di Claudia Zanella
Un’altra dichiarazione, un’altra miccia che accende le polemiche. L’ambasciatore russo in Italia, Sergej Razov, non perde un’occasione per mettere zizzania e alimentare le spaccature tra le forze politiche al governo. Al centro, questa volta, l’invio delle armi in Ucraina: un argomento che alimenta le tensioni negli schieramenti politici e alimenta le spaccature, su cui è tornato più volte. Razov, in un’intervista a Scenari internazionali, ha detto: “La logica secondo cui la massiccia fornitura di armi all'Ucraina sarebbe un mezzo per arrivare alla pace mi sembra quantomeno bizzarra. In sostanza si tratta di alimentare all'infinito la situazione di conflitto e di moltiplicare vittime e distruzioni. Questa logica, a quanto mi risulta, è lungi dall'essere condivisa da tutti, anche in Italia". Poi ha aggiunto che “le armi italiane saranno utilizzate per uccidere militari russi. Questo introduce nelle nostre relazioni bilaterali un altro elemento negativo che non possiamo ignorare". Inoltre non è possibile fare completa chiarezza su chi abbia effettivamente in mano queste armi. In effetti, oltre alle forze armate regolari, alle operazioni di combattimento in Ucraina partecipano formazioni nazionaliste e territoriali, che non sono sotto il controllo di Kiev o non lo sono completamente. Dove finiranno queste armi e in quali regioni al di fuori dell'Ucraina saranno utilizzate in futuro sono domande a cui non c'è risposta".
Parole che, commenta il senatore del Movimento 5 Stelle, Primo Di Nicola, molto vicino a Di Maio, “sembrano purtroppo un plauso alle intenzioni espresse dalla risoluzione M5s che sta girando in queste ore. L'endorsement di Razov a quella che è l'apparente posizione di una parte del M5s ci riempie di imbarazzo e vergogna. Rischiamo di portare il M5S e l'Italia dalla parte sbagliata della storia". Il riferimento è a una bozza di risoluzione che M5s presenterebbe il 21 giugno quando il premier, Mario Draghi, fornirà a Camera e Senato le sue comunicazioni in vista del prossimo consiglio Ue. Secondo questo testo, il M5s chiederebbe al governo di non procedere all’invio di nuove armi a Kiev. Un’iniziativa che spacca il Movimento. Ma soprattutto alimenta le divisioni del governo su un argomento, come quello dell’invio di armi, sui cui, invece, il premier è perentorio.
Per l’ambasciatore non è una novità questa strategia che cerca di colpire i punti deboli della tenuta politica dell’esecutivo italiano. Poche settimane fa Razov aveva, invece,cavalcato la polemica sul viaggio a Mosca di Matteo Salvini. Il leader della Lega voleva andare in Russia in missione diplomatica, senza alcun mandato e senza alcun coordinamento con il governo, e l’ambasciata aveva pagato il viaggio in rubli, cifra che poi le era stata restituita. La conferma e la spiegazione di quanto avvenuto era arrivata proprio dall'isitutizione russa a Roma, sollevando un polverone che ha minato alla stabilità del governo.
Non solo. Lo scorso primo marzo Salvini ha cenato insieme al consulente ed ex deputato di Forza Italia Antonio Capuano, con il capo della diplomazia russa in Italia e a un suo traduttore presso l’ambasciata di Mosca in Italia. Una vera e propria cena di lavoro confermata dalle autorità russe: “Confermo l’incontro tra Salvini e l’ambasciatore Razov. È il nostro lavoro accogliere le persone, anche politici come Salvini, che fa parte della maggioranza di governo. Per quanto riguarda il contenuto, non possiamo dire cosa è stato detto”, aveva spiegato a Domani la portavoce dell’ambasciata russa Valentina Sokolova.
Sul tema delle armi l’ambasciatore è tornato più volte, anche minacciando l’Italia. Addirittura a marzo, alcuni parlamentari italiani si sono trovati nell’email una lettera dell’ambasciatore Razov, con preghiera di diffusione in tutto il parlamento. Il diplomatico aveva scritto: “Ho l'onore di inviarle la dichiarazione del ministero degli Affari esteri della Federazione russa sul ruolo dell'Unione europea nei fatti dell’Ucraina”. In allegato un discorso intimidatorio di Sergej Lavrov in cui si legge: “I cittadini e le strutture della Ue coinvolti nella fornitura di armi letali e di carburante e lubrificanti alle forze armate Ucraine saranno ritenuti responsabili di qualsiasi conseguenza di tali azioni nel contesto dell’operazione militare speciale in corso”.