L'OSSERVATORIO ITALIANO

di Anonimo napoletano

 

 

Come ogni estate c'è una imbarcazione che naviga lungo tutte le coste italiane per monitorare lo stato di salute del “mare nostrum”. Si tratta di Goletta Verde, la storica nave di Legambiente che, con il suo team di volontari, preleva campioni di acqua e li fa analizzare da laboratori accreditati a terra in ogni regione. Al momento Goletta Verde ha già percorso un buon tratto di costa italiana passando dalla Toscana al Lazio e da qui alla Campania e alla Basilicata, per proseguire poi nelle altre regioni. I risultati al momento sono in chiaroscuro, con le coste del Tirreno centrale notevolmente più inquinate di quelle del Meridione.

Alcune precisazioni sono d'obbligo. I prelievi di Goletta Verde vengono eseguiti da tecnici, volontari e volontarie di Legambiente. L’ufficio scientifico dell’associazione si è occupato della loro formazione e del loro coordinamento, individuando i laboratori sul territorio. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli). Il numero dei campionamenti effettuati viene definito in proporzione ai chilometri di costa di ogni regione.

Inoltre, è chiaro che le analisi di Legambiente non si sostituiscono a quelle ufficiali delle Arpa (Agenzie regionali per la protezione ambientale), ma vanno ad integrare il lavoro svolto dalle autorità competenti. Se, infatti, i dati delle Arpa sono gli unici che determinano la balneabilità di un tratto di costa a seguito di ripetute analisi nel periodo estivo, le analisi di Goletta Verde hanno invece un altro obiettivo che è quello di andare ad individuare le criticità dovute ad una cattiva depurazione dei reflui in specifici punti, come foci, canali e corsi d’acqua, il principale veicolo con cui l’inquinamento, generato da un’insufficiente depurazione, arriva in mare.   

Ma veniamo ai risultati, partendo dal Centro per scendere al Sud. La regione messa peggio, a sorpresa, sembrerebbe essere la Toscana. Su venti punti campionati, ben 11 sono risultati molto inquinati. Più del 50 percento. I 20 campioni sono distribuiti lungo la costa con 4 prelievi in provincia di Massa Carrara, 2 in quella di Lucca, 1 di Pisa, 7 di Livorno, di cui 4 sull’isola d’Elba e 6 in quella di Grosseto. Sei sono risultati fortemente inquinati, 5 inquinati e solo 9 entro i limiti. Dei punti fuori dai limiti solo uno (uscito fortemente inquinato) è stato prelevato a mare, in assenza della foce di un fiume o canale. Colpisce che persino la bellissima Isola d'Elba presenta forti criticità, con due punti su quattro fuori norma (uno molto inquinato e uno inquinato). La responsabilità quasi sempre è dovuta alla scarsa depurazione delle acque reflue, per assenza o cattivo funzionamento dei depuratori.  «Con le nostre analisi dei punti critici, vogliamo denunciare ancora una volta questa situazione. Il nostro mare è la principale vittima sacrificale della mancata depurazione sulla terra ferma, ossia di adeguati sistemi di trattamento dei reflui, sia urbani che industriali. Uno dei tanti mali italiani con conseguenze gravi soprattutto per lo stato di salute del mare», dichiara Federica Barbera, portavoce Goletta Verde. «Non a caso, gravano sull’Italia ben quattro procedure di infrazione da parte dell’Unione europea per la non conformità alla direttiva del 1991 sul trattamento delle acque reflue».

Situazione non molto diversa sul litorale laziale. Su 23 campioni prelevati solo otto sono risultati a norma mentre 15 sono risultati o inquinati (2) o fortemente inquinati (ben 13). E il dato è in linea con quelli degli scorsi anni, segno di una criticità che non sembra trovare soluzione. Tra le situazioni non a norma spiccano anche zone rinomate come un tratto nel comune di Santa Marinella, la foce del Tevere nel comune di Roma, a foce del Rio Santacroce, in località Gianola a Formia, i due punti nel comune di Minturno, quello allo sbocco del canale di scolo a sud della darsena, presso la marina, e quello a Scauri, presso la foce del Rio Recillo, come pure nel comune di San Felice Circeo alla foce del fosso in via Gibraleon incrocio viale Europa. 

In questo scenario risulta sostanzialmente migliore la situazione delle coste della Campania, dove su 31 siti monitorati solo 14 sono risultati inquinati. Ben 17, invece, sono risultati a norma e tra questi, ottimo segnale, anche le acque del lungomare Caracciolo, nel centro della città di Napoli. Le maggiori criticità sono state rilevane nella provincia di Caserta, nei pressi della foce del fiume Savone a Mondragone e dei Regi Lagni a Castelvolturno; nella provincia di Napoli, in corrispondenza della foce del canale di Licola, foce del fiume Sarno. Colpisce il giudizio negativo su un punto nel comune di Minori, in Costiera amalfitana, e a San Marco di Castellabate, nel Cilento. Ma Goletta Verde evidenzia che il 64 per cento dei punti oltre il limite di legge (9 su 14) ricadono in prossimità di foci che «non vengono campionate dalle autorità competenti perché non ritenute balneabili, ma presso le quali si trovano spesso spiagge libere frequentate dai bagnanti ignari del potenziale pericolo».