Gente d'Italia

La rivoluzione Mancini: i giovani ci sono, manca la pazienza di aspettarli

DI ENRICO PIRONDINI

La rivoluzione Mancini è in movimento. Il messaggio ai club è: largo ai giovani. Sarà accolto? Difficile, certi tabù non crollano nel breve spazio di un mattino. Raramente.

È vero, come cantavano i giovani di Berlino sotto il Muro picconato, che “ciò che non accade in vent’anni può accadere in venti minuti”. E “i venti minuti “ al Mancio sono venuti nella sua Bologna, dopo 50 panchine: dentro 6 esordienti (Gnonto, Frattesi, Ricci, Dimarco, Pobega, Cancellieri). Prove di futuro. Se questo non è un messaggio alle società’, cos’è ? Mancini si è affrettato a dire che “non ho voluto mandare un messaggio ai club, dobbiamo costruire il nostro futuro”. Polemiche evitate. Bologna è stato l’inizio di un nuovo capitolo.

Il c.t. Mancini ha avvertito: “Nelle prossime partite farò debuttare altri giocatori”. Oltre queste gare ufficiali di “Nations League”, torneo fresco (siamo alla terza edizione) e affollato (55 Nazionali partecipanti ). Torneo importante che si concluderà il 26 marzo 2024.

Dunque le occasioni non mancheranno. A Coverciano (24-26 maggio) Mancini aveva convocato 53 giocatori proprio per visionare una serie di giovani calciatori di interesse nazionale. Talenti o talentini da tenere d’occhio: 29 di serie A, 18 di serie B, 6 impegnati all’estero. Nel gruppo ha inserito anche un giovanissimo: il trequartista dell’Udinese Simone Pafundi, classe 2006. Tra gli osservati speciali alcuni ragazzi già in vetrina al calciomercato come Bellanova (Cagliari), Carnesecchi e Fagioli (Cremonese), Gatti (Frosinone), Vignato (Bologna), Colombo (Spal), Plizzari (Lecce), Sorrentino (Pescara), Viti (Empoli), Zanoli (Napoli).

La strada imboccata è quella giusta. La rifondazione è necessaria, aiuta ad allontanare l’incubo del Mondiale. Occorre però tanta pazienza. Dice Bobo Vieri, ex bomber della Nazionale: “Calma, i giovani ci sono. Purtroppo l’Italia non è il Paese dove farli giocare. All’estero invece sì. Hanno pazienza. In Italia pensiamo solo al risultato. Se poi un giovane fa bene allora si parla già di fenomeno. Se non fa bene, viene subito massacrato. Prendete Tonali: non ha fatto bene il primo anno. Quest’anno è stato super.
Dunque ci vuole pazienza. Parola che in Italia non c’è.

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