Cirillo, tutto chiesa (ortodossa) e orologi di lusso, chalet in Svizzera, yacht, aereo executive. Kirill, il chierichetto di Putin nonché guida degli ortodossi – patriarca di Mosca dal 1991 – non se la passa male.
La UE si è fatta una certa opinione e l’ha inserito nel sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Nel blocco dei beni dunque è finito anche lui, il turibolo dello zar compaesano.
Tutto ammanettato: case, conti, barche, immobili all’estero. Di più: non potrà entrare in UE. Perché tanto rigore? Perché il chierichetto ha sbandato.
Perché “ è responsabile del sostegno o della attuazione di azioni o politiche che minano o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza della Ucraina”. Il patriarcato non ha fatto una piega. Si è limitato a rispondere con due righe flemmatiche .
Eccole: “Il patriarca viene da una famiglia perseguitata durante il comunismo e non teme le sanzioni UE”. Insomma, Cirillo se ne fa un baffo, campa lo stesso. Lo sappia la sciura Ursula. Forbes gli ha fatto i conti in tasca ed ha valutato le ricchezze del pastore di Mosca in 4 miliardi di dollari. Almeno.
È culo e camicia con Vladimiro. È totalmente schierato con il regime autocratico di Putin. Ha definito la leadership dello zar “un miracolo di Dio”. L’invasione dell’ Ucraina? “Una guerra giusta”. Sulle migliaia di morti – civili e soldati – un religioso silenzio. Amen.
Cirillo è certamente un uomo pio, come dicono i suoi. E certamente è anche ricco e potente. Quando l’hanno fotografato in costume sul suo yacht (2012) aveva al polso un cronografo Breguet da 40 mila euro; e non è il piu’ caro della maison Svizzera. Ha prontamente chiarito: “È il dono di un fedele”. Cirillo deve avere molti fedeli ricchi e generosi. Tempo fa al polso aveva un Ulyssen Nardin Dualtime più economico, appena 16 mila euro. Altro dono, altro fedele.
Vero, falso? Chissà. Gli è che circolano voci e documenti scottanti. Kirill sarebbe stato ingaggiato nel 1972 dal primo direttorato del KGB di Leningrado e avrebbe tirato dritto fino al 1980. All’epoca era vescovo di Vybor, Russia europea, non lontano da casa. Poi la scalata sorprendente. Aveva pure num nome in codice: agente Mikhailov. Nel 1991 era già metropolita. Compito: guidare abilmente la Chiesa ortodossa verso una sostanziale simbiosi con il potere del Cremlino. C’è riuscito.