di Manlio Fusani
Il centrodestra vive ore confuse. Dopo il vertice di martedì tenutosi ad Arcore, regna il gelo tra i leader. Giorgia Meloni è convinta che gli alleati storici siano interessati a "imbrigliare e fermare" la sua corsa verso Palazzo Chigi. D'altro canto, Matteo Salvini non raccoglie: "Lascio agli altri le agitazioni", taglia corto. Il segretario della Lega ostenta ottimismo e fa notare la compattezza del centrodestra nella partita sulla presidenza della commissione Esteri al Senato. Quanto all'invasione russa in Ucraina, Salvini sottolinea: "Silvio Berlusconi su stop alle armi? Bene, mi sentivo solo. Conto che non ci sia bisogno di un voto" sull'Ucraina "perché conto che non ci sia un nuovo invio di armi. Ma c'è chi tra i lumbard ritiene che il ragionamento dell'ex ministro dell'Interno possa ledere all'operato del governo e dell'unità dell'Alleanza Atlantica.
Frattanto, non è previsto un nuovo vertice a breve della coalizione. Dopo le Comunali c'è chi vede il rischio che la tensione possa aumentare, perché Fratelli d'Italia non molla la presa sulla riconferma di Nello Musumeci alla presidenza della Regione Siciliana. Il capogruppo FdI Francesco Lollobrigida invoca unità. "Fratelli d'Italia – sostiene – vuole un centrodestra unito, forte, credibile, vincente, soprattutto in grado di mantenere gli impegni con gli italiani e per farlo bisogna essere alternativi al Partito democratico e al Movimento 5 stelle". Ignazio La Russa ha un atteggiamento più combattivo. "Se dobbiamo rompere – attacca – meglio rompere adesso. Ce lo dicano, ci prepariamo".
Altro motivo di frizione nel centrodestra riguarda la legge elettorale. Al momento Lega e Forza Italia non hanno intenzione di aprire al proporzionale ma in Fdi c'è chi teme gli sgambetti. E non si esclude la strada solitaria qualora gli altri alleati non dovessero virare – questa la tesi – sull'unità della coalizione. "Non abbiamo paura di niente – spiega un big del partito – noi cresciamo, sono gli altri partiti a calare". Si capirà più avanti se il centrodestra riuscirà a presentarsi compatto. Ma c'è un'altra questione divisiva: l'invio delle armi e l'atteggiamento del governo sulla guerra in Ucraina. Silvio Berlusconi ha corretto il tiro dopo una sbandata filoputiniana, che ha allarmato non pochi dentro Forza Italia.
A partire da Mariastella Gelmini. Risultato? Il Cavaliere è stato "costretto" a rivendicare un profilo atlantista, giurando la propria ritrovata fedeltà alla Nato. La virata dell'ex premier non ha rassicurato la ministra per gli Affari regionali. Infatti, Gelmini è tornata a invocare un chiarimento perché "ogni ambiguità di filoputinismo reca danno all'Italia e incrina la necessaria unità del Paese". Affermazioni che, ovviamente, non sono state gradite dal Cavaliere. Il quale ha deciso, comunque, di non replicare. Chi ha parlato con il presidente azzurro lo ha trovato amareggiato. Perché – il refrain – l'immagine che viene fornita riguardo l'ex premier rischia di danneggiarlo di fronte alle cancellerie europee.
Insomma, un conto è scontrarsi sulla governance del partito, un altro è mettere nel mirino l'ex presidente del Consiglio. "Così rischia anche di non essere ricandidata", chiosa a bassa voce un parlamentare azzurro. Mentre altri evocano scissioni o un distinguo politico in prospettiva, rilanciando la tesi di una spaccatura con i governisti. Ma in realtà dentro Forza Italia le parole della Gelmini sono state colte con sorprese perché il convincimento è che non portino a un tentativo di posizionarsi fuori dal partito. A Napoli i big si ritroveranno con l'ex premier che ribadirà la sua linea sulla guerra in Ucraina. Confronto aperto anche nella Lega.