Gente d'Italia

E intanto il Comune pensa a vietare le spiagge ai napoletani

 

 

 L'OSSERVATORIO ITALIANO

di Anonimo Napoletano

 

 

 

Mentre nell'area occidentale di Napoli, terza metropoli italiana dopo Roma e Milano, la porta d'accesso della città è ormai sottratta al controllo dello Stato e preda di degrado e illegalità, nella zona opposta, dove c'è lo splendido mare partenopeo cantato da tanti poeti, le spiagge sono praticamente vietate alla popolazione. Accade, infatti, che la stragrande maggioranza dei lidi sono dati in concessione a privati che si fanno pagare prezzi da capogiro per accedere all'arenile: una giornata in spiaggia può costare non meno di 40 euro, per avere diritto a un ombrellone e due lettini. I pochi e minuscoli tratti di costa rimasti liberi sono difficilmente raggiungibili, o attraversando i lidi privati o usando imbarcazioni, spesso abusive, che traghettano i bagnanti. Ma l'ultima novità è che il Comune ha deciso, con una delibera di giunta su proposta dell'assessore Paolo Mancuso, ex magistrato della locale procura passato alla politica attiva una volta in pensione, di fissare un numero chiuso per l'accesso in spiaggia. In pratica, i bagnanti devono prenotarsi su una piattaforma e una volta esauriti i  posti disponibili non possono più accedere. Il problema è che i posti sono davvero pochi. Per esempio, se consideriamo il litorale di Posillipo, nel tratto di spiaggia libera tra Palazzo Donn'Anna e il Bagno Ideal è stato fissato il limite di appena dodici posti. Dodici bagnanti ammessi al giorno. Stesso numero per il fazzoletto di spiaggia libera stretto tra Palazzo Donn'Anna e il Bagno Elena, mentre sono 400 i posti disponibili poco distante al confine con il Bagno Sirena. Gli accessi alle spiagge libere dovranno essere controllati proprio dai gestori dei lidi privati, che devono aprire i cancelli alle 8 del mattino e chiuderli alle 18, verificando che chi passa abbia effettuato la prenotazione. Immediate sono state le proposte dei comitati dei cittadini che hanno inscenato un flash-mob davanti al Comune, con tanto di ombrelloni, teli da mare e sdraio, e il giorno seguente hanno manifestato  direttamente in spiaggia con striscioni su cui campeggiano diversi slogan: “spiaggia offline”, “il mare non bagna Napoli”, “Gaiola libera”, “mare bene comune”. Tra le altre cose gli attivisti pro spiagge libere protestano che i gestori dei lidi privati occupano anche i cinque metri di spiaggia a ridosso del mare che dovrebbero sempre essere a disposizione di tutti, in quanto demanio inalienabile ed escluso dalle concessioni private. Ma sono anche i gestori dei lidi privati a protestare: non accettano che sia demandato a loro il ruolo di controllare gli accessi alle spiagge libere e temono che questo possa comportare attriti e dissidi con i bagnanti di difficile gestione da parte del personale dei lidi: «Noi non siamo gendarmi o vigili urbani», dicono. Insomma, una ordinanza che non fa contento nessuno e contro la quale, con l'inizio del mese di luglio, c'è da attendersi nuove proteste da parte dei cittadini che reclamano il loro diritto ad accedere liberamente al mare di Napoli.

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