La guerra in Ucraina, con il blocco di Mosca alle forniture di gas, rischia di provocare serie ricadute al comparto energetico dei paesi occidentali. Da qui il suggerimento avanzato dal leader di Forza Italia Antonio Tajani di "non rinunciare al nucleare e al gas".
L’esponente azzurro, presidente della commissione Affari Costituzionali del Parlamento Ue e coordinatore nazionale del partito di Berlusconi, ha dettato la sua agenda - incontrando i giornalisti a Bruxelles - non solo per FI ma anche per lo stesso partito popolare europeo di cui, fino a prova contraria, il movimento berlusconiano è parte attiva e integrante.
L'ex presidente del Parlamento Europeo ha fatto notare che fissare un tetto al prezzo del gas sarebbe un punto di partenza necessario per il breve periodo, al fine di bloccare l'inflazione e difendere il potere di acquisto degli italiani e degli europei ma che per completare il processo bisognerebbe poi "portare il nucleare anche in Italia" a “circa trentacinque anni dalla chiusura delle centrali nazionali”.
Per il politico forzista è inoltre corretto il giudizio della Commissione secondo cui il nucleare è un'energia "non inquinante" attraverso cui "combattiamo il cambiamento climatico e allo stesso tempo permettiamo alla nostra industria e alla nostra agricoltura di essere competitive e di avere indipendenza energetica".
Tale scelta, in ogni caso, è stata contestata dagli ecologisti e dal governo tedesco a trazione socialdemocratica e verde. Tuttavia per Tajani "è l'unica che ci possa garantire autonomia, libertà e indipendenza".