Sono disponibili a lavorare ma non cercano impiego, per le ragioni più disparate: sono una categoria di inoccupati che porta l’Italia a livelli record nell’Unione europea e oltre, con un tasso dell’11 per cento nel 2021, rispetto al livello al 4,1% nell’eurozona e al 3,7% nell’intera Ue.
Il dato emerge dall’aggiornamento Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Unione europea, sulla domanda insoddisfatta di occupazione, dove l’Italia “arriva” comunque seconda con una quota del 22,8 per cento, superata solo dalla Spagna (24,1%). La domanda insoddisfatta di occupazione o ristagno del mercato del lavoro nell’Ue ha riguardato 31,2 milioni di persone tra i 15 e i 74 anni nel 2021. Il valore comprende disoccupati, sottoccupati a tempo parziale (persone con contratto part-time che vorrebbero lavorare di più) e appunto persone disponibili a lavorare che però non sono alla ricerca di un’occupazione, stabilmente o nell’immediato. La cifra complessiva del ristagno del lavoro era aumentata nel 2020 con il Covid, principalmente a causa dell’aumento del numero di persone disponibili a lavorare ma non alla ricerca, spiegabile probabilmente con la lunghezza e la ripetizione delle chiusure, nonché con altre misure sanitarie.
Rispetto però al particolare “altopiano” in cui si trova l’Italia per inoccupati “rassegnati” la pandemia pare c’entrare poco visto che il valore è salito solo di poco nel 2020 (al 12%), contro il 10,9% del 2019 e l’11,1% del 2018: sostanzialmente da un decennio si muove tra 11 e 12% (12,9% nel 2013 il massimo dal 2012). Da segnalare poi che tra quanti sono disponibili al lavoro che non cercano, l’Italia è ai massimi tra 34 Paesi considerati da Eurostat, dove oltre ai 27 dell’Ue figurano anche Stati che vanno dalla Turchia ai Paesi Balcani fino all’Islanda.
Tornando al ristagno del mercato del lavoro, o domanda insoddisfatta di occupazione, alle spalle dell’Italia nell’Ue si piazza la Grecia (con il 22,2%), mentre i livelli più bassi sono della Repubblica Ceca (3,9%), Malta (5,5%) e Poland (5,7%). Quanto alle singole componenti, nel 2021 la disoccupazione era al 7,3% nell’eurozona, 6,7% nell’Ue, 8,5% in Italia, 14,1% in Spagna e al 3,5% in Germania, per citare solo un grande Paese con un’occupazione in salute. Rispetto alle persone disponibili a lavorare ma non alla ricerca, lontano dall11% dell’Italia, oltre alla Germania (2,2%) anche la Spagna (4,1%). Chi vorrebbe lavorare ma non è immediatamente disponibile è allo 0,3% in Italia, 0,9% tra i Paesi dell’euro e, pari numero, allo 0,8% nell’Ue, in Germania e in Spagna. Tra chi ha contratti part time ma vorrebbe un lavoro a tempo pieno l’Italia è al 3%, l’eurozona al 3,3%, l’Ue al 2,8%, Spagna al 5,1% e Germania all’1,4%.