Un'ondata di attentati ai commissariati militari (se ne sono contati 23) e di deragliamenti alle linee ferroviarie, destinate ai treni merci, sta attraversando la Russia dall'inizio del conflitto russo-ucraino. Ma se a prendere di mira le sedi dei comandi militari - al cui interno vengono gettate bottiglie molotov di fabbricazione casalinga - sono nella maggior parte dei singoli, di diversa natura sono gli "incidenti" occorsi ai binari dei treni nella zona di percorrenza del quadrante della Russia sud-occidentale. I deragliamenti, che nel periodo da marzo a giugno sono stati 63 (quasi una volta e mezzo in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) risultano firmati da un gruppo armato denominato "BOAK" (Boevaja organizacija anarcho-kimmunistov) – Organizzazione di lotta anarco-comunista.
Si tratta di un gruppo clandestino, con tanto di broadcast su Telegram, che a detta di uno dei suoi esponenti esiste da alcuni anni. Il motivo che ha spinto loro ad uscire allo scoperto con queste azioni diversive è stato "la guerra che Putin ha scatenato contro l'Ucraina. Gli anarchici cercano di mettere in atto azioni di opposizione senza causare danni ai civili". L'idea di far deragliare i treni militari, sabotando binari, trasmissioni, gruppi elettrogeni, è stata ispirata loro dai partigiani bielorussi, che hanno intrapreso questa forma di lotta alcuni anni fa e ai quali Lukashenko sta dando una vera e propria caccia. Anche l'attività degli anarco-comunisti russi è stata presa di mira dall'FSB, non a caso già nei primi giorni dopo l'attacco all'Ucraina sul sito del Ministero dei trasporti russo era comparsa la perentoria richiesta ad "innalzare il livello di attenzione", come segnala la piattaforma di inchiesta "Insider", la prima ad occuparsene.
Non tutti gli attentati hanno meritato l'attenzione dei media russi, solo quelli più eclatanti, come ad esempio l'incidente occorso il 12 aprile a Titovka nella regione di Belgorod, a qualche centinaio di chilometri da Charkiv. Una decina di giorni dopo, nella stessa zona, ce ne è stato un altro con conseguenze più gravose – il deragliamento di un treno merci – ma senza perdite di vite umane. In generale gli episodi vengono dalla stampa ufficiale attribuiti alle cattive condizioni dei binari oppure ad errori dei conducenti dei treni, ma a dare visibilità ci pensano gli stessi attivisti del BOAK che sul loro canale Telegram pubblicano le fotografie delle loro gesta.
I gruppi di lotta sono sparpagliati per il Paese e se ne contano alcune decine, l'intenzione dei fondatori è quello di rafforzare il coordinamento tra le cellule e di rendere la loro azione più mirata. Come ogni gruppo ideologico che si rispetti, anche i BOAK hanno elaborato i loro slogan e un manifesto programmatico, che si sviluppa attraverso una serie di punti. Sotto il profilo prettamente operativo l'anonimato rappresenta il punto focale: "Non parlare mai a nessuno del gruppo di lotta. Né sui social, né per telefono, né ai familiari. In caso contrario mettereste a rischio voi stessi e gli altri membri della resistenza". "La liberazione per mezzo della ribellione" è il loro slogan.
Interessante ripercorrere alcuni i punti del loro manifesto e gli obiettivi che questa organizzazione si pone, di una cosa sono certi: non vogliono aspettare che la situazione cambi per ineluttabilità, un reale cambiamento può avvenire solo intervenendo in maniera consapevole fin d'ora.
Ecco i nove punti che costituiscono l'ossatura del loro programma: 1) Autodeterminazione; 2) Individualismo e collettivismo; 3) Spazio nel quale vive l'uomo; 4) Economia; 5) Cultura; 6) L'uomo e la natura; 7) Internazionalismo; 8) Antimilitarismo; 9) Rivoluzione. Se alla prima posizione c'è la ferma volontà di "rimuovere gli organi del potere statale per creare degli enti (soviet) che uniscano le persone in base al luogo nel quale abitano", al capitolo sul collettivismo si parla del "superamento dell'isolamento tra le persone e dell'introduzione nella prassi sociale dei principi di fratellanza/sorellanza, in quanto autentici compiti dell'umanità". Anche l'ambiente nel quale l'uomo del XXI secolo è costretto a vivere va ripensato: non più megalopoli, frutto della centralizzazione economica e amministrativa, ma un approccio più consono all'uomo: centri urbani meno estesi, organizzati ergonomicamente e in armonia con la natura.
A ciò non può non seguire un rifiuto dei capisaldi dell'economia di mercato capitalista. "L'economia del comunismo liberale è rivolta ai bisogni di tutte le fasce della popolazione (persone con invalidità, anziani, ecc.), ai servizi sociali accessibili a chiunque, al libero accesso ai servizi fondamentali (istruzione, medicina, trasporto, abitazione ed altri). Il progetto per la cultura prevede invece "un affrancamento dai diktat dei mass media, della moda, dell'approccio passivo nei confronti della pseudo cultura capitalistica". Tutti gli altri punti non sono dissimili da movimenti analoghi di matrice occidentale (verdi, pacifisti, Greta Thumberg, ecc.), quanto all'ultimo, quello sulla Rivoluzione, il punto nodale pone l'accento, al fine di poter attuare l'intero programma, sulla necessità di una "rivoluzione sociale, che per noi significa un conflitto diretto delle forze rivoluzionarie con il sistema di oppressione e di sfruttamento, con lo stato e il capitale, e nella misura della loro sconfitta la necessità di creare nuove istituzioni sociali, che rispondano a principi liberali. È molto probabile che il conflitto rivoluzionario non potrà prescindere da uno scontro militare, determinato dall'aspirazione di chi detiene il potere a mantenere a tutti i costi i propri privilegi. Ben più rilevante del conflitto è l'aspetto filosofico della rivoluzione sociale – la creazione di una nuova società. Siamo consapevoli che le istituzioni liberali non possono essere create subito e in modo perentorio. Tuttavia, ci poniamo il compito di metterle in atto nel più breve tempo possibile. Le forze rivoluzionarie presenti nei territori che saranno liberati dagli oppressori, avranno la responsabilità di essere i pionieri e gli organizzatori della trasformazione sociale ed economica".
Si tratterà di capire come questo gruppo clandestino, che i servizi segreti russi cercano di stanare, vorrà proseguire questa lotta, se si vuole attenere ai principi pacifisti (almeno in questa prima fase) proclamati. Al momento si è mosso in modo da evitare vittime umane ed in questo si differenzia dai cosiddetti "Partigiani di Primorie" (una zona nella Russia estremo orientale che affaccia sull'oceano Pacifico) che nel 2010 avevano dichiarato guerra alla polizia locale corrotta, macchiandosi di alcuni delitti. Il gruppo aveva diffuso un video su Internet dove spiegava le proprie motivazioni. Molte persone della Russia estremo orientale e di altre di aree lo hanno sostenuto: un'inchiesta fatta dalla radio Echo Moskvy ha mostrato come il 60-75% degli ascoltatori simpatizzasse per "i giovani Robin Hood" e fosse disposto ad aiutarli. Al fenomeno dei "Partigiani di Primorie" (i suoi componenti sono stati arrestati dopo pochi mesi dall'inizio della loro attività) nel 2015 ha dedicato un documentario il pubblicista e regista italiano Gianfranco Castelli.
Come in passato, la Russia di oggi è percorsa da fremiti rivoluzionari ed è impossibile non ripensare all'organizzazione populista terroristica rivoluzionaria "Narodnaja Volja" (La volontà del popolo) sorta nel 1879 che si fece autrice di numerosi attentati, tra cui l'assassinio dello zar Alessandro II nel marzo del 1881. Una delle sue storiche esponenti, Vera Figner, cresciuta nei privilegi che la sua classe sociale le garantiva, sognava per il suo Paese e per il suo popolo un futuro diverso. In un articolo del 1925 pubblicato sulla rivista «Rassvet» la Figner scrive: "Vi domandate che fare? Serve una rivoluzione. Si, ancora la rivoluzione. Ma il nostro compito è troppo grande. La rivoluzione è un evento troppo particolare, e necessita una preparazione seria. (...) Quando l'uomo capirà che in esso è insita una grande individualità, un valore profondo, che è libero tanto quanto un altro uomo, soltanto allora i nostri rapporti interpersonali potranno dirsi nuovi, soltanto allora si darà origine ad una rivoluzione spirituale pura e le catene arrugginite si spezzeranno per sempre".