di Matteo Forciniti
Affogato nella propaganda politica, il Comites di Montevideo si ritrova dopo sette mesi ancora bloccato senza aver prodotto niente di significativo. Cosa sta facendo l’organismo che dovrebbe difendere i diritti dei cittadini italiani in Uruguay? È davvero difficile riuscire a trovare qualcosa in un organismo già di per sé partito male, eletto lo scorso anno da una minuscola e ridicola percentuale di cittadini.
Le due liste di opposizione Unitalia e Rinnovo coincidono su un punto: l’evento per la Festa della Repubblica alla Casa degli Italiani la settimana scorsa non ha avuto alcun riferimento alla collettività, è stato sfruttato da qualcuno solo a fini personali. Un segnale evidente, sostengono i due gruppi, del chiaro indirizzo intrapreso dal Comites, molto lontano dalle reali esigenze della gente.
“Un due giugno dal contenuto insolito” afferma amaramente Alessandro Maggi della lista Unitalia. “È vero che dopo tanto tempo la gente aveva voglia di riunirsi e così è stato ma quello che ci ha lasciato increduli è che nei discorsi ufficiali da parte delle autorità non c’è stato alcun riferimento alle problematiche che sta vivendo oggi la collettività italiana dell’Uruguay. Niente di niente, eppure i servizi consolari sono un disastro, a breve ci sarà un referendum di cui si sa poco e nulla e che si annuncia come un nuovo fallimento. La sensazione è che si stia cercando di utilizzare il Comites per fare campagna elettorale per un partito politico (il Partido Nacional), cosa che non era mai successo prima fermo restando poi che ognuno di noi ha delle idee”. Maggi torna poi sulla storia della presidenza illegale ricoperta durante tre mesi da Aldo Lamorte a causa del suo doppio incarico con quello di consigliere del Cgie: “Si lascia passare il tempo per cercare di far dimenticare quello che è successo. Invece tutto è stato molto grave, noi abbiamo chiesto solo il ripristino della legalità ma quando l’organismo che dovrebbe vigilare (l’Ambasciata) non interviene allora diventa molto difficile provare a fare qualcosa con un avvocato dall’Italia”.
Anche Fabrizio D’Alessandro della lista Rinnovo si scaglia contro la gestione dell’organismo di rappresentanza: “La festa del 2 giugno è stato il tipico esempio per capire che c’è un organismo che non funziona con persone che non parlano italiano e che non hanno mai conosciuto la realtà delle associazioni”. “Per molti” -aggiunge- “sembra che sia più importante apparire, dire che si fa parte del Comites per seguire altri interessi, forse per politica, anziché lavorare seriamente per risolvere i problemi della collettività. A dire il vero però queste persone non conoscono nulla della collettività e delle reali esigenze che ci sono. Quando uno nelle discussioni fa delle osservazioni e delle critiche ti rispondono usando il potere della maggioranza e dato che hanno i voti finiscono per fare sempre quello che vogliono. E allora così diventa davvero molto difficile cercare di dare il proprio contributo, per fortuna ci sono le associazioni che sono il motore della collettività”.