L'autentico italiano si fa sempre più strada negli Stati Uniti, e soprattutto a New York, ma scalpita tra mancanza di manodopera specializzata e problemi di approvvigionamento di prodotti da export appunto italiano.
Dello stato di salute della ristorazione italiana nell'industria dell'ospitalità a stelle e strisce nonché delle sue sfide e prospettive se ne è discusso durante il panel 'Challenges & Perspectives of the hospitality industry' che si è svolto nella sede dell'Ice (Istituto per il commercio estero) a New York e al quale hanno partecipato, oltre al direttore di Ice Usa Antonino Laspina, che ha introdotto i lavori, il giornalista e critico di cibo e vino John Mariani, Gianfranco Sorrentino Managing Partner di Il Gattopardo Group e presidente del Gruppo Italiano, Dino Borri, General Manager di Eataly Usa, Odette Fada, chef e docente al Culinary Institute of America, Andrea Berti, direttore del Business Development, Atalanta Corp., tra i principali importatori americani.
"Da una decina d'anni - ha spiegato Laspina - assistiamo allo sbarco sul mercato americano di imprenditori italiani che consapevoli del fatto che su questo territorio ci sono delle grandi opportunità per l'autentico ristorante italiano stanno investendo appunto per realizzare l'autentico italiano.
Non partono da presupposti di compromesso con quelle che sono le tradizioni della cucina 'italian american' perché il loro ristorante vuole fidelizzare quel cliente che arrivato in Italia va poi a cercare l'autentico italiano quando torna in patria".
Laspina ha detto che questo sta creando un altro fenomeno ossia che i tradizionali ristoranti 'italian american' che per anni hanno praticato la cucina di granma (della nonna, ndr), magari modificata, si rendono conto del fatto che lo sbarco di questa cucina autentica italiana imporrà loro di avvicinare ai trend italiani la loro offerta. "Ciò - continua - potrebbe determinare una crescita negli acquisti di prodotti autentici da parte loro.
Non a caso i dati statistici del 2021 hanno registrato crescite del 20, 30, 35% nel food. La crescita quindi non riguarda solo la distribuzione o la vendita digitale ma appunto il mondo della ristorazione italiana".
Ma il trend positivo non è senza sfide e tutti i partecipanti hanno concordato che attualmente esiste soprattutto un problema di mancanza di manodopera specializzata dall'Italia che possa continuare a garantire l'autenticità oltre che problemi di approvvigionamento di prodotti autentici italiani in epoca post Covid. Inoltre l'autentico italiano non può esistere senza il fattore 'educational'.
"Occorre - sottolinea ancora Laspina - creare una grande rete di education per spiegare che le qualità intrinseche del prodotto italiano non sono semplicemente legate ad un fatto nazionalistico ma ad una dinamica nel mercato americano che è quella di mangiar meglio, più sano, che deve anche diventare sinonimo di più sano. Bisogna far capire al consumatore che non si tratta solo di cibarsi italiano ma di cibarsi all'italiana.
Andare al ristorante oggi deve significare anche avere un'esperienza che è pari a quella culturale".