L’invio di armi, da parte dell’Italia, all’esercito di Kiev, rischia di aprire uno scontro all’interno della maggioranza di governo. All’indomani della dichiarazione del ministro della Difesa Lorenzo Guerini (ascoltato dalle commissioni difesa di Camera e Senato sugli sviluppi della guerra), circa la spedizione, in Ucraina, di “armamenti in grado di neutralizzare le postazioni russe”, è arrivata la presa di posizione del Movimento 5Stelle con Giuseppe Brescia, coordinatore del Comitato sicurezza pentastellato, che ha parlato di “dichiarazioni allarmanti”.
“Il governo deve chiarire se stiamo lavorando a un'escalation militare o a un'escalation diplomatica orientata a fermare la guerra” ha detto Brescia. “Se aspettiamo l'ultima bomba per negoziare non resterà più niente, sarà solo una carneficina” ha aggiunto l’esponente grillino invitando il premier Mario Draghi a “venire alle Camere a spiegare chiaramente la posizione italiana".
Tirato in ballo dai 5Stelle, anche proposito dell’invocato passaggio in Parlamento, Guerini si è affrettato a precisare che "il governo sta lavorando”, appunto, proprio “secondo le indicazioni che sono state date dal Parlamento con una risoluzione che è stata votata a larghissima maggioranza, quasi all'unanimità”.
In quella risoluzione, ha spiegato il ministro “si impegnava il governo, tra le altre cose, a sostenere tramite l'invio di materiale militare, la resistenza ucraina, con sistemi d'arma difensivi: è quello che stiamo facendo, insieme ai paesi alleati e sulla base, appunto, del mandato che abbiamo ricevuto dal Parlamento".