Franco Esposito
Le amministrative in Sicilia, il caso Palermo e i candidati impresentabili. L'isola fuorilegge, impazza il voto di scambio. Le ombre sulla campagna elettorale del centrodestra a Palermo, dopo il sostegno acclarato, accertato, confermato di Marcello Dell'Utri e Totò Cuffaro al candidato Roberto Lagalla. Ma ancora non è finita, a dispetto della legge voluta e approvata dal primo governo Conte nel 2019. Come se l'assemblea regionale della Sicilia non avesse capito o recepito nulla.
Franco Miceli sostiene che i Cinque Stelle sono stati tra i primi a rendere accessibili i documenti di tutti i candidati. Nessuno risulta avere condanne pregresse. Laddove, al momento, non sono visibili i dati del Partito Democratico. Il Pd avrebbe però già chiesto e ottenuto i certificati penali dei candidati. In queste ore li sta trasmettendo al Nazareno, che li renderà poi pubblici.
Nella coalizione di destra a sostegno di Lagalla, risultava incensurato il forzista Pietro Polizzi, arrestato mercoledì con l'accusa di “voto di scambio politico-mafioso”, con il boss Angrlo Sansone. Da un primo screening, solo una candidata forzista al consiglio comunale, Vasilica Galoi, ha riportato una condanna nel 2019. Condannata in via definitiva a otto mesi per furto, pena sospesa.
Casi scabrosi sono reperibili tra gli azzurri candidati nella seconda circoscrizione di Palermo. Maurizio La Corte ha una condanna definitiva a un anno, del maggio 2008, per “resistenza a pubblico ufficiale”. Gli è stato applicato l'indulto. Gaspare Lo Giudice è stato condannato per invasione di edificio nel dicembre 2018, condanna poi convertita in pena pecuniaria in libertà controllata. Ma c'è dell'altro, Lo Giudice ha riportato un'altra condanna nel settembre del 2019 a sei mesi, pena sospesa, per furto.
Priva del sostegno del leaderr Matteo Renzi, la lista civica “Lavoriamo Per Palermo guidata da Davide Faraone, e Italia Viva risulta comunque una delle più trasparenti. Tutto il materiale pubblicato online. Nessuno dei quaranta candidati al Comune ha riportato condanne. Ad eccezione di Serafino Meschini, in corda nella seconda circoscrizione, condannato a otto mesi, pena sospesa, per “fraudolento daneggiamento dei beni assicurativi”.
L'unico neo nell'elenco dei candidati della Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro è rappresentato da Adriano Barbaccia. Per lui, condanna in rito abbreviato nel giugno 2012 per furto. Mancano all'appello i dati relativi a Fratelli d'Italia, non ancora inseriti sul sito i file di Palermo. Da fonti certe risultano però due candidati al consiglio comunale (Mimmo Russo e Giovanni Geloso) condannati per truffa aggravata ai danni dello Stato: Entrambia un anno e quattro mesi, pena sospesa, perchè “assunti per fare un giorno di servizio, mentre i datori di lavoro avrebbero incassato rimborsi pari a 60 e 120mila euro”.
In coda alla vicenda che ha per pootagonisti Polizzi e Sansone, il primo ha ribadito ai pm che si sarebbe ritirato dalla competizione elettorale anche “in caso di elezione”. Ma quelli della Lega come intendono regolarsi? Roberto Crippa e l'ex ministro Renato Calderoli snobbati dal loro candidato, l'ex tesserato Pd Valerio Donato, che punta a diventare sindaco con i voti di Forza Italia e Lega.
Ma la sinistra radicale come si pone nell'imminenza della consultazione elettorale? Francesco Di lieto chiede “come si fa a votare chi indossava la maglietta con scritto Prima il Nord?”. Mentre quella di Calderoli recita “Sciopero della fame per una giustizia giusta”. L'ex ministro sembra più interessato al referendum che alle elezioni. E il suo fuori onda “Comunque vincerà uno del Pd” non è esattamente buona efficace pubblicità per il candidato Donato, iscritto fino a ieri al partito di Enrico Letta. A proposito di grandi voltagabbana.
A Catanzato Lido il docente universitario Nicola Fiorita è salito sul palco con Giuseppe Conte. L'ex premier ha assicurato che “i soldi del Pnrr saranno spesi contrastando ogni forma di corruzione, illegalità e malavita”. Le grandi utopie italiane. Ma non solo in Sicilia, in questi giorni estremi di campagna elettorale.
A Catanzaro, la città del procuratore Nicola Gratteri, udite udite, non si “parla di legalità”. Proprio così: la legalità è la grande assente nella campagna elettorale per le Amministrative di Catanzaro. Si vota e si dimentica la presenza della 'ndrangheta. Anche se Wanda Ferro, deputata e responsabile regionale di Fratelli d'Italia, ha dichiarato alla Gazzetta del Sud: “I voti della 'ndrangheta non li vogliamio e non li abbiamio mai voluti”. Vale solo per lei, evidentemente.
Non per il partito di Giorgia Meloni, che prima di affidarle il coordinamento regionale, ha collezionato politici arrestati e indagati per mafia. Nella lista Pd i ricilati sono sono sei. In crisi la Lega. E nessuno, proprio nessuno, parla di legalità e di 'ndrangheta in Calabria.
Il trionfo delle facce di bronzo.