di Matteo Forciniti
Due settimane dopo la chiusura delle operazioni di voto e una settimana dopo i risultati continua a restare ancora lì l'annuncio sui referendum abrogativi: è la notizia in primo piano sul sito web dell'Ambasciata d'Italia in Uruguay e riguarda quello che può essere definito come un vero e proprio referendum clandestino nonostante questo annuncio.
24 milioni di euro sono stati i soldi spesi per far votare gli italiani all'estero attraverso il voto per corrispondenza su questi cinque quesiti sulla giustizia promossi dalla Lega e dai Radicali. A differenza delle elezioni dei Comites, gli organismi di rappresentanza di base, questa volta il plico per votare è arrivato a tutti, non occorreva iscriversi. Come era ampiamente prevedibile, il risultato è stato un flop storico colossale e basta citare i numeri per capirlo: in Italia ha votato poco più del 20%, all'estero circa il 16%.
E in Uruguay come è andata? Ancora una volta a dominare è stato il silenzio assoluto imposto dalle autorità diplomatiche, una costante a cui ormai si sta facendo l'abitudine. Una settimana dopo i risultati ufficiali a Montevideo non viene comunicato nulla, sembra che tutto sia stato già cancellato per voltare pagina a eccezione del vecchio annuncio sulle modalità di voto che resta abbandonato al proprio destino sul sito web dell'Ambasciata. Dai dati forniti durante il programma radiofonico "Italia per tutti" curato dal consigliere del Comites Alessandro Maggi si scopre che la partecipazione in Uruguay è stata del 17,44%. Circa 94.556 sono stati i plichi elettorali inviati agli elettori e 16.486 i partecipanti al voto che hanno restituito il plico entro il termine di scadenza il 9 giugno. A dire il vero -come emerge dai dati ufficiali del ministero dell'Interno- i numeri finali sono un po' più bassi perché bisogna considerare i voti validi e dunque il totale non arriva neanche a 16mila partecipanti.
La tematica in questione era molto difficile da comprendere per i residenti in Italia, figuriamoci per quelli all'estero che avrebbero almeno avuto bisogno di un po' più di informazione per cercare di capire qualcosa di estremamente complesso, molto lontano dalle loro esigenze malgrado questi 24 milioni di euro buttati completamente nella spazzatura.
Quello che ha caratterizzato l'Uruguay così come altri posti è stata una campagna informativa completamente assente così come è stato fatto tante altre volte in passato. Le uniche cose fatte dall'Ambasciata sono state 4 pubblicazioni su Facebook e un annuncio sulla pagina web, nient'altro. Il silenzio assoluto deciso dai diplomatici è stato pienamente condiviso anche dai rappresentanti della collettività del Comites. Del referendum clandestino in Uruguay non se n'è accorto nessuno.