inizi della Congregazione Salesiana di Don Bosco non furono facili. Dovette superare molte tappe in Italia prima di fare il grande salto all’estero e quei 130 paesi con il suo marchio di presenza.

Le figlie di Maria Ausiliatrice

L'altra grande opera di Don Bosco è stata la fondazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Fino a allora aveva concentrato sui ragazzi tutte le sue forze apostoliche e le risorse possibili, ma, grazie a un sogno con la Vergine Maria che, secondo lui, gli chiese di interessarsi anche alle ragazze, Don Bosco vide l'opportunità di realizzare quel sogno, incontrando Padre Pestarino che gli raccontó di Maria Dominga Mazzarello, una ragazza della sua parrocchia, Mornés, che mostra grande devozione e carisma per le giovani donne più bisognose. re, che farà del carisma salesiano un'opportunità anche per le ragazze.

Il marchio uruguaiano

Don Bosco giunse, nel mese di dicembre del 1877 in Uruguay, la prima spedizione missionaria delle Figlie di Maria Ausiliatrice in America. Le suore si stabilirono nella Villa Colón a Montevideo. Per promuovere la venerazione dell'Eucaristia e la devozione a Maria Ausiliatrice, Don Bosco chiese l'istituzione canonica dell'Associazione di Maria Ausiliatrice, che ottenne dall'Arcivescovo di Torino il 18 aprile 1869. Pio IX elevò esso alla categoria dell'arciconfraternita mediante un breve apostolico del 5 aprile 1870,  con il quale gli conferirono il potere di aggiungere le associazioni omonime e regolamenti nell'arcidiocesi di Torino. Nel 1877 tale facoltà fu estesa a tutte le diocesi del Piemonte.

Molto presto le opere di Don Bosco sarebbero state conosciute in numerosi paesi. La situazione di instabilità politica del Piemonte fece emigrare in America Latina numerose famiglie di quella regione. Allo stesso modo, l'apprezzamento e il prestigio di Don Bosco gli valsero la simpatia di personaggi di spicco come Papa Pio IX che lo definì "il tesoro d'Italia", cardinali come Alimonda che definì Don Bosco il "divinizzatore del secolo” , vescovi, nobili e anche nazionalisti e anticlericali come Ratazzi che nel 1867 disse “per me Don Bosco è forse il più grande miracolo del nostro secolo”. Intanto, Papa Leone XIII disse ai Salesiani “Don Bosco è un santo”, mentre il cardinale Bilio detto "Nessuno è canonizzato in vita, ma Don Bosco è già stato fatto santo", tutto ciò contribuirebbe a far conoscere il nome e l'opera del sacerdote di Torino che fu un sacerdote molto sensibile a tutte le culture straniere. Don Bosco parlava, ovviamente l’Italiano, ma anche, lo spagnolo, il francese e l'inglese, oltre alle lingue classiche del greco e del latino.

L'11 novembre 1875 Don Bosco inviò la prima spedizione oltremare nel Nuovo Mondo. Si trattava dell'Argentina e pensava alla Patagonia dove mandò Juan Cagliero a capo della spedizione e che sarebbe diventato il primo vescovo salesiano. Dall'Argentina i Salesiani sarebbero arrivati con i loro Oratori nelle altre nazioni dell'America Latina. Nel 1876 giunsero in Uruguay sotto la direzione di mons. Luis Lasagna, chiamato vescovo missionario, poiché da lì estese l'opera salesiana al Paraguay e al Brasile. Durante tutta la sua vita sacerdotale di capo dei Salesiani, Don Bosco inviò i suoi missionari nei seguenti paesi: Argentina (1875), Uruguay (1876); Brasile nel 1882; Cile nel 1886 ed Ecuador.

 

Da uomo pratico, Don Bosco ha lasciato il suo Testamento spirituale come messaggio visionario verso il futuro dei Salesiani e dei loro giovani. “Miei cari e amati figli in Gesù Cristo – si legge in uno dei suoi manoscritti: prima di partire per l'eternità, devo adempiere alcuni doveri con voi e soddisfare così un vivo desiderio del mio cuore. Innanzi tutto vi ringrazio con il più profondo affetto del mio cuore per l'obbedienza che mi avete dato e quanto avete lavorato per sostenere e diffondere la nostra Congregazione. Invece di piangere per la mia morte, i miei  figli dovrebbero adempiere con i propositi di rimanere sicuri nella loro vocazione fino alla morte", con lavoro costante e di buon esempio per gli studenti e la pratica del sistema preventivo.” 

Infine Don Bosco avverte che «quando il benessere e il benessere inizieranno tra noi, la società salesiana avrà compiuto la sua missione» «non dimenticate che siamo per i bambini poveri e abbandonati». Era sensibile alle manifestazioni artistiche ma, specialmente, cercava, nei suoi ragazzi il massimo grado di educazione e formazione nella difesa della fede. Oltre ad essere un intellettuale studiato, ha imparato varie arti e mestieri come falegnameria, lavorazione dei metalli, sartoria e stampa. Molte delle chiese, edifici e scuole hanno avuto il suo personale contributo, così come la progettazione di molti pezzi religiosi, tra cui l'immagine di Maria Ausiliatrice e dei Dodici Apostoli dipinta da Tomás Lorenzone per la Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino. Era uno scrittore devoto e le sue opere includono innumerevoli sceneggiature teatrali basate su storie formative.

Nato nel secolo in cui si fece famosa la fotografia Don Bosco è uno dei pochi santi dell'Ottocento con prezioso materiale fotografico, mezzo di cui ha avuto un grande fascino e utilizzato con lo scopo di perpetuare i momenti più importanti della vita della Congregazione. Inozió la sua passione per la fotografia dopo la seconda metà del secolo, che coincide con il periodo in cui la fotografia inizia ad avere un boom mondiale. Ovviamente, non esistono foto della sua gioventú e la sua infanzia. 

Sono stati prodotti numerosi film con lo scopo di rappresentare la vita di Don Bosco. Tra i più notevoli Don Bosco di Leandro Castellini e Ludovico Gasparini, una produzione tra Goya e Editorial CCS e trasmessa dalla RAI.

L'Apostolo dei giovani, infine, è l'oggetto preferito della musica nei movimenti giovanili salesiani di tutto il mondo. Molti canti sono tradotti in diverse lingue e diversi generi musicali sono stati adattati per rendere omaggio a Don Bosco o per creare liriche formative. Una delle canzoni più popolari e tradotte oggi è "Padre, insegnante e amico".

Luoghi che portano il suo nome

Sono centinaia i luoghi, strade, quartieri, viali, parchi e istituzioni nel mondo che portano il nome di Don Bosco per rendere omaggio all'apostolo della gioventù. Tra i più importanti ci sono i seguenti:

In Italia: Colle Don Bosco, è il Colle dei Becchi dove si trova la casa d'infanzia di Juan. Il luogo fu ribattezzato e papa Giovanni Paolo II lo definì "il colle delle beatitudini giovanili". Castelnuovo Don Bosco, l'antico Castelnuovo di Asti in Piemonte, la provincia dove crebbe Don Bosco. Il XXIV rione di Roma. Un collegio di Bolzano.

In Argentina: Don Bosco a Quilmes, quartiere Don Bosco di Comodoro Rivadavia, Villa Don Bosco, comune del Dipartimento di San Martín, provincia di San Juan, Don Bosco II, quartiere di Neuquén. Quartiere Don Bosco a Córdoba, in Alta Gracia (Córdoba), nel quartiere Mar del Plata Don Bosco e Villa Don Bosco, a Viedma (Río Negro), nel quartiere San Nicolás de los Arroyos Don Bosco. A Ramos Mejía (quartiere La Matanza, provincia di Buenos Aires) il quartiere Don Bosco dove ha sede la comunità salesiana del Collegio Don Bosco e la parrocchia Maria Auxiliadora ispirata alla basilica di Valdocco a Torino e con un dipinto nell'altare maggiore molto simile al uno nella basilica fatta costruire a Torino da Don Bosco.

Numerosi movimenti giovanili internazionali di diversa origine hanno un luogo di incontro con Don Bosco, come i gruppi diocesani di pastorale giovanile, catechesi e diversi gruppi sportivi, molti dei quali hanno avuto origine in un centro salesiano. Don Bosco ha avuto una grande affinità con il Movimento Scout Mondiale di Robert Baden-Powell al punto che in Argentina i Salesiani fondarono un movimento ispirato al Sistema di Pattuglia del Generale Britannico insieme al Sistema Preventivo noto come Esploratori Argentini di Don Bosco.

Infine, per quanto riguarda l’Uruguay, primo paese in America Latina dove fondó una parte della sua opera, i “Talleres Don Bosco” sono conosciuti come l’Universitá della Repubblica. La sede centrale si trova tuttoggi nella Via Maldonado 2125. Si danno corsi di molteplici mestieri e centinaia di migliaia di ragazzi sono passati per questa grande istituzione senza fini di lucro.  Recita una parte della presentazione dell’Istituzione: “I Talleres Don Bosco sono un'opportunità che non si esaurisce nel vostro lavoro o nella vostra istanza educativa. Si apre a un'esperienza in cui la nostra vita e quella dei giovani che vi partecipano, si arricchisce e rinvigorisce, favorendo lo sviluppo di tutte le potenzialità che la nostra vita e la nostra vocazione ricevono da Dio. Diventa un'esperienza comunitaria e familiare in cui si condivide la vita; lavori e studi; dove si costruiscono e si costruiscono le relazioni umane; dove si insegna e si apprende l'incontro con il Dio della vita. Come Don Bosco, anche noi, impegnati nell'azione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo, offriamo ai giovani che si preparano al mondo del lavoro, una proposta che sia "casa", "scuola", "parrocchia" e "parco giochi" .”. È così che li accompagniamo e li aiutiamo a svilupparsi in un momento privilegiato della vita: l'adolescenza”

STEFANO CASINI

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