di Franco Esposito
Nozze d'oro. Ma non di celebrazione di un'unione matrimoniale cinquantennale. Lo sposalizio Autogrill-Dufry permetterà innanzitutto la creazione del campione mondiale del settore. Autogrill porta in dote i suoi valori e la sua cultura in materia di innovazione e sviluppo sostenibile. "Abbiamo riconosciuto da subito in Dufry e negli attuali vertici aziendali una visione comune".
Si sono detti sì gli svizzeri e Benetton. L'opa degli elvetici pone la famiglia trevigiana nel ruolo di primi soci col venti per cento. Dopo l'operazione Atlantia, per Alessandro Benetton comincia un nuovo corso. Il gruppo sarà quotato a Zurigo e opererà in un mecato che vale sapete quanto? Centocinque miliardi. Il 31 agosto è prevista l'assemblea per l'integrazione.
Quattro le persone chiave della clamorosa operazione: Alessandro Benetton, presidente onorario; Gianmario Tondato da Ruds, presidente esecutivo delle attività nordamericane del nuovo gruppo; Juan Carlos Torres, presidente esecutivo; Xavier Rossunyol, chief Executive del nuovo gruppo. Dufry ha realizzato ricavi per quattro miliardi nel 2021; addirittura 8,84 prima della pandemia; 2,65 i miliardi di capitalizzazione. Due virgola sei i miliardi di ricavi di Autogrill nel 2021, erano 5 prima della pandemia. Due miliardi e mezzo la capitalizzazione.
Della mossa della famiglia Benetton si vociferava da mesi. Arriva ora a passo di carica, dopo la vendita di Autostrade alla cordata guidata da Cassa Depositi e Prestiti, il riassetto di Atlantia, con l'annuciata Opa di Edizione in allenza con Blackstone. Ora questa mossa da scacco matto.
La catena di ristorazione Autogrill ha approvato la combinazione industriale con la svizzera Dufry. Nasce un colosso da dodici miliardi. Opererà in un mercato quattro volte più grande di quello della ristorazione in cui spazia Autogrill. Ci sarà comunque una suddivisione geografica ben diversificata con l'idea di creare valore. Punto di partenza gli 80 milioni l'anno di sinergie di costo. L'esposizione prevista punta a 2,3 miliardi di viaggiatori. Ma c'è dell'altro, ed è roba grossa.
Autogrill prosegue nel percorso di crescita e di sviluppo. Un asset, questo, che Edizione, la cassaforte della famiglia Benetton, ritiene di natura fortemente strategica. Va ricordato che i Benetton, a oggi, detengono il 50,3% di Autogrill. Si ritroveranno (in pratica già lo sono) primi azionisti del nuovo gruppo, tra il 20 e il 25,2% di adesione. Dipende dallo scambio di azioni nell'ambito dell'Opa obbligatoria che ne seguirà. L'alternativa per i soci è quella di ricevere un controvalore equivalente a 6,33 euro per azione.
Ma com'è andata in Borsa nel momento in cui c'è stato l'annuncio dell'avvenuto matrimonio? Il titolo si è adeguato, il 7,42% ceduto a 6,34 euro in una seduta. In rialzo, lunedì, del 7,6% fino a 33,42 franchi svizzeri il titolo di Dufry, che condurrà l'intera operazione. La mossa inversa sarebbe stata molto più complessa. L'azionariato di Dufry è infatti parcellizzato. Con il sì di Benetton le nozze possono ritenersi già ipotecate.
Il gruppo avrà un nuovo nome, ovviamente. Per Piazza Affari si tratta di un altro addio eccellente. Al netto del tempo che occorrerà per l'approvazione del governo italiano. Palazzo Chigi valuterà se usare i poteri del golden power e l'imprimatur dei parte delle autorità Antitrust sparse per il mondo. Solo per questo aspetto serviranno nove mesi. Viene esclusa la possibilità di un'accelerata. Le parti contano di chiudere la doppia operazione nel secondo trimestre del prossimo anno.
Doppia operazione perchè? Semplicemente questo. L'ingresso di Edizione più l'Opa, cui hanno lavorato come adviser BofA per Edizione, Citi, Intesa Sanpaolo e Mediobanca per Autogrill; a lato Dufry, Ubs e Credit Suisse.
Sempre in materia di Opa, due fondi potrebbero effettuare un blitz su Prime Industrie, di Gianfranco Carbonato, il pioniere del laser e fiore all'occhiello della manifattura. Vi lavorano 1700 dipendenti, la società ha stabilimenti negli Stati Uniti, in Cina e Finlandia. Pronti all'Opa i fondi Alpha Private Equty Funds e Management Company e Peninsula Invstiments.
Il gruppo vale 200 milioni. La trattativa esclusiva con alcuni azionisti di Prima Industrie è già cominciata. Il prezzo indicato di acquisto potrebbe essere pari a 25 euro per azione. Il titolo vola letteralmente in Borsa. Nell'ultimo mese ha guadagnato complessivamente il 37,5%, sfiorando una capitalizzazione di 200 milioni di euro. Un'impennata lunedì: le azioni del gruppo piemontese sono salite del 7,45%. Ovvero, 18,74 euro per azione.