Nervi tesi in maggioranza. Non bastavano i “distinguo” pentastellati sugli aiuti militari forniti all’esercito di Kiev. Stavolta a far litigare i partiti che compongono l’eterogenea compagine di governo, ci ha pensato il Dl Ucraina bis. Nodo della discordia: l’emendamento sulla bonifica dell'ex Ilva di Taranto, all'esame delle commissioni Industria e Finanze del Senato. Nel testo del M5S (primo firmatario: il senatore e vicepresidente del M5S, Mario Turco) si chiedeva l'abrogazione della proposta governativa di trasferire le risorse destinate alla “riqualificazione” dell'area industriale tarantina, all'attività produttiva di Acciaierie d'Italia.
L'emendamento è stato messo ai voti, nonostante il parere contrario del governo, ed è stato respinto per un soffio: 14 favorevoli (M5s, Pd e Leu) e 14 contrari (Forza Italia e Lega) mentre i parlamentari di Fratelli d'Italia e Italia Viva si sono astenuti. “Si tratta dell'ennesimo schiaffo alla città di Taranto. Questa acciaieria può avere un futuro produttivo soltanto se si chiudono le fonti inquinanti e viene resa eco-sostenibile e se si introduce un sistema di valutazione preventiva dell'impatto ambientale e sanitario, come la VIIAS (valutazione integrata dell'impatto ambientale e sanitario)” ha commentato Turco.
Purtroppo, ha aggiunto l’esponente grillino, “constatiamo che il ministro Giorgetti, che aveva dato parere negativo all'emendamento abrogativo della proposta governativa, così come le altre forze di centrodestra, vogliono insistere con gli errori macroscopici fatti nell'ultimo decennio, senza dare alcuna prospettiva di soluzione”. Con questa maggioranza, ha rilanciato Turco, “la prospettiva della transizione ecologica sta diventando un'impresa improba, tra voglia di inceneritori, ammiccamenti al nucleare e al carbone e passaggi vergognosi come questo sull'ex Ilva”.
"La verità è che per molte forze politiche la transizione ecologica è un aspetto dell'agenda politica totalmente rinunciabile, una forzatura e per alcuni aspetti quasi una 'seccatura'. Il M5s si trova troppo, pertanto, spesso solo a portare avanti determinate battaglie” ha concluso il senatore dei 5 Stelle. Insomma: un vero e proprio atto d’accusa contro Lega (Giorgetti) e Forza Italia, in pratica la costola di centrodestra del governo, che minaccia di minare seriamente la tenuta della maggioranza. Netta la replica dei diretti interessati, con Matteo Salvini che non le ha di certo mandate a dire.
"Male: a proposito di quelli che non fanno lavorare Draghi. Errare è umano, perseverare è diabolico” ha sbottato il segretario del Carroccio. “È la seconda volta che votano contro le misure per l'ex Ilva. Non ora, ma mi aspetto da Draghi che prenda posizione al rientro dagli Usa perché poi arriva in aula. Sono stati estremamente scorretti" ha rimarcato il leader della Lega.
“La verità è che i grillini hanno provato a mandare sotto il governo. Su quell'emendamento c'era il parere contrario del governo, l'accordo era di non ripresentarlo, ma la smania elettorale è troppa e punta a far fibrillare un governo autorevole come quello di Draghi pur di risalire nei sondaggi" ha dichiarato, dal canto suo, il senatore Mauro Marino, capogruppo IV in commissione Finanze.