Franco Esposito
A tre giorni dalle elezioni in Sicilia. I titoli di giornali e tv se li prende tutti il patto di Forza Italia col boss. L'incontro con il personaggio "fortissimo", come emerge in una delle conversazioni intercettate e ricostruite dal gip. L'interesse di Agostino Sansone a fissare, tramite Pietro Polizzi "un appuntamento con un terzo soggetto". Un individuo "non meglio specificato" negli atti. Secondo Polizzi, 52 anni, si tratterebbe di un "personaggio fortissimo su tutta Palermo", Momento topico della competizione elettorale, il soggetto in questione è al centro di altre indagini dei pm, tenute top secret.
In lizza al Comune, Pietro Polizzi è finito agli arresti. Con lui, il ras Agostino Sansone, 73 anni. I pm ipotizzano "il voto di scambio". Diventano quindi roventi a Palermo i giorni di vigilia delle elezioni, già attraversate e scandite da oscuri momenti e ambigue discutibili candidature. Si racconta di interferenze forti, illegali, decisamente preoccupanti. "Se sono potente io, siete potenti voi altri", e anche su questa frase dal sapore fortemente mafioso che i pm hanno lavorato e stanno lavorando. Al telefono si distingue con chiarezza la voce di Pietro Polizzi, che si rivolge ad Agostino Sansone, il ras.
Scrive il gip Alfredo Montalto: "L'espressione pronunciata icasticamente denuncia l'essenza del vero e proprio patto di scambio politico-mafioso. Polizzi è ben consapevole dello spessore mafioso di Sansone e con fiducia lo informava che avrebbero raggiunto un successo elettorale".
In che senso? Che ce l'avrebbero fatta. "perchè con mio zio Eusebio ho fatto un sacco di cose all'Ast, quando hai bisogno della Ast... la moglie è candidata di Miccichè", insiste Polizzi, "All'Uditore forse..."domanda Gaetano Manlio Poretto, sodale di Sansone, anche lui arrestato. Avrebbe organizzato un incontro tra i mafioso e il politico lo scorso 10 maggio nel quartiere di Passo di Rigano. "All'Uditore forse...", insiste Porretto. Risponde Polizzi: "Tutta Palermo, a lei devi votare".
Il riferimento è a Eusebio Dalì, vice direttore dell'Azienda Sicilia Trasporti e alla moglie Adelaide Mazzarino, candidata di Forza Italia in tandem con Polizzi. Dalì e Mazzarino non sono indagati.
Intrecci pericolosi in odore forte di mafia. L'ipotesi del voto di scambio pare cia sia tutta. Ma chi è Sansone? Appartiene a una famiglia di costruttori, ritenuta da alcuni collaboratori di giustizia e da sentenze passate in giudicato "una delle più fedeli e fidate sodali di Totò Riina, il capo dei capi". Ma chi è il terzo soggetto, l'individuo negli atti non "meglio specificato"? Per farlo serve tempo, in mezzo ci sono appunto le elezioni. "Il 2 giugno non mi devi domandare niente perchè non ti ci accompagno" - riferisce Polizzi – il 12 dobbiamo aspettare, il bordello c'è. Il 14 o il 15 ci andiamo, che problema abbiamo"
L'oggetto della conversazione è un personaggio di cui gli indagati non fanno il nome e sul quale gli inquirenti stanno lavorando. "Un personaggio fortissimo su tutta Palermo", secondo Polizzi. Poi il candidato abbassa il tono della voce e scandendo lentamente le parole dice a Sansone la frase oggetto dell'attenzione dei pm.
La vicenda è un macigno che si abbatte sulla coalizione di centrodestra di Roberto Lagalla. Un problema nell'imminenza del voto, a tre giorni dalle elezioni comunali di Palermo. Forza Italia grida comunque già vittoria. "Il professore Lagalla è il più preparato e farà il botto, vedrete", firmato Marcello Dell'Utri. Proprio mentre Polizzi veniva arrestato con l'accusa di voto di scambio. "Conseguente è la grave violazione del principio e del metodo democratico del quale il libero e incondizionato esercizio del voto costituisce il caposaldo". Secondo la Dda di Palermo coordinata da Paolo Guido, Polizzi avrebbe chiesto l'aiuto elettorale di Agostino Sansone, già condannato in via definitiva per mafia e sorvegliato speciale all'obbligo di soggiorno per tre anni.
I Sansone sono un pezzo importante della storia di Cosa Nostra della trazione corleonese capeggiata da Totò Riina. E al tempo stesso sono i boss della Borgata Uditore e gli imprenditori che per decenni sono stati i re degli appalti pubblici a Palermo. Nell'ordinanza il gip Montalto rammenta il matrimonio del 2011 tra il nipote di Agostino Sansone, arrestato mercoledì scorso, e la figlia di Filippo Guttadauro e Rosalia Messina Denaro, sorella del superlatitante Matteo. I Sansone hanno costruito il complesso di via Bernini dove Totò Riina ha consumato la latitanza per diversi anni.
Proprio grazie alla dritta su Sansone, vicino al più efferato dei boss, gli uomini del Ros piazzarono la loro auto davanti al cancello di via Bernini, riuscendo ad avvistare Riina quel 15 gennaio. Il polverone elettorale palermitano (definirlo così è un semplice esercizio di eufemismo) induce ora il candidato Roberto Lagalla, ex democristiano sostenuto da Miccichè, Totò Cuffaro e Marcello Dell'Utri, a manifestare delusione e sconcerto. "Ci siamo sbagliati". Come dire, colpa nostra e mia. Massima colpa. Un dubbio sorge però spontaneo: ingenuo vero o finto ingenuo il professore Lagalla? Impossibile che non sapesse.