Le notizie che arrivano da Mosca non sono per niente buone per quel che riguarda le forniture di gas. Difatti il colosso russo Gazprom ha spiegato di non poter garantire il buon funzionamento del gasdotto Nord Stream. “Gazprom non è in possesso di alcun documento che indichi che Siemens è in grado di portare la turbina a gas per la stazione di compressione di Portovaya fuori dal Canada, dove è in riparazione. In queste circostanze non è possibile garantire il funzionamento sicuro della stazione di compressione di Portovaya, che è una struttura fondamentale per il gasdotto Nord Stream”, ha affermato la nota del gruppo controllato dal Cremlino.
Si tratta del gasdotto che collega Russia e Germania (passando sotto il Mar Baltico) e che costituisce uno dei principali collegamenti per le forniture di gas dirette alla Ue. In buona sostanza, dovendo comunque mandare gas ai clienti tedeschi, Gazprom non è in grado - da qui ai prossimi 10 giorni quando termineranno i lavori al gasdotto - di garantire le consuete quantità anche a tutti gli altri Paesi, a partire dall'Italia. Il gasdotto è fermo per la manutenzione annuale dallo scorso 11 luglio e dovrebbe riaprire il prossimo 21 luglio, ma Berlino teme che il ritorno alla normalità possa essere procrastinato da Mosca come arma di ricatto. In teoria, si tratta di un fermo per opere di manutenzione che avviene tutti gli anni a luglio. Ma appare evidente agli addetti ai lavori, come Gazprom mese dopo mese stia riducendo le forniture all'Europa.
In questo modo ottiene due risultati. Come prima cosa, riducendo i volumi di gas in offerta, sostiene il rialzo dei prezzi: vende meno quantità ma incassa la stessa cifra. Il secondo risultato ottenuto dal Cremlino è quello di continuare a mettere in difficoltà i governi occidentali. La Russia sa che i paesi UE stanno cercando forniture di gas alternative e a sua volta sta indirizzando la materia prima altrove, in primis in Asia. In attesa che si consumi il divorzio definitivo, mette pressione ai governi che devono continuamente stanziare fondi sostenere le bollette di cittadini e imprese e provvedere a chiudere nuovi contratti particolarmente onerosi. Il gigante russo del gas ha già ridotto in precedenza le sue forniture lamentando il problema delle turbine.
Intanto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervenendo in collegamento video a ’Pre-Summit-Made in Italy: Driving Innovation, Sustainability and Resilience’, ha spiegato che l’Italia è passata “da oltre il 40% di dipendenza dal gas russo a poco meno del 25% in pochissimi mesi. Un lavoro fatto grazie a nuovi partenariati che abbiamo costruito”.