Roberto Menia, responsabile del dipartimento Italiani nel mondo di Fratelli d'Italia, giudica "preoccupanti i segnali che vengono dall'audizione del ministro degli esteri Luigi Di Maio alla Camera dei deputati sulle questioni dell'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero".
"È difficile - afferma Menia - non leggere una generale messa in discussione del principio del diritto di voto connesso alla cittadinanza, libero e uguale, cardine della legge Tremaglia: rivederne le modalità è doveroso, ma non per renderlo un diritto minore per chi sta all'estero. Di Maio ha letto il compitino preparatogli dagli uffici della Farnesina, che da anni insistono per la cosiddetta opzione inversa, ossia per una preventiva richiesta di voler votare da parte dei residenti all'estero. Non è bastato evidentemente il 2% di partecipazione al voto per i Comites rispetto agli aventi diritto: addirittura ridicolo l'avere affermato che questo principio si ricaverebbe dall'analogia con il voto presso il seggio elettorale dove si reca solo chi vuole".
E aggiunge: "Qui si vuole invece replicare il flop dei Comites inserendo l'opzione inversa sul voto alle elezioni politiche per poi abolirlo, nonostante siano ormai sei milioni gli italiani che vivono e lavorano all'estero, 1 su 10. Per cui basterebbe introdurre il voto elettronico all'estero - conclude - con opportune garanzie di certezza e personalità (oggi facilmente ottenibili se si pensa che ormai ognuno di noi compie operazioni bancarie, certificazioni personali ecc) che garantirebbe ampia partecipazione del corpo elettorale ed eliminerebbe i brogli tristemente riscontrati con il voto per corrispondenza. Ma, in tutta evidenza, si vuole altro e si colpirà l'italianità nel mondo..."