di Gabriella Cerami
Si scontrano due visioni contrapposte ed è difficile trovare un punto di caduta, anzi al contrario questo potrebbe essere il pretesto per far cascare tutto. A spaccare in due il Movimento 5 Stelle, tra le altre cose, è la questione di un nuovo invio delle armi in Ucraina, quindi del possibile quarto decreto armi. Circola una bozza di risoluzione che M5s presenterebbe il 21 giugno quando il premier Draghi fornirà a Camera e Senato le sue comunicazioni in vista del prossimo consiglio Ue. Secondo questo testo, M5s chiederebbe al governo di non procedere all'invio di nuove armi a Kiev. Luigi Di Maio non ne vuol sapere e marca la distanza: "Ho letto che ci sono dei senatori M5S che hanno proposto una bozza di testo da integrare nella risoluzione che ci disallineerebbe dall'Ue e dalla Nato. Così mettiamo a repentaglio la sicurezza dell'Italia e come ministro degli Esteri devo difendere la collocazione geopolitica del nostro Paese". I fedelissimi di Conte lo accusano di parlare a titolo personale e non a nome del Movimento 5 Stelle.
Quindi il ministro si difende. Odio, odio e ancora odio. Luigi Di Maio torna a parlare di "odio e cattiverie" nei suoi confronti, un po' come quando Silvio Berlusconi evocava quel "partito dell'odio" che gli remava contro. Il ministro degli Esteri sente di avere contro di sé i vertici del suo stesso partito, di quel Movimento 5 Stelle di cui è stato capo e in cui ora non si riconosce più: "E' in corso una deriva preoccupante ma non per me, bensì per M5s". Michele Gubitosa e Alessandra Todde, i due vice di Giuseppe Conte, con qualche giro parole lo vorrebbero fuori dal governo e fuori da M5s.
Di Maio parla al Summit Blue Forum Italia Network a Gaeta, intervistato dall'ex parlamentare di Forza Italia Nunzia De Girolamo: "Sono campana come te, Luigi. Ti vedo sorridere in questi giorni e posso dire che c'è da preoccuparsi, ma questo lo dico io". Come a voler lasciare intendere che l'aria del ministro degli Esteri è tipica di chi sta studiando qualcosa. E infatti prendono forma indiscrezioni circa un suo avvicinamento al centro.
C'è anche chi lo dà in prossimità di 'L'Italia c'è', un nuovo spazio riformista, liberale e progressista che sarà presentato a settembre e che vorrebbe come leader Giuseppe Sala e al suo interno Luigi Di Maio. Per adesso non arrivano né conferme né smentite ma il dato politico è che qualcosa si muove, che Di Maio viene corteggiato e a sua volta si guarda intorno, e che tra il presidente M5s Giuseppe Conte e l'ex capo i rapporti sono ai minimi termini e sono difficili da ricucire, specialmente perché viene gettata benzina sul fuoco.
Oggi a farlo è un fedelissimo di Giuseppe Conte, quindi è come se parlasse l'ex premier. "Di Maio è un ministro della Repubblica perché è espressione della prima forza politica, non perché si chiama Luigi Di Maio", dice il vicepresidente M5s Michele Gubitosa che quasi quasi vorrebbe che il ministro degli Esteri lasciasse il posto perché distante dalla linea che i vertici grillini rappresentano. "Mi domando – dice a Fanpage - quanto Di Maio nel governo rappresenti ancora il M5s, o se stia rappresentando solo sé stesso o qualcun altro. Io da vicepresidente M5s penso che tutti questi spunti di riflessione vadano affrontati in Consiglio nazionale".
A Gaeta è presente anche l'altra vice di Conte, Alessandra Todde che a differenze del collega Gubitosa, in questo caos generale in cui le due fazioni si stanno scontrando, prova invece a non alimentare il fuoco. "Io vorrei uscire dalla contrapposizione Conte-Di Maio, ma parlando in questo modo Luigi si pone fuori" e poi rassicura "lavoriamo a una risoluzione condivisa. L'idea è trovare un punto di caduta che metta insieme anime differenti". Stando così le cose appare quanto mai difficile. L'intento dell'altro vice Gubitosa non sembra questo mentre Di Maio sta sfidando Conte e non ha alcuna intenzione di indietreggiare per trovare il punto di caduta e rimettere insieme i pezzi di un Movimento 5 Stelle che non c'è più.