Maggioranza sull’orlo di una crisi di nervi. Ieri il premier Mario Draghi ha incontrato i sindacati aprendo l'agenda sociale del governo. Successivamente, l’inquilino di Palazzo Chigi ha visto il segretario del Pd Enrico Letta (con quest'ultimo che per oggi ha convocato l'assemblea congiunta dei gruppi dem). Sullo sfondo, manco a dirlo, la tenuta dell’esecutivo anche e soprattutto alla luce del comportamento assunto dai 5 Stelle, lunedì scorso, alla Camera, quando la pattuglia dei pentastellati è uscita dall’Aula per non votare la fiducia. E soprattutto in previsione di quanto potrà accedere domani, nell’Aula di Palazzo Madama, per il voto bis sul Dl Aiuti. Cosa faranno i grillini? “Strapperanno”, come spiffera qualcuno. Oppure voteranno compatti sì, spazzando così via le nubi fosche che si addensano all’orizzonte? Draghi non si nasconde e guarda con una certa preoccupazione alle future mosse del M5S. "Dobbiamo intervenire per favorire l'occupazione", per lottare contro le "diseguaglianze che si aggravano e difendere salari e pensioni” ma “per fare questo occorre essere insieme: serve il coinvolgimento pieno del governo con le parti sociali", ha sottolineato non a caso il premier intervenendo in conferenza stampa con i ministri Orlando e Giorgetti. Quindi, affrontando il tema delle tensioni nella maggioranza, l’ex “numero uno” della Bce ha tagliato corto: ci sono "molti punti di convergenza tra la lettera del M5S e l'agenda di governo" ha detto. Per poi rilanciare, subito dopo: "Se il governo riesce a lavorare continua, altrimenti non continua. L’eventuale rinvio alle Camere qualora il M5S non dovesse dare la fiducia al governo? Lo decide solo il presidente Mattarella" ha risposto. Del resto, ha rimarcato ancora l’inquilino di Palazzo Chigi, "ho già detto che per me non c'è un governo senza il Movimento e non c'è un governo Draghi altro che l'attuale ". "Queste fibrillazioni sono importanti - ha quindi sottolineato - riguardano l'esistenza del governo, ma sarebbe ancora più importante se il governo non riuscisse a lavorare". E poi, ancora più lapidario: "con gli ultimatum non si lavora. A quel punto il governo perde il suo senso di esistere". "Se si ha la sensazione che è una sofferenza straordinaria stare in questo governo, che si ha fatica, bisogna essere chiari" ha detto ancora Draghi. "Lo dico anche per tanti altri che a settembre minacciano sfracelli e cose terribili", ha proseguito. Alla domanda dei giornalisti se si riferisse alla posizione della Lega o a quella dei 5 Stelle, il presidente del Consiglio ha specificato di aver fatto un "esempio, poi ci metta il nome che vuole sull'esempio". Quindi, in merito ai rumors di un voto anticipato in autunno, "non commento scenari ipotetici, anche perché essendo uno degli attori il mio non è un giudizio oggettivo e distaccato, sono parte di quel che succede" ha risposto.
“Se riusciamo a lavorare si va avanti altrimenti il governo non continua”
Il monito di Draghi alla maggioranza: "Basta ultimatum, serve chiarezza"