Il senatore eletto nella ripartizione America meridionale Fabio Porta (Pd) ha rivolto un'interrogazione al ministro del Lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando e al ministro degli Esteri Luigi di Maio sul tema della tutela previdenziale dei connazionali all'estero, in particolare per quei Paesi con cui non sono stati stipulati accordi di sicurezza sociale e importante è la presenza di collettività italiane o immigrate in Italia.
Porta ricorda infatti che "con la stipula di numerose convenzioni multilaterali e bilaterali di sicurezza sociale lo Stato italiano ha garantito a partire dagli anni Cinquanta e fino agli anni 2000 un buon livello di tutela previdenziale a favore dei lavoratori italiani emigrati all'estero", ma che "nonostante la ripresa dei flussi migratori in entrata e in uscita è da anni sospesa l'attività per garantire ai cittadini italiani residenti all'estero un'adeguata tutela socio-previdenziale a livello internazionale".
"La finalità degli accordi di sicurezza sociale è quella di garantire la parità di trattamento di lavoratori e pensionati che si spostano, spesso permanentemente, dall'uno all'altro Paese contraente, la maturazione di un diritto previdenziale in convenzione internazionale tramite il meccanismo della totalizzazione dei contributi versati nei Paesi contraenti e infine l'esportabilità delle prestazioni previdenziali acquisite – rileva Porta, evidenziando l'incompletezza del sistema di tutela previdenziale internazionale dell'Italia, "perché numerosi Paesi di emigrazione italiana sono rimasti esclusi". Si tratta in particolare di Paesi "come il Cile, il Perù, l'Ecuador, la Colombia e il Paraguay, dove risiedono rispettivamente 63.000, 36.000, 20.000. 22.000 e 12.000 cittadini italiani iscritti all'Aire, l'Anagrafe degli italiani residenti all'estero". Inoltre, "da Cile, Perù, Ecuador, Colombia e Paraguay sono immigrati in Italia, dove vivono con regolare permesso di soggiorno, decine di migliaia di soggetti cittadini di tali Paesi, cifre destinate ad aumentare – sottolinea l'esponente democratico, che ritiene che "l'importante e consistente presenza di cittadini italiani in questi Paesi dell'America latina e di cittadini di questi Paesi in Italia privi di tutela previdenziale in convenzione impone, quale dovere di un Paese civile, la stipula di convenzioni bilaterali di sicurezza sociale, come è stato fatto con quasi tutti i Paesi di emigrazione italiana", per tutelare adeguatamente questi lavoratori nell'ambito socio-previdenziale.
In assenza di tali convenzioni, – rileva Porta, – i lavoratori immigrati in Italia richiederanno all'INPS, al compimento dell'età prevista, l'erogazione dell'assegno sociale che dovrà essere loro concesso dal nostro Paese, in mancanza di una prestazione erogata dal Paese di provenienza.
Pur nella consapevolezza che la stipula di questo tipo di accordi è spesso legata all'analisi di problematiche di complessa soluzione che riguardano, in particolare, la difficoltà nel quantificare con certezza tutti gli oneri finanziari che vi possono derivare per il bilancio dello Stato, il senatore non può non richiamare il fatto che
manca ancora per l'entrata in vigore della convenzione di sicurezza sociale con il Cile, firmata nel 1998, l'approvazione del Parlamento italiano, mentre con l'Ecuador e con il Perù manca la finalizzazione degli accordi già predisposti dopo l'avvio dei rispettivi negoziati diplomatici, e con la Colombia e il Paraguay attualmente non vi sono in corso negoziati in materia.
Inoltre, "come rilevato dagli stessi Ministeri competenti, i benefici che deriverebbero dalla vigenza degli accordi internazionali di sicurezza sociale sarebbero fruiti non solo dai lavoratori interessati, ma anche dalle imprese italiane che sono interessate ad evitare la doppia contribuzione (in Italia e all'estero), al fine di migliorare la propria competitività sul piano internazionale rispetto alle imprese di altri Paesi che invece beneficiano di analoghe convenzioni – segnala Porta.
Per questi motivi il senatore chiede di sapere "quale sia la politica del Governo in relazione alla tutela dei diritti previdenziali dei lavoratori italiani emigrati nei Paesi citati e dei lavoratori di tali Paesi immigrati in Italia titolari di regolare permesso o carta di soggiorno"; e "quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano adottare per ampliare e aggiornare il quadro di tutela previdenziale internazionale con la stipula di convenzioni con i Paesi citati, dove vivono notevoli comunità di cittadini italiani e da dove sono immigrati in Italia migliaia di lavoratori locali".
Nell'interrogazione si chiede inoltre di conoscere quali eventuali iniziative si intendano adottare "per verificare le reali implicazioni finanziarie che la ratifica degli accordi comporta, anche alla luce della possibilità di limitare l'esportabilità delle prestazioni assistenziali o legate alla residenza, e del fatto che se gli immigrati da questi Paesi in Italia, tramite la stipula delle convenzioni bilaterali, matureranno un diritto a pensione a carico del loro Paese non graveranno sullo Stato italiano con l'eventuale richiesta dell'assegno sociale e di altri sostegni assistenziali".