di Franz Foti
In molti ambienti politici internazionali si dà ormai per scontato che sia questa l'ultima primavera di Putin al comando della Russia e che il declino inesorabile del sogno imperiale dell'ultimo zar sia già scritto. Sono scenari plausibili, ma non scontati. Fatto è che la furiosa barbarie scatenata in Ucraina da Putin non potrà essere cancellata e tanto meno pensare che le ferite inferte al popolo ucraino, alla democrazia delle nazioni e al loro equilibrio esistenziale, possano chiudersi senza che nulla cambi negli assetti futuri delle comunità internazionali.
Si profilano panorami economici, politici e sociali che potrebbero cambiare le coordinate dell'ordine universale e si prospettano inedite alleanze su cui costruire una nuova idea di mondo. Quella più accredita nei botteghini della politica estera sembra essere quella di una stretta alleanza, dialettica e trasparente, fra Cina e Usa, sollecitata nei giorni scorsi anche da Philip Kotler che invitava le due superpotenze a dimostrare di essere nazioni leader di pensiero e creatività attraverso cui costruire un nuovo ordinamento internazionale di pace e prosperità (Il Sole 24 Ore). Si tratterebbe di stabilire gli assi anomali di ciò che potremmo definire "degli antagonismi convergenti".
Lo scopo dovrebbe essere quello di offrire al mondo intero l'immagine di due potenze dominanti che smettono di sfidarsi e punzecchiarsi all'insegna di chi si mostra più potente o prepotente, ponendosi verso i popoli come nazioni guida munite di senso di responsabilità, di voler sviluppare un reale senso di benessere universale, di perseguire la smilitarizzazione e il rispetto della dignità della persona e dei diritti umani conseguenti. Il tutto all'insegna della cooperazione prevista dall'ONU con l'Agenda 2030. Dunque una visione sostenibile dal punto di vista economico, politico-sociale ed ecologica, senza mai sottacere intenti encomiabili come la lotta alle povertà, alle disuguaglianze e alle degenerazioni climatiche.
Si tratterebbe di costruire un pentagono per armonizzazione le aspettative di futuro delle nuove generazioni e delle società del presente le cui facce dovrebbero essere rappresentate da quelle che si configurano come le cinque C: Comprensione, vale a dire capacità reciproca di porsi nei panni degli altri interpretando i bisogni altrui senza intolleranza e intransigenza; Contemperazione, quale attitudine di adattamento alle differenti realtà ed esigenze, priva di senso della supremazia; Cooperazione, predisposizione a costruire, realizzare insieme le forme di protezione, di progettazione, d'innovazione per migliorare la qualità della vita dei popoli; Convergenza, concepita come risultante di forze differenti orientate a un progetto comune, non antagonistico, determinando un reale e possibile punto di equilibrio e di stabilità sociale, economica e politica; Coesistenza, intesa come volontà chiara, netta, inequivocabile, di fornire un'impronta di pace e di rispetto delle specificità dei popoli in un quadro di difesa delle condizioni ambientali e dei diritti umani.
L'impresa non sarebbe ardua, ma presenta serie difficoltà unitamente a discrete affinità che coinvolgono le esigenze di prospettiva dei due universi: quello occidentale e quello asiatico. Tra pochi decenni la Cina si troverà con due miliardi di cittadini per i quali il sostegno del commercio è indispensabile per evitare forti tensioni sociali. A questo proposito conflitti militari e limitazione agli scambi sarebbero deleteri. La potenza asiatica ha bisogno di stabilità politica, economica e sociale perché è la sola che le consente di tutelare la sovranità e la sicurezza, dentro e fuori dalle sue mura. Gli obiettivi tracciati dal Partito Comunista sono stati molto chiari: rafforzare il mercato interno senza affidarsi solo alle esportazioni; resilienza e autosufficienza tecnologica e scientifica di marca cinese; crescita ecosostenibile; promozione del multilateralismo nelle relazioni internazionali.
Secondo Lifang Dong, presidente dell'Associazione Silk Council, intervenuta al Master d'intelligence dell'Università della Calabria, ci sono segnali interessanti venuti fuori dall'incontro Biden-Xi Jinping dello scorso marzo: uscire dalla logica della guerra fredda; assicurare un futuro di pace; la guerra è considerata un grave ostacolo all'economia mondiale; dialogo aperto con l'occidente per scongiurare una terza guerra mondiale; un'Europa più indipendente dagli USA potrebbe evitare una crisi economica e umanitaria. E poi sussistono i cinque principi che ispirano la politica estera cinese con cui raffrontarsi. Secondo Dong questi principi si ispirano al rispetto reciproco della sovranità e dell'integrità territoriale, al gradimento della non ingerenza reciproca negli affari interni, sanciscono l'uguaglianza e vantaggi reciproci da trarre nelle relazioni internazionali, sostengono la coesistenza pacifica.
Gli USA con questi indirizzi dovranno pur misurarsi sapendo che la Russia, per il momento, non è più considerata potenza universale e affidabile nei rapporti economici e geopolitici mondiali. Le due superpotenze dovranno prendere atto che c'è necessità anche di una terza forza d'equilibrio rappresentata dall'Europa autonoma, compatta e determinata nei suoi confini di sicurezza militare, economica, politica e sociale. È fin troppo evidente che questa Europa al momento stenta fin troppo a munirsi di questo assetto indispensabile e tempestivo senza del quale sarà difficile ridisegnare una nuova idea di mondo. Pensiamo a un mondo ecosostenibile e pacifico, che amplia gli spazi di democrazia, riduce le disuguaglianze, offre favorevoli orizzonti alle nuove generazioni. Senza questo equilibrio solidale, di libertà economica, politica e culturale, sarà molto difficile disegnare itinerari di felicità. Economia e politica hanno già mostrato i loro pesanti limiti e la guerra è l'ultima barbarica e distruttiva opzione cui far ricorso. Ora spetta alla sensibilità democratica dei popoli risvegliarsi, mobilitarsi e far sentire la propria voce. L'inerzia non sta più nell'ordine delle cose.