di Antonio Saccà
Gli Stati Uniti vorrebbero escludere dal mercato la Russia e la Cina, in quanto temono la concorrenza delle materie prime russe e delle merci a basso costo di Pechino. È una pretesa assurda, perdente, rovinosa per tutti. E si sta vedendo. L’Ucraina è un pretesto. L’avversione contro le due potenze orientali era precedente. Per Kiev basterebbe non volere l’antitesi, che gli ucraini ammazzino i russi. Vale a dire: lasciare in pugno agli ucraini le popolazioni russe è delirio. In quanto allo scontro sulle materie prime russe e le merci cinesi o accettiamo che rientrino nel circuito mondiale o si “scassa” il mondo, a vantaggio non sappiamo di chi. Non si tratta di uno scontro delle democrazie verso totalitarismi e autocrazie, è un conflitto di economiaclassico, tra mercati, spazi di mercato, petrolio, armi, gas, materie prime, aree di influenza e potenza.
Certo, vi è l’area di potenza e di Istituzioni democratiche e l’area di potenza totalitaria, Cina, autocratica, Russia, ma il dato problematico è che molte nazioni hanno bisogno dei rapporti con la Cina e con la Russia, noi compresi. Quindi risulta impossibile escludere dal mercato Russia e Cina. Qualcuno può realisticamente immaginare che sia attuabile un pianeta economico ostracizzato a Russia e Cina? Perché vagheggiare l’impossibile e non tentare il fattibile? Ovvero rimettere il mondo nella appropriata condizione, di essere il mondo, non un quartierefronteggiante armato e sul punto di esplodere, aizzato in parti avverse. C’è una complicazione: si produce troppo, bisogna esportare, quindi invadere gli altri paesi, a rischio di suscitare complicazioni.
Al dunque, se vivessimo in pace, una pace concorrenziale, l’Occidente verrebbe sconfitto, poiché il costo delle nostre merci e la quantità delle nostre materie prime non reggerebbero la gara con Cina e Russia. È questo il segreto palese di tutti i giri argomentativi frottolosi per giustificare il conflitto? Certo. Ci battessimo per la libertà dei popoli e il benessere avremmo dovuto scatenare la guerra contro Russia e Cina dal secolo scorso, polverizzare la Corea del Nord, incatenare i talebani, salvare dalla morte migliaia di bambiniuccisi dalla guerra muta che è la fame. No, Russia e Cina vengono avversate perché sono competitive. Ma come, abbiamo commerciato fino a ieri? Non è una scoperta europea, è una scoperta statunitense. E che hanno scoperto gli Stati Uniti? Che stavano perdendo addirittura l’Europa. Quindi la guerra serve a rovinare i contatti tra Russia ed Europa e a zizzaniare i rapporti Cina/Europa. Ciò significa che l’Europa non saprà dove andare a sbattere.
Il mondo è grande. Allora ditemi, a chi ci volgeremo? Se è pericoloso sostenere popoli totalitari, autoritari, aiutare popoli musulmani, fertilissimi e oltretutto instabili, come quelli africani, non saprei… Ma non sono competitivi nelle merci e in molte materie prime, non hanno ambizioni di potenza. La prepotenza si può esercitare in vari modi, e l’accostamento di demografia effervescente e fonti di energiapotrebbe annientarci. Dunque, l’Europa? Dico quel che è il mio pensiero, e lo discuterei, perché è discutibile. Non dobbiamo seguire il fantasma statunitense, illuderci di frenare le materie prime russe e le merci a basso costo cinesi. Sanzioni e guerre possono durare il mutamento di qualche stagione, poi attossicano il pianeta. Cerchiamo di riavere, magari cautamente, restaurati vicinanze con la Russia, la Russia è europea, è nell’arte europea, è in moltissimi di noi, non ci verrà strappata, sarebbe perdere noi stessi come europei, è un orrore confondere il sistema politico con la civiltà di un popolo, del sistema politico russo deve importare ma non a scorno della civiltà russa, insostituibile, fluttuante, persistente, incarnata, non possiamo fare a meno di Miguel de Cervantes e di Lev Tolstoj, di Franz Schubert e di Petr Il’ič Tchajkovskij.
Non cancelliamoci da noi stessi, l’Europa senza la Russia, contro la Russia si taglierebbe i lobi frontali. Siamo a rischio di civiltà. Noi siamo europei. In quanto alla competitività economica, non si rimedia con guerre e sanzioni. Si rimedia rifondando il capitalismo. Automazione, accresciuta produttività e spingere al massimo la produzione, diminuire il costo delle merci, diminuzione di orari, salari che favoriscono i consumi, non largire senza corrispettivo di lavoro, eventuali minori profitti pur di favorire la domanda, ampliare dismisuratamente la popolazione che lavora in ogni centimetro del mondo smettendo di importare gente per ottenere lavoratori a costo abbassato. Non si combatte in tal modo la Cina, né si combatte, come sta accadendo, facendo fallire e quindi licenziando accrescendo i tassi, né favorendo il profitto con inflazione vera e non vera, né gonfiando le azioni o i costi delle case. Stimolare le imprese dei lavoratori che sappiano mantenersi come lavoratori-imprenditori, esaltare il lavoro, il rendersi utili alla società, anche con il baratto sociale, io ti insegno, tu mi pulisci l’abitazione, valorizzare il non valorizzato (case, campagne lasciate smorte), tutte le iniziative auto protettive.
Certo, se si inventano profitti illusori, speculativi, non vincolati alla realtà del lavoro e dei beni, moneta irrealegettata nelle tasche per sorreggere i consumi, i prezzi crescono crescendo la domanda. Quest’esercizio di trapezismi da circo illusionistico si spegne e l’acrobata dell’economia cade senza rete, a meno che non utilizzi inflazione e recessione per licenziare “giusta causa” e la guerra per accusare la Russia (e la Cina e spostare l’attenzione: cittadino devi sopportare, c’è la guerra, siamo in uno stato di guerra che ahimè non termina). Indubbiamente Pechino ha un sistema economico abnorme che la favorisce, ma credo che se si producesse enormemente a costi minori abbassando l’orario di lavoro per le nuove tecnologie iper-produttive, permettendo consumi dilatati e occupazione ci salveremmo nella competizione o addirittura fare lavorare maggiormente se necessario, provarle tutte, e accrescere l’utilità sociale di ciascuno. Per dire, io ho qualche anno ma faccio lezioni di sociologia gratuite. Mettersi a disposizione per il bene sociale.
Comprendere dalla cittadinanza che sanzioni, guerra e pandemia forse gioveranno ai venditori di armi, di petrolio e di farmaci. Giustificheranno licenziamenti ed economia virtuosa e ammutolita, ci frantumeranno. Chi sa se comprenderemo “socialmente” che tra profitto e occupazione devono cambiare i rapporti, ossia: il profitto “deve” tener conto se è disoccupativo o non adeguatamente remunerativo per i lavoratori. Eviteremmo il solito nemico esterno. E guerra, sanzioni. E pandemia. Lavorare non stancherebbe se fosse sentito come salute della civiltà europea.