di Francesco De Augustinis
Mentre aspettiamo gli effetti della crisi alimentare globale collegata al conflitto in Ucraina, oggi il Global Network Against Food Crises ha pubblicato il suo report annuale che rivela come una crisi alimentare sia già in corso. Riguarda 193 milioni di persone, sta aumentando vertiginosamente da alcuni anni ed è destinata a crescere ancora per effetto del nuovo conflitto. "La fame sta raggiungendo livelli senza precedenti, e la situazione globale continua a deteriorarsi", ha detto oggi David Beasley, direttore esecutivo del World Food Program nell'evento di presentazione del report. "I conflitti, la crisi climatica, il Covid-19 e l'aumento dei prezzi del cibo e dei combustibili hanno creato una tempesta perfetta - e adesso è sopraggiunta la crisi in Ucraina ad aggiungere una catastrofe a un'altra catastrofe".
Il Global Network Against Food Crises è un programma di cui fanno parte l'Unione Europea, la Food and Agriculture Organization (FAO) e il World Food Program. Lo scopo del network è quello di monitorare le situazioni più gravi di "crisi alimentari", per orientare le policy di assistenza internazionale.
"Nel mondo i livelli di fame hanno raggiunto livelli allarmanti nel 2021", si legge nel dossier presentato oggi. "Hanno superato tutti i record registrati nelle precedenti edizioni del Global Report on Food Crises, con quasi 193 milioni di persone in stato di grave insicurezza alimentare, che hanno bisogno di assistenza urgente, divise in 53 Paesi o territori". Secondo lo studio, il dato mostra un netto e pericoloso aumento rispetto allo scorso anno, con circa 40 milioni di persone in più in stato di crisi
"La FAO ogni anno pubblica un dato tra gli 800 e i 900 milioni di persone che nel mondo non hanno abbastanza da mangiare. Tra queste popolazioni, ci sono quelle che vengono chiamate le 'crisi alimentari', che sono la parte più severa dell'insicurezza alimentare", spiega a HuffPost Luca Russo, analista delle crisi alimentari della Fao e uno dei principali autori dello studio presentato oggi. "La differenza è che qui si parla di persone che, in assenza di assistenza umanitaria urgente, si troverebbero in una situazione di carestia, rischierebbero la fame. E questi numeri negli ultimi anni sono cresciuti progressivamente".
Guerra, guerre e crisi alimentari - Un aspetto allarmante è che il report pubblicato oggi non tiene ancora in considerazione gli effetti del conflitto scoppiato in Ucraina nel 2022, in quanto i dati analizzati arrivano alla fine del 2021. Ciononostante il report parla di guerra, anzi di guerre, come fattore centrale delle crisi alimentari in corso.
"Di 193 milioni di persone che in questo momento hanno bisogno di assistenza umanitaria, più di due terzi vivono in zone di conflitto", afferma Russo. "Ci sono le grandi guerre di cui si parla, come oggi parliamo tutti dell'Ucraina. In Italia si sa che c'è una guerra in Yemen, o una guerra in Siria. Però che ci siano delle guerre in Sud Sudan, nel Congo o in Etiopia si sa molto meno".
Secondo il report, le crisi alimentari acute sono in genere legate a diversi fattori che agiscono in concomitanza, in particolare i conflitti, gli episodi meteorologici estremi legati ai cambiamenti climatici e l'aumento globale del costo delle materie prime alimentari.
Nel 2021 il Paese con la situazione più grave è stato la Repubblica Democratica del Congo, dove 20,5 milioni di persone sono a rischio carestia e altri 6,7 milioni in stato di emergenza. Qui il conflitto gioca un ruolo centrale, in particolare impedendo alle agenzie internazionali di raggiungere le popolazioni portando aiuti.
Gli altri Paesi con le crisi più gravi sono l'Afghanistan (14,1 milioni di persone in crisi e 8,7 in emergenza), l'Etiopia (12,1 milioni in crisi, 4,3 milioni in emergenza e 350 mila persone già in stato di catastrofe) e lo Yemen (11 milioni in crisi, 5,1 in emergenza, 500 mila in stato di catastrofe).
"In questo momento tra i 55 Paesi che seguiamo, pensiamo in 23 che il conflitto sia il fattore principale di crisi", afferma Russo. "Una regione che conosco molto bene è il Sahel. Qui il numero di persone in insicurezza alimentare acuta negli ultimi quattro anni è quadruplicato. Uno dei motivi è che il conflitto in Sahel centrale, oltre a creare insicurezza e instabilità, impegna gran parte dei budget nazionali. I quattro Paesi coinvolti in questo conflitto dedicano gran parte delle loro risorse alle spese militari, sottraendole ai servizi di base, all'agricoltura, eccetera".
Il fattore clima e il costo del cibo - Il secondo fattore che sta facendo crescere di anno in anno il numero di persone alle prese con gravi crisi alimentari è quello climatico.
"L'impatto di disastri legati al clima sulle gravi crisi alimentari è aumentato dal 2020, quando era già considerato il principale fattore di crisi per 15,7 milioni di persone in 15 Paesi", si legge nel report. "Eventi climatici estremi, come siccità, carenza di piogge, alluvioni e cicloni, hanno avuto effetti particolarmente gravi in alcuni Paesi in Africa orientale, centrale e meridionale e in Eurasia".
"In alcuni Paesi il fattore climatico è considerato il più importante nel determinare la crisi", commenta Russo. "Ma anche nei Paesi dove c'è un conflitto, come l'Etiopia o lo Yemen, resta un fattore preponderante. Le siccità sono sempre più frequenti. In Somalia, ad esempio, una volta ce n'era una ogni 10 anni. Adesso ci sono siccità ogni 3 anni".
L'esempio della Somalia è utile per capire anche il terzo fattore che sta spingendo le crisi alimentari, l'aumento del costo delle materie prime. Secondo il report, già "nel 2021 i prezzi dei prodotti alimentari hanno toccato nuovi record", creando uno scenario pericoloso su cui oggi si innesta lo spettro della crisi Ucraina.
"Alcuni di questi Paesi dipendono altamente dalle importazioni agricole", afferma Russo. "Oggi il 90% del grano che viene utilizzato in Somalia viene dalla Russia o dall'Ucraina. Nel Congo parliamo di circa l'80%. In queste situazioni il conflitto in Ucraina può essere la goccia che rischia di far traboccare il vaso".
Secondo il commissario UE ai Partenariati internazionali Jutta Urpilainen, "l'invasione della Russia in Ucraina sta mettendo a rischio la sicurezza alimentare globale. La comunità internazionale deve agire, per evitare la più grave crisi alimentare nella storia, e le conseguenze sociali, economiche e politiche che ne potrebbero derivare".
La crisi dimenticata - Tra i milioni di persone che già oggi sono in preda alle crisi alimentari, molti appartengono alle categorie più fragili. Secondo il report "nel 2021, su 51 milioni di sfollati, circa 49 milioni si trovano in territori o Paesi in crisi alimentare".
"Una cifra enorme", secondo Russo, "e tra gli sfollati ci sono donne e bambini, che sono quelli che hanno più difficoltà ad accedere a un'assistenza di base".
Di fronte a quella che sta prendendo la forma di una catastrofe umanitaria, l'esperto Fao lancia un ulteriore segnale di allarme. "Nel prossimo anno ci dobbiamo aspettare un ulteriore peggioramento", afferma Russo. "Ma la cosa che preoccupa di più è che tutta l'attenzione politica che c'è in questo momento sulla crisi ucraina comporti il rischio di dimenticare altre crisi".
Già negli ultimi due anni i report del Global Network Against Food Crises hanno mostrato livelli record di crisi alimentari, ma anche un calo costante dell'assistenza umanitaria internazionale: "I fondi per l'assistenza alimentare umanitaria sono precipitati dal 2017, in particolare negli ultimi anni, perché i governi hanno dato priorità alla crisi economica legata al Covid-19 e alla risposta sanitaria alla pandemia", si legge nel report.
Oggi la crisi in Ucraina rischia di amplificare questo problema. "Un mese fa abbiamo pubblicato le nostre proiezioni sulla Somalia, indicano che ci sono 300 mila persone a rischio carestia nei prossimi mesi", afferma Russo. "Sono dati simili al 2017, ma nel 2017 ci fu una reazione della comunità internazionale gigantesca, perché si temeva una grave carestia nel Paese. Quest'anno per il momento abbiamo visto praticamente zero reazioni, perché in questo momento l'attenzione è focalizzata sulla crisi ucraina".