Gli Stati Uniti non è il paese inventore della pizza, ma è quello con il maggior numero di pizzerie al mondo. Sono oltre 90 mila, infatti, sparse in giro per il paese a stelle e strisce. A rivelarlo è una ricerca statistica condotta da BoldData, secondo la quale l'Italia, il paese che ha inventato la pizza, è al secondo posto con oltre 42 mila pizzerie. Ne ha poco più di 30 mila il Brasile, al terzo posto.
Lo Stato USA con più pizzerie è la California, seguito da New York, metropoli che, con 7.190 ristoranti, ha alimentato il mito del cibo italiano nel quartiere di Little Italy, oggi meta turistica tra le più gettonate della Big Apple.
All'inizio del 2021 gli Stati Uniti avrebbero dovuto raggiungere il numero di 100.000 pizzerie, ma il Covid ha bloccato una crescita ininterrotta da 5 anni. Gli statunitensi adorano la pizza e, quando è veramente made in Italy, fatta dalle sapienti mani di chi conosce tecnica ed ingredienti, i più attenti iniziano a riconoscerlo e ad apprezzarlo.
Non è un caso che Roberto Caporuscio, nel 1999, è stato il primo pizzaiolo italiano a portare la vera pizza napoletana in America.
Cresciuto a sud di Roma, a Pontinia, Caporuscio ha sviluppato le sue abilità culinarie producendo e vendendo formaggio; poi ha iniziato il suo percorso nel mondo della pizza, andando a studiare a Napoli dai più talentuosi maestri pizzaioli per imparare il mestiere e carpirne i segreti. La voglia di essere imprenditore di sé stesso e di esportare la pizza napoletana negli States lo spingono ad aprire due pizzerie di successo a Pittsburgh e nel New Jersey. Poi arriva a New York City dove, nel 2009, inaugura Kesté Pizza & Vino in Bleecker Street (poi spostatasi a 66 Gold St): un successo cui segue, nel 2012, Don Antonio a Midtown e che poi si estende a tutto il territorio USA, con Kestè Pizza Go, innovativo servizio di delivery,
Oggi Roberto Caporuscio - presidente dell'Associazione Pizzaiuoli Napoletani in America - è anche uno dei principali ambasciatori del made in Italy e della pizza di qualità a New York, tanto che è entrato nella classifica statunitense "50 Top Pizza". È ormai anche un volto noto televisivo, dopo la sua partecipazione al famoso show culinario "A tavola con Guy", condotto da Guy Fieri, (in onda su Food Network dal 2007), in cui quattro chef si sfidano tra di loro.
Caporuscio, per la sua pizza napoletana, ha da sempre scelto materie prime di qualità, rigorosamente importate dall'Italia, come i pomodori di Salerno, il prosciutto di Parma, il Tartufo Urbani, la Mortadella Bologna, la Finocchiona IGP, la mozzarella di bufala di Caserta, l'olio extra vergine siciliano, il Parmigiano Reggiano e molte altre eccellenze italiane. Ma nel suo menù ha inserito anche una pizza realizzata con farina senza glutine, molto apprezzata anche dai millennials, tanto che rappresenta il 28% del fatturato delle sue pizzerie.
Caporuscio - ancor prima della polemica innescata da Flavio Briatore sul costo della pizza di qualità - ha puntato sul binomio prezzi popolari e materie prime eccellenti; infatti, nel suo menù ha inserito tre pizze a 5 dollari. "Oggi, purtroppo, dopo il Covid, gli effetti economici della guerra in Ucraina si fanno sentire ovunque e i costi per realizzare una pizza napoletana a regola d'arte sono lievitati di circa il 30%, oltre alla difficoltà nel reperimento dei vini italiani più prestigiosi. Ma il mio obiettivo con Kestè è continuare a far apprezzare - agli statunitensi e agli italiani in viaggio negli USA - la vera pizza napoletana a prezzi contenuti, mantenendo inalterata la qualità", sottolinea Roberto Caporuscio, ambasciatore della pizza napoletana negli Stati Uniti.