Fisco, dl concorrenza, nodo Csm e guerra in Ucraina: hanno parlato di questo, il premier Mario Draghi e il leader della Lega Matteo Salvini nel corso di un incontro andato in scena, oggi, a palazzo Chigi. Incontro durato circa un’ora. In una nota, Palazzo Chigi ha fatto sapere che il colloquio è stato incentrato sulla recente visita di Draghi negli Usa "nel corso della quale è stato riaffermato l'impegno dell'Italia per la pace attraverso il sostegno all'Ucraina, l'imposizione di sanzioni alla Russia, la rinnovata richiesta di un cessate il fuoco e dell'avvio di negoziati credibili".
"Finalmente abbiamo parlato di pace e di cessate il fuoco" ha detto, a caldo, Salvini. "Nessuno vincerà la guerra, se ne esce soltanto con il negoziato" ha aggiunto il senatore lombardo. "Mandare aiuti economici e militari all'Ucraina inizialmente era giusto e lo abbiamo votato con convinzione", ha rimarcato ancora Salvini. "Ora ulteriori invii di armi non penso siano la soluzione giusta. Se la guerra va avanti anche in Italia ci sarà una strage di posti di lavoro" ha concluso il segretario del Carroccio.
Nel corso dell'incontro, prosegue la nota del governo, "si è parlato anche delle conseguenze economiche e umanitarie del conflitto in corso, con particolare riferimento alla necessità di prevenire una crisi alimentare sul larga scala e di proseguire lungo la strada dell'accoglienza ai profughi ucraini".
Sul fronte dell'energia, ha precisato ancora la comunicazione di Palazzo Chigi: "è stata condivisa l'importanza di un percorso che affianchi diversificazione delle fonti di approvvigionamento e investimenti sulle rinnovabili". "L'embargo del gas e del petrolio fa più male a Italia ed Europa che alla Russia", ha argomentato Salvini.
Il leader leghista ha anche commentato il rinvio del Dl Ucraina in aula alla Camera dei Deputati, dove è mancato per due volte il numero legale. "Non è colpa mia, se sono da Draghi difficilmente riesco a seguire i lavori della Camera". Quindi, a proposito della presunta assenza di alcuni deputati leghisti, l'ex vicepremier del governo gialloverde si è limitato a replicare: "Gli altri erano tutti presenti?".
Il voto, in ogni caso, è slittato alla seduta di domani mattina, martedì 17 maggio, a partrire dalle ore 10.