Franco Esposito
Guizzo di decoro della politica. Uno scatto insolito incontro a un minimo di dignità. Merce, questa, di norma non reperibile nelle botteghe degli uomini politici in Italia. Soprattutto di quelli al vertice dei partiti, impegnati a razzolare candidati quando è tempo di elezioni. Quali che siano. Il nome non importa e neppure il background della persona, conta la disponibilità il numero, la casella da occupare nella lista. Una tantum, sconfitta la regola diventata maledetta consuetudine.
Carlo Calenda, segretario politico di Azione, ha bocciato la candidatura di Lady Demonique. La signora demonio, proprio così. La pornostar bloccata nella sua corsa a un posto nel consiglio comunale di Como.
Il sogno infranto di Doha Zaghi, trentuno anni, nata a Carpi, in arte appunto Lady Demonique. Una star sadomaso, con tutto il rispetto per il mestiere che pratica quasi tutte le notti nei locali dedicati. La candidatura della donna pronta ad abbandonare i panni della mistress, a favore del ruolo di candidata al consiglio comunale. Da Carpi al trasferimento sul lago di Como, avvenuto diversi anni fa, e la polemica generata dall'imbarazzo originato appunto dalle mire politiche di Lady Demonique.
Meno male che c'è Calenda, viene da dire. Lady Demonique aveva scelto nella sua declinazione locale "Agenda Como 2030", a sostegno della candidatura a sindaco per il centrosinistra di Barbara Minghetti. "Non ne sapevo niente, quando ho saputo sono immediatamente intervenuto", ha sibilato tra i denti il segretario politico di Azione, arrivato in visita a Como.
Sembrava fatta per la candidata Doha Zaghi, in arte Lady Demonique. Invece è andato tutto all'aria, sufficiente la notizia apparsa sui social, molto semplici da trovare in rete. I video girati da Lady Demonique dove pochissimo è lasciato all'immaginazione. Le immagini osè, molto osè, spesso accompagnate da un linguaggio fin troppo diretto, decisamente esplicito anche per i politici più spinti e lascivi.
Lei finta stupita dalla reazione dei media. "Non capisco che male ci sia. Sono una dominatrice", Proprio vero, lei è una star sadomaso, e non si preoccupa minimamente di nascondere il mestiere che esercita. "Sono una dominatrice che si interessa di politica. In Italia c'è discriminazione". Esclusa dai giochi politici, bocciata dal segretario del partito, evidente mosca bianca in questo caso, ha accettato la decisione di Calenda, ma non senza spargere accuse qua e là. "Accetto di non essere più candidata, ne prendo atto, consapevole che l'Italia è un Paese molto sui generis. Mi ritengo di centrosinistra, ma so guardare anche a destra". Bipolarismo politico inutile il suo, ormai non serve più a niente.
Secondo i sostenitori politici che le sono rimasti vicini anche nella bocciatura, la candidatura di Lady Demonique voleva essere un segnale per capire realmente se è possibile vivere senza pregiudizi. "Senza sessismo e avvicinarci a quell'Europa e a quell'America tanto ammirate; in caso contrario, l'Italia è solo la provincia dell'Arabia Saudita".
Lei, la star del sadomaso, mandata metaforicamente al rogo da Calenda, è iscritta all'Università dell'Insubria al dipartimento di Diritto, Economia e Cultura. La candidata sindaco Barbara Minghetti l'ha difesa fino all'ultimo, con le unghie e con i denti. "Douha ha contribuito con serietà e ricchezza di idee al lavoro sul programma. Capisco il bisogno di onorare la campagna elettorale, ma sarebbe bello che nel 2022 ci concentreremo su cose serie".
Solidarietà alla candidata trombata è pervenuta anche dalla lista Agenzia Como, che l'aveva presentata nonostante molti fossero a conoscenza del suo lavoro. "Le scelte delle persone nella loro vita privata appartengono a un'altra sfera rispetto all'esercizio costituzionale dei doveri politici". Tutto è filato in una certa maniera, piuttosto bene, fino a quando il caso è esploso sui siti nazionali. E sulla questione ha deciso di pronunciarsi il leader di Azione, Carlo Calenda. Il segretario ha portato a compimento un'azione in due tempi. Prima con un tweet, poi con una decisione da vero leader di un movimento politico.
Da qui la scelta dura e drastica di escludere la star del sadomaso dall'agone elettorale. Niente più candidata a una poltrona in consiglio comunale. "Scherzi a parte, ragazzi miei, non conoscevo i trascorsi della signora in questione. Si fosse trattato di fatti privati, nulla quaestio, ma direi che non ci sono i presupposti perchè sia una nostra candidata". E con questa dichiarazione l'ex ministro dell Sviluppo economico ha archiviato il caso.
Ma il disturbo c'è stato comunque, come pure il disagio, l'impaccio. Sapeva o non sapeva, fosse a conoscenza della natura del lavoro della candidata pornostar, Calenda ha reagito d'imperio. Non appena ha messo il piede in riva a quel ramo di lago di Como.
Quel tal Sandro, il Manzoni, non c'entra nulla, e neppure quella vecchia grottesca storia antica della pornostar chiamata Cicciolina deputata della Repubblica.