di Cristiana Montani Natalucci
Contribuisce a innalzare i livelli di ossitocina, può incidere sulla modulazione dei neurotrasmettitori come la serotonina, dà una bella spallata agli ormoni dello stress, il cortisolo tra tutti, genera un aumento delle capacità immunitarie e della reattività cardiovascolare. Così descritto, sembra l’elisir di lunga giovinezza.
Ed invece no. Non è un farmaco.
È un quadro di Raffaello, una sinfonia di Mozart, una scultura di Michelangelo, una poesia di Dante Alighieri, il parco archeologico del Colosseo, ovvero l’esposizione a pratiche di Cultura, Arte, Bellezza. È la frontiera che disegna innovative armi terapeutiche, da affiancare a quelle tradizioni.
Sì, perché quando siamo in ascolto del Requiem di Mozart, oppure siamo storditi davanti al Battesimo di Cristo di Piero della Francesca, non siamo solo in estasi e felici, in quel momento il nostro corpo sta producendo salute, perché il nostro organismo sta attivando i cosiddetti ormoni della felicità, serotonina, ossitocina.
E questo vale per tutti, persone con patologia e non.
Finalmente la ricerca scientifica ha dato evidenza a quello che in fin dei conti l’essere umano sapeva da sempre, perché fin dagli albori ne ha fatto esperienza: il bello - qualunque forma, consistenza e densità abbia - ci fa sentire felici, ci riempie di gioia, appunto ci fa stare bene. Ed oggi, grazie alle nuove evidenze scientifiche, possiamo dire che “produce salute”.
A sancirlo è anche il report “What is the evidence on the role of the arts in improving health and well-being? A scoping review” che l’OMS ha pubblicato nel 2019. Questa è la più grande review mai realizzata sul tema, che prende in esame oltre 900 paper (che fanno riferimento a 3000 studi) degli ultimi 20 anni.
Per la prima volta è stata dimostrata scientificamente la connessione tra arte, cultura, bellezza e salute.
È una rivoluzione copernicana nell’approccio alla salute non più considerata in modo meccanicistico e deterministico, ovvero come cura di una parte del corpo che si è ammalata e che quindi necessita di un intervento mirato, specialistico, ma che tiene presente il tutto, di cui la parte è parte.
Già in precedenza, infatti, l'OMS aveva definito la salute come "uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non la mera assenza di malattia o infermità".
La salute, in questa nuova dimensione, diventa il risultato di numerose varianti: individuali, ovvero biologiche e di stile di vita; sociali, legate al gruppo di appartenenza e di frequentazione; generali, determinate da fattori socioeconomici, culturali, ambientali.
Il documento dell’OMS per la prima volta dimostra le connessioni scientifiche e biologiche tra due mondi finora ritenuti separati, quello della cultura, dell’arte e quello della salute.
Nell’individuo con patologia e non, che sia curato anche attraverso le pratiche di welfare culturale, vengono stimolate differenti risposte: psicologiche, in termini di maggiore adattamento e regolazione emotiva; fisiologiche, grazie ad una minore risposta ormonale da stress, aumento delle capacità immunitarie e della reattività cardiovascolare; sociali, con un minor grado di solitudine ed isolamento e maggior sostegno sociale; comportamentali, sia in termini di aumento dell’esercizio fisico, sia di adozione di comportamenti salutari e sviluppo di nuove abilità.
I risultati di questo nuovo modo di curare la persona si ottengono in termini di prevenzione, gestione e trattamento delle patologie.
Gli ambiti nei quali il welfare culturale, affiancato ai percorsi terapeutici, ha dimostrato una grande capacità di miglioramento sono: le determinanti sociali della salute come coesione e disuguaglianze, lo sviluppo del bambino, la prevenzione delle malattie, la promozione di comportamenti salutari, le malattie mentali, le condizioni acute, tra cui le operazioni chirurgiche, la degenza ospedaliera e la terapia intensiva, i disturbi neuroevolutivi e neurologici, le malattie croniche degenerative, oltre al fine vita.
E proprio questo è il motivo per il quale Cittadinanzattiva ha inserito le modalità e l’approccio del Welfare Culturale all’interno di uno dei progetti in cantiere e di punta delle proprie politiche, la “Carta civica della Salute Globale”, resa possibile grazie al supporto non condizionato di Janssen Italia azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson. Un documento di visione sulla salute, che proporrà una strategia di lungo termine, necessariamente costruito grazie all’innesto di saperi e molteplici punti di osservazione.
Nel documento strategico emergerà il posizionamento di Cittadinanzattiva sul tema della salute globale, di cui si parlerà anche all’interno del Festival della Partecipazione, in programma a Bologna dal 24 al 26 giugno e promosso da Action Aid, Cittadinanzattiva e Legambiente. L’uomo, infatti, non può essere in salute se l’ambiente che lo circonda è malato. La salute globale è un approccio integrato di ricerca e azione globali, che si prefigge di migliorare la salute – intesa come benessere psicofisico - dell’intera umanità in un’ottica multidimensionale e con una imprescindibile correlazione ai determinanti biologici, economici e sociali, politici, culturali e ambientali.
Per arrivare a questo, sarà irrinunciabile superare le prospettive egoistiche e gli interessi specifici dei singoli Paesi, in un’ottica di interesse globale e di attenzione particolare alle popolazioni più fragili e povere con l’obiettivo primario di ridurre il più possibile le disuguaglianze sociali e garantire una qualità di vita dignitosa per ciascun individuo.
Ciò in questo momento è assolutamente necessario. Pena la perdita del nostro mondo.