…possiede il diritto all’autogoverno”, scriveva Thomas Jefferson nel 1790. Noi diremmo: “diritto all’autodeterminazione”, ma il significato è pressoché lo stesso. Il Politicamente Scorretto di oggi è ispirato dal bellissimo articolo a firma di Massimo Teodori, pubblicato su Gente d’Italia di giovedì 7 luglio con il titolo: “Ecco come l’America radicalizza la politica e stravolge la Costituzione”. Non a caso, la nostra rubrica di sabato scorso iniziava con la frase: “Il fantasma rampante delle dittature sta di nuovo invadendo il mondo, insensibilmente, in maniere anche inusitate”. Pensiamo quindi che un discorso sulle diverse costituzioni e un minimo paragone fra la Costituzione americana e quella italiana siano utili, per non dire necessari. La Costituzione americana originaria, che consiste in sette articoli divisi in sezioni, fu approvata nel 1787 con l’aggiunta di 10 emendamenti, l’ultimo dei quali recita: “I poteri che la Costituzione non attribuisce agli Stati Uniti né inibisce agli Stati sono riservati ai singoli Stati o al popolo”. Da questa formulazione, unita alla composizione della Corte Suprema, nascono le recenti aberrazioni che hanno trasformato l’istituzione “Corte Suprema” in vero e proprio organo legiferante, che ultimamente si sostituisce in crescita esponenziale al potere legislativo del Congresso USA. È bene ricordare che in USA vige, come in Italia, il bicameralismo perfetto, esercitato da due Camere rappresentative paritarie, con gli stessi compiti e poteri. In parole povere, una legge deve essere approvata nello stesso testo sia dalla Camera che dal Senato, sia in USA che in Italia, ai sensi delle rispettive Costituzioni. È importante quindi riepilogare in che clima sono nate le due Costituzioni di cui stiamo parlando: quella americana in chiave antimonarchica e indipendentista dalle imposizioni del Re inglese, colonizzatore delle terre d’America; quella italiana in chiave antifascista. Non è mai un bene che una Costituzione nasca “contro” qualche cosa. In ambedue i casi, per paura di strapoteri esterni, furono ridotte le funzioni del Governo federale, a favore degli Stati, per gli USA; e a favore del Parlamento per l’Italia, con risultati molto diversi alla luce delle differenti normative. La famosa “instabilità di Governo” italiana è in realtà una garanzia contro il rigurgito di qualunque dittatura. Il Governo italiano deve godere della fiducia del Parlamento, che dovrebbe riflettere le maggioranze politiche decretate dai cittadini nelle ultime consultazioni, che dovrebbero tenersi ogni 5 anni e sono protette dal Presidente della Repubblica, eletto dalle rappresentanze parlamentari e regionali ogni 7 anni e non direttamente dai cittadini. La dovizia di condizionali che stiamo usando nasce dal fatto che il potere decisionale, come scrive Sandulli “si è spostato fuori dal Parlamento” ed è passato ai partiti, alle loro correnti e alle ambizioni di questo o quella aspirante alle maggiori cariche. Sandulli afferma che: gli iscritti ai partiti si aggirano intorno al 10% della popolazione; gli attivi nei partiti sono all’incirca il 10% degli iscritti; e la maggior parte di questi ultimi si pone ai bassi livelli decisionali. Perciò conclude: “In sostanza, il sistema si regge su un potere oligarchico centralizzato. La lotta politica è lotta di oligarchie”. In USA, la costruzione verticistica del Governo fa capo al Presidente eletto dal popolo con un sistema complicatissimo. Il bipartitismo americano, perfetto sulla carta, è invece frastagliato dalle infinite anime che, nel partito repubblicano, si schierano da iperconservatrici – con vene di estremo puritanesimo e razzismo – a semplicemente tradizionaliste, mentre nel partito democratico vanno da un centrismo moderato a forme che potrebbero definirsi socialiste, almeno in campo assistenziale. L’elezione con la successiva riconferma di Barack Obama, che ha goduto solo brevemente di una maggioranza democratica alla Camera, ha aperto la strada alla scientifica corsa per l’appropriazione e il mantenimento del potere ad ogni costo da parte delle frange più radicalizzate della destra. Forze antirazziste, irrispettose dei diritti delle donne, non contrarie alla concentrazione della ricchezza e del potere, hanno costruito un cerchio magico intorno a un improbabile candidato alla Presidenza. Costui, vincitore soltanto una volta, incapace di accettare la sconfitta nella sua caccia al secondo mandato, ha favorito, se non provocato, l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, su cui sono in corso le audizioni di un Comitato parlamentare bilaterale. In tutto questo, le due operazioni perfezionate con determinazione dai rigoristi repubblicani sono state la progressiva limitazione dell’esercizio del diritto al voto delle fasce sociali vicine ai democratici, negli Stati del Midwest e del sud a dottrina trumpiana, e la presa di possesso della maggioranza bulgara di 6 contro 3 alla Corte Suprema, che, data l’elezione a vita dei giudici, sopravviverà per i prossimi decenni. Come sappiamo, le norme costituzionali si dividono in programmatiche e precettive. La norma programmatica sancisce un diritto, che non si può esercitare fino a quando non viene regolato dalla legge ordinaria, e quindi richiede l’opera del legislatore. La norma precettiva è invece applicabile immediatamente, anche in attesa della regolamentazione normativa. Questa distinzione è fondamentale per comprendere le differenze fra le azioni delle corti supreme in USA e in Italia. La Costituzione italiana, in regime di Repubblica parlamentare, recita all’Art. 134: “La Corte Costituzionale italiana giudica: sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni; sui conflitti di attribuzioni tra i poteri dello Stato e su quelli fra lo Stato e le Regioni e fra le Regioni; sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica ed i Ministri a norma della Costituzione”. La nostra Corte è quindi un organo autonomo dai poteri giurisdizionali, suprema garante della Costituzione con interventi al di sopra perfino di quelli del Presidente della Repubblica. La Corte Suprema americana, invece, essendo interprete di dettami principalmente programmatici, nonché controllata e schiacciata da componenti scelti dalla destra estrema, sta progressivamente riscrivendo la Costituzione degli USA. Essa sta di fatto legiferando – sostituendosi al Congresso e all’iniziativa presidenziale – in una direzione univoca non condivisa, a quanto pare, dalla maggioranza dei cittadini. Anche su questo si è espresso il sublime costituzionalista Leopoldo Elia. Ne parleremo nel prossimo Politicamente Scorretto.